Ci sono state esplosioni in Transnistria
Nella regione moldava separatista e filorussa ci sono stati attacchi che la Russia sembra voler sfruttare per aumentare la tensione
Lunedì e martedì in Transnistria, la piccola repubblica filorussa e separatista al confine tra Moldavia e Ucraina, ci sono state esplosioni in un edificio del governo a Tiraspol, la capitale. Il consiglio di sicurezza locale ha detto che si tratta di un «attacco terroristico» e che ce ne sono stati altri due in altre zone, contro due antenne radio e contro una struttura militare. Secondo il ministero della Difesa ucraino e il governo della Moldavia, invece, l’attacco all’edificio di Tiraspol sarebbe stato compiuto dalle forze filorusse per creare un pretesto per una possibile invasione.
Tiraspol si trova infatti a un centinaio di chilometri da Odessa, la città portuale più importante dell’Ucraina che fino a poche settimane fa era uno degli obiettivi principali dell’esercito russo.
L’analista Michael Horowitz ha scritto che anche i media russi stanno riportando la versione degli «attacchi terroristici» e che nelle città della Transnistria, dove da anni è presente un contingente militare russo, verranno organizzati dei checkpoint: «Questo è chiaramente un tentativo russo di aumentare la tensione lì, utilizzando un vecchio schema che abbiamo visto mettere in atto molte volte, anche nel Donbass poche settimane fa».
Secondo molti la Moldavia, anche per via della situazione in Transnistria, potrebbe essere il prossimo obiettivo militare della Russia. La presidente moldava Maia Sandu – filoeuropeista ed eletta nel 2020 – ha tenuto una conferenza stampa in cui ha citato esplicitamente questa possibilità, aggiungendo che la Moldavia prenderà tutte le misure possibili per evitare una escalation.
Lo scorso venerdì il generale russo Rustam Minnekayev aveva fatto alcune dichiarazioni sui piani della Russia nelle prossime settimane: occupare integralmente il Donbass e tutta l’Ucraina del sud, compresa la città portuale di Odessa.
Minnekayev aveva anche parlato della Transnistria, citando esplicitamente la possibilità di conquistare le zone attualmente controllate dall’Ucraina e confinanti con la Transnistria, dove secondo lui «ci sono prove che la popolazione russofona sia perseguitata», un’informazione simile ad altri pretesti che la Russia ha utilizzato in passato per giustificare la propria politica estera aggressiva o veri e propri attacchi militari.
Intanto in Ucraina sono continuati gli attacchi russi in varie regioni, tra cui Zaporizhzhia e Mykolaiv, dove sono stati colpiti obiettivi civili. Non si hanno ancora molti dettagli sulle conseguenze dei bombardamenti di domenica e lunedì a cinque stazioni e linee ferroviarie nelle regioni centrali e occidentali ucraine. Le ferrovie sono essenziali per il trasporto di aiuti umanitari e forniture militari in tutto il paese, in particolare quelle che passano per la regione di Leopoli, dove è avvenuto uno degli attacchi.
Per oggi è stata fissata la visita del Segretario generale dell’ONU, António Guterres, a Mosca: nel pomeriggio ha incontrato il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, e in serata dovrebbe vedere il presidente russo Vladimir Putin. Giovedì poi Guterres farà una visita analoga a Kiev, in un tentativo di mediare tra le due parti. Circola molto scetticismo sulla possibilità che questo tentativo vada a buon fine: alla fine del suo incontro con Guterres, Lavrov ha lasciato intendere che secondo la Russia al momento non ci sono le condizioni giuste per trattare con l’Ucraina.
Nella base aerea di Ramstein, in Germania, si stanno invece incontrando i rappresentanti di oltre quaranta paesi per parlare di nuovi aiuti militari verso l’Ucraina: ci si aspetta che il governo tedesco annunci a breve l’invio di 50 semoventi antiaerei. I colloqui saranno condotti dagli Stati Uniti e vi parteciperanno diversi membri della NATO.