Per molti musulmani francesi non è semplice scegliere tra Macron e Le Pen
Al primo turno avevano votato in gran parte per Mélenchon: ora il loro voto potrebbe essere determinante
Si stima che in Francia ci siano almeno cinque milioni di musulmani. Sono molti più che in altri paesi dell’Europa occidentale (in Italia si stima siano meno di tre milioni) e rappresentano più del sette per cento della popolazione. Storicamente, però, hanno avuto poca influenza elettorale: perché i musulmani hanno in molti casi votato per fattori diversi dalla loro religione e perché c’è stato spesso un forte astensionismo tra loro.
Al ballottaggio di domani tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, che secondo i sondaggi sono separati da circa dieci punti percentuali, il voto dei musulmani potrebbe essere determinante.
È però difficile capire per chi voterà la maggioranza di loro e se sceglierà di farlo. Al primo turno, molti avevano infatti votato per il candidato di sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon e non è chiaro se ora preferiranno Le Pen, da tempo molto critica nei confronti dell’Islam e dei musulmani, o se invece voteranno per Macron, che in questi cinque anni ha preso decisioni e posizioni che lo hanno allontanato da molti elettori musulmani. «Per i musulmani francesi» ha scritto il New York Times «si tratta di scegliere il male minore».
Due settimane fa, al primo turno, avevano votato per Mélenchon 7,7 milioni di francesi, pari al 21,9 per cento dei voti (Macron aveva preso il 27,6 per cento e Le Pen il 23,4). Secondo IFOP (l’Institut français d’opinion publique, uno degli istituti di sondaggi considerati più affidabili in Francia), al primo turno aveva votato per Mélenchon quasi il 70 per cento dell’elettorato musulmano. Mélenchon era stato inoltre il candidato più votato nelle aree a nord di Parigi in cui c’è la più alta percentuale di abitanti musulmani. Secondo i dati di IFOP per Macron invece avrebbe votato il 14 per cento dei musulmani francesi (dieci punti percentuali in meno rispetto al 2017) e per Le Pen il 7 per cento (un leggero aumento rispetto al 5 per cento di cinque anni prima).
Julien Talpin, sociologo e ricercatore presso il Centre national de la recherche scientifique di Parigi, ha detto al New York Times che la mobilitazione della maggior parte dei musulmani in favore di un solo candidato è «qualcosa di completamente nuovo» e che in passato, nonostante le posizioni critiche di Le Pen, i suoi avversari avevano fatto in genere poco per attirare gli elettori musulmani.
Per guadagnarsi il voto di molti elettori musulmani, negli ultimi cinque anni Mélenchon aveva espresso idee progressiste a favore dell’immigrazione e di una società multiculturale, criticando in più occasioni le posizioni di Le Pen e del candidato di estrema destra Éric Zemmour, secondo il quale la Francia stava subendo una «colonizzazione religiosa».
Mélenchon era inoltre riuscito a raccogliere molti ex elettori di Macron, che dopo averlo sostenuto e votato nel 2017 si sono sentiti traditi da quanto ha fatto da presidente. Mélenchon era «l’unica vera opzione» per i delusi da Macron, ha detto al Financial Times il presidente dell’IFOP Jérôme Fourquet.
Macron, che prima di candidarsi a presidente con il partito En Marche! si era fatto conoscere come ministro dell’Economia nel governo guidato dal socialista François Hollande, durante la campagna elettorale di cinque anni fa si era detto molto favorevole a una Francia multiculturale. Nel suo presentarsi da indipendente e nel voler evitare qualsiasi definizione (diceva di non essere «né di destra né di sinistra»), Macron mise in crisi soprattutto parte della sinistra moderata, da cui raccolse una quota considerevole dei suoi voti.
Una volta diventato presidente si era però spostato decisamente a destra assorbendo gran parte della fiducia di chi, fino a quel momento, aveva fatto riferimento a quell’area politica. Lo aveva fatto anche su temi sensibili per molti elettori musulmani, in particolare dopo la decapitazione da parte di un fondamentalista islamico dell’insegnante Samuel Paty, avvenuta nel 2020 a Parigi. Aveva, per esempio, sostenuto una legge che aveva portato alla chiusura di centinaia di istituzioni legate alla religione musulmana e al sequestro di beni per un totale di oltre 46 milioni di euro, con l’obiettivo di combattere l’islamismo radicale. La legge, approvata nell’estate 2021, aveva attirato molte critiche, in Francia e all’estero.
– Leggi anche: Le azioni della Francia contro l’Islam radicale
Inoltre, negli ultimi mesi anche alcuni ministri del governo di Macron si sono fatti notare per dichiarazioni che «sono sembrate voler superare a destra Le Pen», ha scritto il New York Times. Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha accusato Le Pen di essere troppo «morbida» nei confronti dell’Islam e il ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer ha sempre sostenuto il divieto di indossare lo hijab nelle scuole pubbliche, in vigore dal 2004.
Atteggiamenti e posizioni di questo tipo, da parte di Macron e di persone a lui politicamente vicine, hanno quindi reso plausibile l’idea che elettori musulmani possano, non potendo votare Mélenchon, preferirgli Le Pen. Nonostante idee lontanissime da quelle di Mélenchon, ci sono comunque elettori – non solo di religione musulmana – che potrebbero scegliere di votarla per via di certe sue posizioni a favore delle fasce più povere della popolazione, o anche, più semplicemente, per una sorta di ripicca contro Macron.
È il caso, per esempio, di Islam Menyane, 29enne francese residente a Bondy, una città a nord di Parigi nota per la sua alta percentuale di musulmani. Al primo turno Menyane aveva votato Mélenchon (che a Bondy era stato il più votato), ma al New York Times ha detto che ora sta pensando di votare Le Pen, per le sue politiche economiche e il suo interesse per i lavoratori e i giovani, oltre che perché la preferisce, come persona, a Macron. «È un essere umano, una donna, sembra voglia difendere il suo paese: potrebbe essere una bella sorpresa», ha detto.
– Leggi anche: Com’è andato il dibattito tra Macron e Le Pen