Elogio delle semifinali di Champions League
Sono spesso le partite di calcio più belle dell'anno, come ha ricordato la spettacolare Manchester City-Real Madrid di ieri sera
È probabile che se chiedete a un appassionato di calcio di pensare alle migliori partite viste in Europa negli ultimi decenni vi citerà delle semifinali di Champions League. Chi l’ha vista non si scorderà facilmente di Manchester City-Real Madrid, la prima delle due semifinali di andata di questa edizione (l’altra, Liverpool-Villarreal, si gioca stasera). È stata probabilmente la miglior partita della stagione, un 4-3 arrivato dopo novanta minuti in cui due squadre spiccatamente offensive hanno mostrato una qualità tecnica e un livello di atletismo rari e spettacolari.
I due gol segnati dal City nei primi dieci minuti hanno sicuramente contribuito ad aprire le due squadre, soprattutto il Real Madrid, che costretto a recuperare fin da subito si è spinto in avanti creando spazi per attacchi e ripartenze per tutto il resto della partita. Lo stesso allenatore del Real Madrid, Carlo Ancelotti, ha ammesso che aveva preparato una partita più difensiva, ma poi le cose sono andate diversamente, a favore dello spettacolo.
Dai primi due gol in poi è stato tutto un rincorrersi che ne ha portati altri cinque, uno più bello dell’altro, compreso il rigore “a cucchiaio” di Karim Benzema, il miglior centravanti al mondo in questo momento. Il ritorno a Madrid è aperto a ogni risultato, soprattutto visto che da quest’anno in Champions non esiste più la regola dei gol in trasferta: se il Real Madrid vincerà 1-0, quindi, si andrà ai supplementari (l’anno scorso avrebbe passato il turno per aver segnato tre gol in trasferta all’andata).
In attesa dell’andata tra Liverpool e Villarreal, se si guardano le edizioni del passato di Champions League ci si accorge di come le semifinali siano forse più ricordate delle finali, almeno dal pubblico in generale.
Le ultime due finali, per esempio, sono finite entrambe 1-0, mentre le precedenti tre si conclusero tutte con vittorie nette, con due o tre gol di scarto. Questo perché le finali sono partite secche dove ci si gioca tutto, e spingono le squadre a ricorrere a ogni strategia per vincerle. Se ci si aggiunge un po’ di nervosismo e il timore di perderle, ecco che spesso vengono fuori partite bloccate risolte da un solo gol o ai calci di rigore. In altre situazioni, c’è una squadra sfavorita che regge fino a un certo punto, per poi essere superata senza avere né il tempo né i mezzi per recuperare, con un conseguente calo di prestazione. Nelle semifinali, invece, la doppia sfida tiene vive le speranze anche dopo risultati netti all’andata. Inoltre, il fatto di essere arrivate fino a lì spinge le squadre più deboli a dare tutto, senza nulla da perdere.
Le squadre italiane non riescono a vincere la Champions League da oltre dieci anni. Gli ultimi due successi sono di Inter e Milan, e anche in quei casi le finali furono quasi delle formalità, se paragonate ai turni precedenti.
Nel 2010 l’Inter eliminò il Barcellona, già considerata una delle squadre più forti nella storia del calcio moderno, battendolo 3-1 in rimonta a Milano e poi mantenendo il risultato nella storica partita di ritorno al Camp Nou, che l’Inter giocò chiusa in difesa — con un uomo in meno per un’ora — per tutti i novanta minuti. In quel caso non ci fu molto spettacolo, ma fu una delle migliori prestazioni difensive mai viste.
Nel 2007 il Milan arrivò alla finale di Atene piuttosto sicuro di poterla vincere, come poi effettivamente fece battendo 2-1 il Liverpool nella rivincita della finale di Istanbul di due anni prima. Eppure del percorso di quel Milan in Champions League ci si ricorda meglio la semifinale contro il Manchester United, e soprattutto il gol all’andata di Kakà, che da solo portò a spasso tre difensori dello United, ne fece scontrare due con un colpo di testa e poi segnò davanti al portiere. Lo United vinse quella partita 3-2, ma al ritorno il Milan si dimostrò superiore vincendo nettamente 3-0.
In generale le ultime semifinali di Champions League hanno incluso un gran numero di quei gol e di quelle azioni che più spesso vengono proposte nelle raccolte di video memorabili. Per esempio il secondo gol della Juventus contro il Real Madrid nella semifinale di ritorno del 2003, quando Alessandro Del Piero con una finta in area ingannò i difensori spagnoli segnando poi con un destro rasoterra, prima che nella stessa partita Buffon parasse un rigore a Figo e Nedved segnasse al volo da fuori area.
Oppure Chelsea-Barcellona del 2009 decisa dal gol da fuori area di Andrés Iniesta nei minuti di recupero; il classico di Spagna del 2011 in cui da un tocco da fermo di Xavi nacque uno dei gol più belli di Lionel Messi; i quattro gol di Robert Lewandowski con cui il Borussia Dortmund eliminò il Real Madrid nel 2013; quel Barcellona-Bayern Monaco in cui sempre Messi fece crollare a terra Jérôme Boateng; la tripletta di Cristiano Ronaldo contro l’Atletico Madrid nel 2017 e le due rimonte, una più improbabile dell’altra, di Tottenham e Liverpool contro Ajax e Barcellona di tre anni fa.
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