Il disastroso incendio di Todi, quarant’anni fa
35 persone morirono intrappolate dentro a un palazzo d'epoca, anche per via dell'arretratezza delle leggi sulla sicurezza di allora
Quarant’anni fa, il 25 aprile 1982, a Todi, in provincia di Perugia, scoppiò un incendio all’interno del Palazzo del Vignola, dove si stava svolgendo una mostra dell’antiquariato. Morirono 35 persone, 60 rimasero ferite, alcune con ustioni gravissime. Fu una strage di cui negli anni successivi non si è parlato molto, ma dopo quell’incendio e quello dell’anno seguente al cinema Statuto di Torino, in cui morirono 64 persone, fu avviata una revisione delle leggi in materia di sicurezza nei luoghi pubblici, allora insufficienti e spesso non applicate.
Le porte con maniglie antipanico esistevano ma erano poco diffuse, gli impianti elettrici dei luoghi pubblici erano datati, le indicazioni su come comportarsi in caso d’incendio quasi inesistenti. Venne messo in discussione l’intero sistema normativo e furono fatti controlli in tutta Italia che portarono alla chiusura di molti locali pubblici, e si crearono le basi per evitare che episodi come quello di Todi e di Torino potessero ripetersi.
Il 25 aprile 1982 al Palazzo del Vignola – il palazzo si chiama in realtà Palazzo Landi Corradi ma è conosciuto come Palazzo del Vignola per il portale in travertino attribuito all’architetto Jacopo Barozzi da Vignola – era in corso la XIV edizione della Mostra mercato nazionale dell’antiquariato. Il palazzo è proprietà della diocesi di Todi e più precisamente del Seminario, che lo affittava a un privato per l’esposizione. La mostra era iniziata il 28 marzo, un mese prima. Il 25 aprile, domenica, era l’ultimo giorno, quello col maggior numero di visitatori previsti.
L’incendio scoppiò alle 11.03. All’interno del palazzo c’erano in quel momento circa 180 persone. La causa non venne mai chiarita con certezza: è certo però che il fuoco si propagò molto velocemente per via di alcuni materiali altamente infiammabili come tessuti e moquette utilizzati per gli allestimenti. Racconta al Post Massimo Rocchi Bilancini, autore del libro Todi–25 aprile 1982-Brucia il Vignola: «I periti d’ufficio ipotizzarono che a causare l’incendio fosse stato un mozzicone di sigaretta gettato sulla moquette, oppure un corto circuito. Il perito nominato invece dall’organizzatore della mostra disse che il fuoco poteva essere stato generato da un’esplosione di gas avvenuta in un negozio di fornaio, al livello della strada».
Fu stabilita con certezza però la zona da cui il fuoco si propagò nei locali della mostra: «Vicino a due rampe della scala secondaria», dice ancora Rocchi Bilancini, «e purtroppo quella scala non era libera ma lì erano stati ammassati, nascosti da una tenda, cartoni da imballaggio che erano serviti per l’allestimento». Non erano liberi nemmeno i corridoi che avrebbero potuto facilitare la fuga: per accogliere ancora più espositori, infatti, anche in quel punto erano stati posizionati alcuni stand.
Molte persone si salvarono gettandosi in strada dal primo piano, altri si lanciarono sul tetto in tela di un camion di trasporti di Padova che era in attesa della fine della mostra per caricare il materiale di un antiquario. L’autista portò il camion sotto una finestra per consentire alle persone di gettarsi. Su quel camion venne anche posizionata una scala per cercare di raggiungere una finestra. Racconta ancora Rocchi Bilancini: «Dai tetti dei palazzi vicini vennero poi lanciate alcune corde fornite da un gruppo di speleologi presenti vicino al Palazzo». Il primo mezzo dei vigili del fuoco arrivò da Perugia 45 minuti dopo lo scoppio dell’incendio: a Todi infatti allora non avevano una caserma.
Morirono diversi antiquari e visitatori, oltre a tre ragazze di Todi che avevano trovato lavoro nei giorni della mostra.
Negli anni sono stati fatti molte analisi per tentare di capire come si sviluppò l’incendio e perché ebbe conseguenze così drammatiche. Di recente, nell’ambito di una tesi di laurea in ingegneria all’università di Perugia, è stata fatta una simulazione con un software chiamato FDS, Fire dynamics simulator. Secondo la simulazione al secondo piano, dove morirono 32 delle 35 persone, già dopo i primi 200 secondi dall’innesco delle fiamme la temperatura aveva raggiunto i 210 gradi in prossimità dell’accesso alla scala secondaria. L’autrice della tesi, Elena Benedetta Pirozzi, ha scritto: «A parità di tempo il parametro che è stato più determinante è stato quello della visibilità. La scarsa visibilità dovuta al fumo non ha concesso agli occupanti di individuare le vie d’esodo. È possibile notare che se ci fosse stata una segnaletica retroilluminata a indicare le uscite di emergenza, ciò avrebbe contribuito in maniera significativa all’individuazione delle vie di esodo nelle prime fasi dell’incendio».
Sempre per una tesi di laurea in ingegneria a Perugia è stata fatta recentemente un’altra simulazione, utilizzando il software FDS e integrandolo con un modulo Evac (Emergency voice and communication) simulazione per lo studio dell’evacuazione delle persone presenti all’interno del Palazzo. Anche secondo questa simulazione, realizzata da Massimiliano Proietti, funzionario tecnico dei vigili del fuoco, a impedire l’evacuazione delle persone che morirono all’interno del palazzo fu la scarsa visibilità: se ci fossero state segnalazioni luminose probabilmente varie persone avrebbero potuto salvarsi. Secondo la tesi, poi, «il grave errore commesso in questa tremenda tragedia è stato quello di utilizzare una delle due scale del palazzo come area espositiva e per giunta allestirla con materiale non conforme alla reazione al fuoco, anziché renderla un naturale percorso di esodo fino all’uscita di emergenza».
Per il rogo al Palazzo del Vignola ci fu un processo: furono imputati Francesco Montori, organizzatore della mostra, e Claudio Cardoni, presidente dell’azienda del Turismo di Todi. Il primo fu condannato a tre anni e tre mesi di carcere per aver allestito la mostra ignorando le norme sulla sicurezza. Cardoni, responsabile dell’ente che aveva finanziato la manifestazione e che secondo l’accusa non aveva vigilato sul corretto allestimento, venne invece assolto con formula piena.
Sulla facciata del palazzo nel 2008 è stata posta una targa per ricordare ciò che avvenne il 25 aprile 1982. La targa però non contiene i nomi delle persone morte nell’incendio. A distanza di quarant’anni Massimo Rocchi Bilancini ha chiesto al comune di Todi e al Seminario che fosse collocata una targa più piccola con i nomi delle persone che morirono quel giorno: «Purtroppo però alla fine la risposta è stata negativa», dice Rocchi Bilancini, «come se ci si volesse dimenticare di ciò che accadde quel giorno».