La Corte Costituzionale ha stabilito che è illegittimo dare automaticamente ai figli il cognome del padre
Secondo la sentenza i genitori possono accordarsi per dare il cognome di uno solo dei due, oppure verranno assegnati entrambi
Mercoledì la Corte Costituzionale ha deciso che sono costituzionalmente illegittime le norme che impongono di dare automaticamente ai figli il cognome del padre, in una decisione probabilmente storica le cui conseguenze concrete andranno chiarite a questo punto con le interpretazioni dei giuristi e con la loro traduzione in una nuova prassi burocratica, in attesa che la Corte depositi le motivazioni.
La fine dell’automatismo nell’assegnazione del nome del padre significa, secondo il primo comunicato della stessa Corte, che ora i genitori possono decidere, «di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due», e che diversamente la regola automatica «diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato». Le nuove regole si applicheranno ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi.
La Corte Costituzionale, nello specifico, si è concentrata su due norme: quella che non consente ai genitori, pur di comune accordo, di attribuire ai propri figli il solo cognome della madre, e quella che impone automaticamente il solo cognome del padre in caso di disaccordo fra i genitori anziché quello di entrambi. La Corte ha ritenuto quest’ultima norma «discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio», mentre non si è espressa (almeno nel comunicato stampa) sulla prima.
La sentenza della Corte nasce da una questione di legittimità costituzionale inoltrata a novembre del 2021 dalla Corte d’Appello di Potenza, in Basilicata: il caso riguardava una coppia di Lagonegro, in provincia di Potenza, che voleva dare al proprio figlio il solo cognome della madre, per uniformità coi primi due figli, avuti prima del matrimonio e che la madre aveva riconosciuto per prima (i primi due figli avevano quindi mantenuto solo il suo cognome).
Gli uffici comunali si erano opposti alla richiesta dei due coniugi, prevedendo al massimo la possibilità di assegnare al figlio entrambi i cognomi. I due coniugi si erano allora rivolti al tribunale cittadino, che aveva giudicato inammissibile il loro ricorso. La coppia aveva quindi fatto ricorso in appello: la Corte d’Appello di Potenza aveva accolto la loro richiesta, ritenendola fondata, e l’aveva inoltrata alla Corte Costituzionale, che ha dato ragione ai genitori.
Per capire come verrà ricevuta e applicata la sentenza nella pratica burocratica bisognerà probabilmente attendere la sentenza completa ed eventuali sue interpretazioni.
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