A Pechino è iniziato un enorme test di massa
Riguarda il distretto più popoloso della città: il governo cinese vuole evitare che si ripeta quanto successo a Shanghai, con l'aumento dei contagi da coronavirus e il lockdown
Lunedì 25 aprile a Pechino è iniziato un test di massa per il coronavirus che coinvolgerà tutte le persone che abitano e lavorano a Chaoyang, il distretto più popoloso della città, con 3,5 milioni di abitanti (in tutta Pechino abitano circa 21 milioni di persone). La decisione di effettuare il test è stata annunciata solo domenica, dopo che in tre giorni nel distretto erano stati registrati 26 dei 47 casi di contagio di tutta la città. Il test, effettuato con un tampone molecolare, si svolgerà in tre giorni: lunedì, mercoledì e venerdì.
L’obiettivo delle autorità cinesi è evitare che si ripeta quanto accaduto a Shanghai dove, dopo alcune restrizioni parziali, a fine marzo era stato imposto un rigidissimo lockdown a causa del notevole aumento dei casi di contagio (nella sola Shanghai lunedì sono stati rilevati 19.455 contagi, mentre in tutta Pechino lo stesso giorno sono stati 19).
Per ora a Chaoyang non è stato imposto alcun lockdown generalizzato, come fatto in altre città anche dopo pochi casi, in base alla strategia “zero-Covid” applicata da mesi dal governo cinese per contrastare la pandemia. Sono stati imposti dei lockdown isolati solo in alcuni edifici dove erano stati localizzati i casi di contagio: i residenti di questi edifici potranno uscire dall’isolamento se dopo il secondo test di mercoledì risulteranno negativi al virus.
Non sono state nemmeno chiuse le scuole e le attività commerciali, ma è stato consigliato a chi può di lavorare da casa e a tutti gli abitanti di limitare le attività in compagnia di altre persone. Il test di massa servirà a capire quanto è diffuso il virus in questo momento e bloccare sul nascere eventuali focolai che potrebbero far degenerare la situazione.
Il test è importante anche perché Chaoyang è una zona estremamente rilevante a Pechino dal punto di vista economico, e un lockdown generalizzato potrebbe causare un blocco dell’intera economia cittadina. Oltre a essere il distretto più popoloso, Chaoyang è anche sede delle principali istituzioni finanziarie della città e di diversi quartieri molto frequentati per lo shopping e i ristoranti.
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Fin dalle prime ore di lunedì mattina si sono formate lunghe code presso i centri di test, e sia nel distretto di Chaoyang che in altre zone di Pechino molte persone hanno affollato supermercati e negozi di alimentari per fare scorte di cibo, nel timore che nei prossimi giorni in città possa essere imposto un lockdown come quello di Shanghai.
Shanghai è tra le città più popolose della Cina, con circa 25 milioni di abitanti, e il lockdown sta causando enormi problemi: moltissime persone da ormai un mese sono impossibilitate a uscire di casa e hanno grandi difficoltà nel procurarsi cibo e altri rifornimenti. Il lockdown, peraltro, era stato annunciato con scarso preavviso, senza consentire alla popolazione di organizzarsi. Il governo ha disposto l’invio di aiuti, con la consegna di razioni per chi è isolato, ma stando alle informazioni che circolano sui social network le consegne avvengono di rado e le risorse per una città così estesa e con così tanti abitanti sono poche.
Sempre a Shanghai molte aziende per non fermare la produzione hanno introdotto un sistema “a bolla”, in cui i lavoratori vivono sul posto di lavoro e vengono testati regolarmente. Il sistema è stato adottato anche nel porto della città, tra i più importanti per il commercio mondiale. Questo però non ha impedito che si creassero rallentamenti, a causa dalla scarsa disponibilità di camion che devono portare le merci nel porto e che faticano a raggiungere Shanghai a causa delle limitazioni per accedere alla città e alle restrizioni imposte in altre province.
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