Ancora una canzone di Leonard Cohen
Di amore non corrisposto e conclusione sbronza
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Brian Eno ha messo insieme cento musicisti per una specie di enorme disco digitale a sostegno di un’organizzazione ambientalista da lui fondata. Ci sono Michael Stipe, Nile Rodgers, i Death cab for cutie, i Coldplay, Anna B Savage, tra gli altri.
Matt Johnson, ovvero i The The , va dicendo scemenze complottiste sulla pandemia e sulla guerra da un po’ di tempo, e si fa fatica a ignorarle, più ancora che con Morrissey . Ma quella canzone lì rimane formidabile, e lui ne ha raccontato la storia al Guardian, insieme a Paul Wickens che è quello che suona la fisarmonica.
Sono stato in vacanza una settimana a Washington e a New York, e a New York ho visto il concerto dei Wilco , band americana di gran culto (e anche discreto successo) che ha fatto otto date per celebrare i vent’anni del suo disco più amato in un teatro pazzesco di Washington Heights che ignoravo. Poi è stato bello pure il concerto, meglio ancora nella parte dei bis seguita all’esecuzione del disco. Parte che è iniziata con la cover di una bella canzone di Bill Fay, del quale parlammo più di due anni e mezzo fa, e che a sua volta fece una gran bella cover dei Wilco.
Ma in realtà la cosa musicale più spettacolare a cui ho assistito è stata la messa del giorno di Pasqua nella chiesa cattolica di sant’Agostino a Washington. Una di quelle messe col coro che canta e poi cantano tutti, e pure ballano, l’unico genere di cosa – come quella di Al Green a Memphis – che mi abbia mai fatto prendere in considerazione la conversione a una fede religiosa. Labbanda .
Lo dico qui in un angoletto: io l’ho sempre trovata bruttina, Bella ciao , con quella infinita e ogni volta più faticosa ripetizione di strofe (e versi così e così). Imparagonabile a ” ogni contrada è patria del ribelle “.
One of us cannot be wrong
Leonard Cohen
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Il primo disco di Leonard Cohen uscì nel 1967. Non so quando mia zia lo abbia comprato (aveva 19 anni, nel 1967) ma da quando ebbi le orecchie per percepire gliel’ho sentito suonare (le devo anche il Greatest hits del 1972 di Simon e Garfunkel e il Concerto di Colonia di Keith Jarrett). A lungo pensai che fosse una raccolta, tanto mi sembrava denso di canzoni formidabili, a cominciare da Suzanne . Il disco finiva con One of us cannot be wrong , ed era un vero finale, con la lagna sbronza che se ne va conclusiva insieme al fischiettare. E non ha refrain, come Bella ciao , ma al suo contrario riesce a far ricominciare la strofa ogni volta con un desiderio maggiore e ininterrotto.
È una canzone di amore non corrisposto (per Nico dei Velvet Underground, secondo molte ricostruzioni), piena di scene e piccole storie descritte con parole che si sciolgono in bocca.
An Eskimo showed me a movie
He’d recently taken of you
The poor man could hardly stop shivering
His lips and his fingers were blue
Qui invece ci sono l’una e l’altra delle canzoni di Cohen di cui avevamo parlato finora.
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