Marine Le Pen è tornata
In un comizio molto raccontato, la candidata di estrema destra ha ripreso temi e toni del passato, più radicali, e ha attaccato con violenza il presidente Emmanuel Macron
Giovedì 21 aprile, ventiquattro ore dopo aver partecipato al dibattito televisivo contro Emmanuel Macron, Marine Le Pen ha tenuto il suo ultimo comizio ed è sembrato a molti di essere tornati alla campagna elettorale del 2017. Dopo aver scelto di dare di sé un’immagine solida, credibile e presidenziale, il discorso della candidata dell’estrema destra ha ritrovato toni e atteggiamenti di un tempo. I giornali francesi hanno definito il suo intervento come violento, populista, aggressivo, a tratti minaccioso e vendicativo. Le Pen ha attaccato senza riserve il presidente uscente, di cui ha denunciato il «disprezzo» e «l’arroganza», presentandosi allo stesso tempo come la candidata del «rispetto del popolo francese».
All’interno del grande centro congressi di Arras, una città di 40 mila abitanti nel dipartimento di Pas-de-Calais, a nord, erano state allineate centinaia di sedie rosse in file da venticinque. Su ciascuna era stata posizionata una bandiera tricolore. Le casse trasmettevano vecchi successi degli anni Ottanta e circa 3 mila persone erano in attesa dell’ultimo incontro elettorale di Marine Le Pen prima del ballottaggio di domenica 24 aprile, e del primo davanti a sostenitori e sostenitrici dopo il confronto in tv con Emmanuel Macron.
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Erano le 18.50 quando la candidata dell’estrema destra è arrivata. È partita una musica trionfale, dal fondo Le Pen ha percorso tutta la sala verso la prima fila facendosi spazio tra la folla. Ha abbracciato persone, ha posato per i selfie, è salita sul palco, e ha iniziato a parlare con voce rabbiosa, ha scritto Le Monde.
Dopo aver elencato i «fallimenti» del mandato di Macron e i suoi risultati «catastrofici» sul fronte economico, Le Pen ha concentrato il suo intervento sulla personalità del presidente uscente: «Ieri si è tenuto un importante incontro di questa campagna presidenziale (il confronto in tv, ndr). Voglio tornare sull’atteggiamento mostrato da questo presidente-candidato: disinvolto, condiscendente, di un’arroganza senza limiti. Un presidente non dovrebbe comportarsi così. Ma siamo davvero sorpresi?», ha esordito Le Pen. «Il suo disprezzo» ha proseguito «è quello con cui ha trattato i francesi per cinque anni. Non è degno della carica presidenziale. Ne ho abbastanza come voi di questa permanente mancanza di rispetto. Sarò la candidata del rispetto per i francesi».
Le Pen ha impostato tutto il suo discorso contrapponendo la descrizione di un uomo arrogante che appartiene all’élite alla donna del popolo trattata con disprezzo, identificando se stessa, come da migliore tradizione populista, con il popolo stesso. Ha accusato Macron di auto-rappresentarsi come «il detentore di una verità rivelata» che nessuno può «contestare senza essere deriso».
Le Pen, dopo aver concentrato la sua campagna elettorale sulla questione del potere di acquisto dei francesi, è tornata a parlare dei suoi temi preferiti: «Possiamo affidare altri cinque anni a un presidente che alza le spalle quando gli viene raccontata l’immigrazione massiccia e anarchica che ha portato nel paese? Quando si parla della ferocia della nostra società?»
Mentre Le Pen parlava del disprezzo mostrato secondo lei da Macron, qualcuno tra la folla ha gridato “Macron appeso!”. La candidata ha insistito nel dire che la «violenza» da lei subita da parte del presidente fosse in realtà destinata a tutti i suoi sostenitori e sostenitrici: «Tutti, ieri sera, hanno capito che a Emmanuel Macron non piacciono i francesi».
Le Pen ha poi accusato Macron di utilizzare come unica arma contro di lei la paura, citando i «venditori ambulanti di calunnie» e le «manipolazioni brutali» messe in campo dai suoi oppositori. Ha criticato chi si è espresso a favore di Macron, come gli ex presidenti della Repubblica Nicolas Sarkozy e François Hollande, e ha prefigurato la Francia che verrà se il presidente uscente dovesse essere confermato: «un mondo nomade e liquido», governato dalla «legge della giungla», fatto di «disprezzo sociale, mancanza di empatia e brutalità».
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Le Pen si è infine posta come «l’unica alternativa al sistema», assumendo toni quasi rivoluzionari, rivolgendosi sul finale al popolo di Francia e invitandolo ad alzarsi: «È giunto il momento che tu vada a chiedere conto a tutti coloro che ti hanno disprezzato e a dire loro in faccia: ci hai ingannato, ci hai abbandonato, ci hai rovinato», parlando come se lei e i suoi sostenitori fossero una cosa sola.
Il comizio di Le Pen è stato molto commentato sui giornali francesi, non solo perché ha segnato un decisivo cambio di passo rispetto alle posizioni e ai toni mantenuti per tutta la campagna elettorale, ma anche perché è stato una sorta di recupero rispetto all’immagine di debolezza con cui la candidata era uscita dal dibattito televisivo.
Con l’avvicinarsi del ballottaggio, il divario tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen si è notevolmente ridotto. I due sono ora «testa a testa in termini di intenzioni di voto», dice Le Figaro. Si tratta quindi di uno scenario radicalmente diverso da quello del secondo turno del 2017 quando Emmanuel Macron aveva invece un vantaggio molto ampio. A tre giorni dal voto, ci sono sondaggi che affermano che sono solo otto i punti che separano la candidata dell’estrema destra dal presidente uscente.