La Camera dei deputati ha approvato la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura, che ora passerà al Senato

(MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA)
(MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA)

La Camera dei deputati ha approvato la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM, l’organo di autogoverno della magistratura) promossa dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia con 328 voti favorevoli, 41 contrari e 25 astenuti. Fratelli d’Italia, che non sostiene l’attuale maggioranza, ha votato contro mentre i parlamentari di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, si sono astenuti perché in disaccordo con la parte del testo che riguarda il metodo di elezione dei membri del CSM.

Ora il testo passerà al Senato dove però la maggioranza che sostiene il presidente del Consiglio Mario Draghi ha numeri più ridotti e diversi partiti hanno già chiesto delle modifiche al testo.

La riforma del CSM, a cui si è arrivati dopo mesi di trattative, è uno dei tre punti principali di una più ampia riforma della giustizia, che ha già portato a modifiche del processo penale e civile. La riforma riorganizza il CSM nel tentativo di togliere peso alle “correnti” politiche al suo interno, soprattutto in seguito ad alcuni grossi scandali che hanno coinvolto la magistratura italiana negli ultimi anni. In generale, interviene per limitare la politicizzazione del CSM, la lottizzazione delle nomine e per stabilire le condizioni da rispettare per i magistrati che vogliono entrare in politica.

I punti più importanti sono due: l’elezione dei membri del CSM scelti dalla magistratura, secondo la proposta, avverrà con un sistema misto, maggioritario e proporzionale. Serve a evitare che, come succede attualmente, le elezioni di fatto fossero una formalità, perché si candidavano pochi magistrati ed erano praticamente certi di essere eletti. Il secondo punto pone invece diversi limiti ai magistrati che entrano in politica.

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