Aung San Suu Kyi è stata condannata ad altri cinque anni di prigione per corruzione
Mercoledì un tribunale del Myanmar ha condannato ad altri cinque anni di prigione Aung San Suu Kyi, la leader politica birmana agli arresti domiciliari dal colpo di stato compiuto dai militari a febbraio del 2021. Aung San Suu Kyi è stata condannata per il primo di 11 reati di corruzione di cui è accusata: secondo i giudici, avrebbe accettato una tangente dell’equivalente di oltre 500mila euro dall’ex governatore della regione di Yangon.
Tre mesi fa Suu Kyi era stata condannata ad altri quattro anni per tre accuse – la violazione delle restrizioni alle importazioni (importando illegalmente dei walkie-talkie), la violazione della legge sulle telecomunicazioni (utilizzando i walkie-talkie senza licenza) e la violazione delle restrizioni per il coronavirus – e il mese prima ad altri quattro anni, due per sedizione e due sempre per aver violato le restrizioni per il coronavirus, durante la campagna elettorale.
Dal colpo di stato del 2021, l’esercito birmano ha instaurato una dittatura militare, limitato moltissime libertà e preso il controllo del sistema giudiziario. La condanna di mercoledì riguarda solo una parte del processo a carico di Suu Kyi: i giudici devono ancora esprimersi sugli altri reati di corruzione, sui reati di frode elettorale e di violazione del segreto di stato. In tutto Suu Kyi rischia una condanna a oltre 100 anni di carcere, con accuse che attivisti e osservatori esterni, tra cui le Nazioni Unite, considerano ingiustificate e politicamente motivate.