La discussa demolizione del cimitero più antico del Cairo
Parte delle tombe e dei mausolei della “Città dei morti” sarà smantellata, per farci passare una strada
La cosiddetta “Città dei morti” è il cimitero più antico del Cairo, la capitale dell’Egitto, e si trova all’interno della città vecchia, che è riconosciuta come Patrimonio dell’umanità UNESCO. Fu costruita a partire dall’anno 680 circa e si sviluppò nel corso dei secoli, ospitando mausolei e tombe di politici, poeti ed eroi nazionali. Da circa due anni sono in corso i lavori per la demolizione di buona parte del cimitero per permettere la costruzione di un’autostrada che collegherà il centro della città alla nuova capitale amministrativa dell’Egitto, che sorgerà 40 chilometri a est del Cairo e fa parte di una serie di iniziative per modernizzare il paese.
La demolizione della Città dei morti però sta provocando numerose critiche sia da parte degli storici che di molti residenti. Non solo l’antichissimo cimitero è utilizzato ancora oggi per seppellire i defunti: nell’area vivono anche migliaia di persone.
La Città dei morti è sostanzialmente divisa in due parti: quella più a nord fu sviluppata nel periodo dei mamelucchi, le milizie turche che conquistarono e governarono l’Egitto tra il 1250 e il 1517, mentre quella più a sud, conosciuta anche come Al Qarafa, è la necropoli più antica. Nel corso dei secoli i familiari che andavano a trovare i propri defunti avevano l’abitudine di fermarsi per la notte all’interno dei mausolei. Dalla seconda metà del Novecento però il cimitero cominciò a essere abitato abitualmente, in particolare dagli impresari di pompe funebri, che occuparono i vari edifici del complesso con le proprie famiglie, trasformandoli in case con elettricità e acqua corrente. Ci si stabilirono poi le persone che si occupavano di scavare le fosse sepolcrali o della cura delle tombe, e soprattutto migliaia di poveri, anche negli ultimi dieci anni.
Secondo una stima dell’architetta Galila El Kadi, che è la più recente a disposizione, verso l’inizio degli anni Ottanta nella Città dei morti abitavano circa 179mila persone (la città metropolitana del Cairo ha più di 20 milioni di abitanti). Molte altre persone ci andarono a vivere in seguito alla crisi economica seguita alla rivoluzione del 2011, che portò alla deposizione dell’ex presidente Hosni Mubarak.
La demolizione delle parti designate del cimitero è stata avviata nell’agosto del 2020, ma sta ancora attirando critiche da molti storici e buona parte dei residenti, sia perché verranno smantellati edifici e opere antichissime, sia perché migliaia di persone rischiano di rimanere senza una casa.
Un portavoce dell’azienda governativa che si sta occupando del progetto di costruzione della nuova capitale amministrativa ha fatto sapere che i mausolei che vengono considerati monumenti e luoghi storici saranno tutelati: pochissime tombe sembrano però rientrare in questa categoria, ha osservato il New York Times.
Tra quelle che non saranno coinvolte nella demolizione ce n’è una di un parente del presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi, che ha voluto fortemente lo sviluppo della nuova città e che secondo i critici avrebbe fatto modificare il progetto proprio per proteggere la tomba. Tra i mausolei della Città dei morti che verranno distrutti c’è per esempio quello di Safinaz Hanim Zulfikar, prima moglie del re Farouk I d’Egitto, che regnò tra il 1936 e il 1952.
Il governo egiziano ha pianificato di far trasferire gli attuali residenti della Città dei morti in una serie di edifici residenziali pubblici che saranno costruiti nel deserto. Difficilmente però molte delle persone che abitano attualmente nel cimitero potranno permettersi di pagare la caparra per avere diritto ai nuovi appartamenti o il costo dell’affitto.
Anche le tombe verrebbero spostate nel deserto, nelle intenzioni del governo: dovrebbero essere trasferite in un’area a sud della città dove sono in costruzione mausolei più piccoli, dove potranno rimanere gratuitamente. Le spese di trasporto sarebbero comunque a carico dei familiari.
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