La difficile scelta delle federazioni sportive per i soldi del PNRR
Hanno potuto scegliere un solo progetto in tutta Italia sulle tante proposte presentate dai piccoli comuni, e ci sono molti scontenti
Martedì la federazione italiana pesca sportiva, la FIPSAS, ha scelto di assegnare quattro milioni messi a disposizione dal PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, al progetto presentato da Carignano, un comune di novemila abitanti in provincia di Torino. Sarà finanziato il rifacimento della piscina “Polydra” con la costruzione di una nuova vasca all’aperto e una dedicata ai bambini, con scivoli e giochi d’acqua, oltre a nuovi spogliatoi. In cambio, il comune è pronto a mettere a disposizione una cava dismessa vicina al fiume Po per la realizzazione di un centro federale dedicato alla pesca sportiva.
Per la FIPSAS, così come per le altre federazioni sportive coinvolte nel PNRR, è stata una scelta piuttosto difficile perché le regole imposte dal bando del ministero consentivano a ogni federazione sportiva di scegliere un solo progetto in tutta Italia.
Alla FIPSAS ne erano arrivati in totale 18, compreso il vincitore. Nella selezione sono state escluse le proposte presentate da Albano di Lucania, Altomonte, Ancona, Bernalda, Carignano, Castelfranco di Sotto, Gallipoli, Lentini, Lissone, Orbetello, Riva del Garda, Roccamonfina, San Bartolomeo in Galdo, San Lazzaro, San Pellegrino Terme, Sestri Levante, Torremaggiore e Trento. Ognuno dei progetti è stato esaminato in modo approfondito in tempi ristretti perché il bando è stato pubblicato il 23 marzo con scadenza fissata al 22 aprile per la presentazione delle proposte al ministero.
In totale sono stati messi a disposizione 700 milioni di euro divisi in tre capitoli, i cosiddetti cluster.
L’ambito 1, da 350 milioni di euro complessivi, consentirà di costruire nuovi impianti – strutture polivalenti indoor con almeno tre discipline praticabili, cittadelle dello sport sempre con almeno tre discipline praticabili, piscine – nei capoluoghi di provincia o di regione con più di 20mila abitanti o nei comuni con più di 50mila abitanti. In sostanza, la maggior parte dei fondi è stata dedicata alle grandi città.
Il secondo ambito, da 188 milioni di euro, stanziava fondi per la ristrutturazione di impianti esistenti sempre nelle grandi città comprese nell’ambito 1.
L’ambito 3 da 162 milioni di euro, invece, era aperto a tutti gli enti locali, compresi i piccoli comuni. L’unico vincolo imposto era il coinvolgimento di una federazione sportiva nazionale. Ogni federazione poteva fare una sola scelta tra tutte le proposte presentate dai comuni. Ciascuno dei progetti scelti dalle federazioni riceverà un contributo massimo di quattro milioni di euro. Come previsto dalle regole generali del PNRR, il 40 per cento dei fondi dovrà essere destinato alle regioni del Sud.
L’impostazione è simile al bando del PNRR legato ai fondi per la riqualificazione dei piccoli borghi, che ha imposto alle regioni di scegliere un solo piccolo comune, causando polemiche tra gli esclusi.
La ricognizione della FIPSAS tra 18 proposte è stata complessa, ma non impossibile. Per molte altre federazioni, soprattutto le più rappresentative, il compito è stato più difficile: nell’ultimo mese agli uffici tecnici sono state inviate decine se non centinaia di proposte da parte di piccoli e grandi comuni che da tempo aspettavano la pubblicazione del bando legato ai fondi del PNRR per sistemare i loro impianti sportivi.
Alla FIGC, la Federazione italiana giuoco calcio, sono arrivati centinaia di progetti da tutte le regioni. Lo stesso è successo ad altre grandi federazioni come la FIPAV, la federazione italiana pallavolo, la FIP, la federazione italiana pallacanestro, e la FIN, la federazione italiana nuoto.
I funzionari di molte federazioni sentiti dal Post hanno spiegato che i problemi legati a questo bando sono stati principalmente due: i tempi troppo ristretti per valutare tutte le proposte e la possibilità di scegliere un solo progetto a livello nazionale.
Nei consigli delle federazioni ci sono state molte discussioni proprio su quest’ultimo punto, che inevitabilmente porterà a scelte controverse che finiranno per scontentare moltissimi piccoli comuni. Tra le altre cose, il bando non ha previsto criteri precisi per la valutazione delle proposte da un punto di vista tecnico: la selezione dell’ambito 3 è stata affidata esclusivamente alle federazioni che hanno potuto scegliere i progetti con un’ampia discrezionalità.
Negli ultimi giorni si sono riuniti i consigli federali delle federazioni sportive per decidere ufficialmente a chi assegnare i fondi del PNRR in vista della scadenza fissata il 22 aprile.
La federazione italiana Rugby ha scelto il progetto presentato dal comune di Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, dove sarà realizzato un nuovo campo da rugby nel centro sportivo di via Buonarroti. Il comune metterà 1,5 milioni di euro a cui si aggiungeranno 3,3 milioni del bando. La federazione italiana sport equestri (FISE) ha scelto la proposta presentata dal comune di Pinerolo, in provincia di Torino, per realizzare un impianto fotovoltaico e i nuovi campi di allenamento esterni alla cosiddetta scuola di Cavalleria di Abbadia Alpina, una frazione di Pinerolo.
Nonostante l’ambito 3 fosse dedicato in modo particolare ai piccoli comuni, la FIDAL, federazione italiana atletica leggera, ha deciso di destinare i 4 milioni di euro al rifacimento dell’impianto di atletica leggera Lucchini di Bologna. In una nota, la federazione ha spiegato che «pur nella validità degli altri 75 progetti presentati da Comuni di tutta Italia» ha voluto riconoscere la «strategicità della città di Bologna nello sviluppo dell’atletica leggera».
Secondo Paolo Barelli, presidente della FIN, la federazione italiana nuoto, e capogruppo di Forza Italia alla Camera, i 700 milioni di euro destinati dal PNRR agli impianti sportivi sono pochi. «Lo sport in Italia si fa perché esistono le società sportive, molti impianti sono gestiti da queste società che non ce la fanno più», ha detto a Rai GR Parlamento. «Sugli impianti sportivi siamo davvero indietro, sarebbero serviti minimo 3 o 4 miliardi per dotarci per i prossimi anni di un’impiantistica sportiva valida per poter guardare al futuro».