Cosa succede adesso al cognome dei figli
La nuova regola generale è che verrà trasmesso quello di entrambi i genitori, che però possono sceglierne uno solo dei due
Mercoledì, con una sentenza storica, la Corte Costituzionale ha stabilito che sono illegittime le norme che impongono di dare automaticamente ai figli il cognome del padre. La sentenza verrà depositata nelle prossime settimane, ma la Corte ha già invitato il Parlamento a occuparsi delle nuove leggi sull’attribuzione del cognome ai figli, indicando chiaramente i principi che dovranno seguire: i genitori potranno decidere se dare ai figli solo il cognome del padre, solo quello della madre, oppure entrambi, nell’ordine che preferiscono. Rimangono però alcuni dettagli da chiarire, per i quali bisognerà aspettare la pubblicazione integrale della sentenza e le apposite leggi che la recepiranno.
La sentenza abolisce l’automatismo dell’attribuzione del cognome paterno, sostituendolo di fatto con una nuova regola generale che prevede l’attribuzione dei cognomi di entrambi i genitori («nell’ordine dai medesimi concordato»). Ma come attualmente i genitori si accordano sul nome del bambino o della bambina, da quando sarà effettiva la sentenza – cioè dopo la sua pubblicazione ufficiale – potranno mettersi d’accordo anche sul cognome, decidendo eventualmente di assegnare solo quello del padre oppure, ed è la novità principale, solo quello della madre.
Dal 2017 in Italia era già possibile affiancare al cognome del padre quello della madre, per i figli, ma solo come secondo: la sentenza della Corte stabilisce che, se i genitori vogliono trasmetterli entrambi, possono scegliere anche di mettere per primo quello della madre. Nel caso i genitori non siano d’accordo sull’ordine, la sentenza delega la decisione al giudice: in quel caso «resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico» dice il comunicato, rimandando di fatto la decisione su questa casistica al Parlamento.
In sostanza, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime due norme: quella che non consente ai genitori, pur di comune accordo, di attribuire ai propri figli il solo cognome della madre, e quella che, in mancanza di un accordo, impone automaticamente il solo cognome del padre anziché quello di entrambi. Secondo la Corte, queste norme non rispettano il principio di uguaglianza né l’interesse del figlio, di cui entrambi i genitori devono poter condividere la scelta del cognome, in quanto «elemento fondamentale dell’identità personale». Le nuove regole si applicheranno ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi.
In Italia è da oltre quarant’anni che si discute dell’automatismo del cognome paterno: ci sono state sentenze, richiami e raccomandazioni delle istituzioni europee, disegni di legge presentati e mai discussi e altri mai approvati in via definitiva. E non è la prima volta che la Corte Costituzionale si esprime al riguardo: lo aveva già fatto nel 2016 con la sentenza 286, con cui aveva dichiarato incostituzionale la norma che non permetteva ai genitori di dare ai figli «anche» il cognome materno, cosa che venne permessa con una circolare del ministero dell’Interno, senza comunque arrivare a legge, come anche allora richiesto dalla Corte. La questione di legittimità costituzionale che aveva portato alla sentenza di mercoledì, inoltrata dalla Corte d’Appello di Potenza, riguardava una coppia che per ragioni particolari voleva dare al proprio figlio il solo cognome materno, e che si era vista negare questa possibilità dagli uffici comunali della propria città.
Ci sono, comunque, alcuni aspetti e dettagli che l’intervento legislativo del Parlamento dovrà chiarire: tra questi, l’eventuale moltiplicazione dei cognomi mano mano che le persone con il doppio cognome avranno figli. In questo caso, ha detto al Corriere della Sera la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, «una possibilità è che quando si arriva alla generazione successiva si debba far decadere un cognome con l’accordo di tutti e due i genitori», mantenendo la stessa scelta per gli eventuali altri figli. Lo stesso vale per i figli delle persone che già attualmente hanno due cognomi. Un altro aspetto da chiarire è se il cognome debba restare lo stesso per fratelli e sorelle figli degli stessi genitori.
Un altro aspetto ancora da chiarire è come funzionerà retroattivamente, cioè se sarà possibile cambiare i cognomi assegnati in passato adeguandosi alle nuove leggi. Intervistato da Repubblica, l’avvocato civilista Alexander Schuster, esperto di diritto di famiglia, «salvo che la Corte dia indicazioni differenti nella sentenza, la regola sarà che quel bambino, e per lui i suoi genitori, dovranno rivolgersi al tribunale o al prefetto: questa sarà la via più agevole, perché sarà alla portata di tutti e senza bisogno di avvocati».
Di tutti questi aspetti dovrà occuparsi l’intervento legislativo richiesto al Parlamento italiano dalla Corte Costituzionale: al momento ci sono cinque proposte di legge in discussione alla Commissione Giustizia, presentate da diversi partiti e gruppi politici. La discussione in commissione dovrebbe portare all’adozione di un testo unico, che dovrà poi essere approvato dal Senato e dalla Camera.
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