Com’è andato il dibattito tra Macron e Le Pen
È stato più disciplinato di quello di cinque anni fa e Macron, che era già favorito nei sondaggi, ne è uscito rafforzato
Mercoledì sera, in vista del ballottaggio del 24 aprile, in Francia c’è stato l’unico dibattito televisivo previsto tra i due candidati che hanno superato il primo turno delle elezioni presidenziali: Emmanuel Macron, il presidente uscente, e Marine Le Pen, del partito di estrema destra Rassemblement National. La maggior parte dei giornali francesi ha scritto che il candidato più forte per tutta la durata del dibattito è stato Macron: Le Monde lo ha definito «un boa constrictor» e ha scritto che Le Pen «non è riuscita a riprendere il controllo per quasi tre ore di discussione».
Rispetto all’ultimo dibattito televisivo tra i due, che risale al 2017 e che era stato piuttosto aggressivo, con continue interruzioni, sorrisetti, insinuazioni, questa volta i toni sono stati più controllati, in parte a causa di un cambiamento nell’approccio di Le Pen, che sta cercando di proporsi come una leader più moderata sia nei toni che nelle proposte politiche. Il dibattito è stato comunque vivace e ha toccato temi come l’energia, i rapporti con la Russia, la transizione ecologica, l’appartenenza all’Unione Europea, il potere d’acquisto dei cittadini, le tasse e le pensioni.
È cominciato alle 21 ed è stato trasmesso su TF1 e France 2: è durato quasi tre ore, più di quanto previsto. Le domande ai due candidati sono state poste dai giornalisti Léa Salamé e Gilles Bouleau. L’ultimo sondaggio, pubblicato prima dell’inizio del dibattito, dava Macron come vincitore col 55 per cento e Le Pen col 45.
Il dibattito è cominciato con quella che i giornali hanno definito una «falsa partenza» di Marine Le Pen, che ha iniziato a parlare prima che finisse la musica di apertura della trasmissione, e che secondo alcuni osservatori non sarebbe poi riuscita a recuperare il ritmo per tutto il resto della serata. Dal canto suo, Macron si è mostrato spesso con le braccia incrociate, il mento sulla mano e con un atteggiamento che è stato descritto da alcuni come altezzoso e arrogante, corrispondente all’idea di lui che hanno molti francesi.
Il primo tema estratto a sorte è stato quello del potere d’acquisto, su cui Marine Le Pen ha centrato tutta la sua campagna elettorale. Le Pen ha ribadito di voler abbassare l’IVA su alcuni prodotti e voler alzare gli stipendi. Ha insistito molto anche sull’età della pensione, che nei piani di Macron dovrebbe essere alzata a 65 anni, ma che secondo Le Pen sarebbe «un’insopportabile ingiustizia» e dovrebbe essere mantenuta nella fascia 60-62.
Quando Macron ha fatto notare che mancano i soldi per applicare queste misure, Le Pen gli ha ricordato il debito da 600 miliardi di euro contratto negli ultimi anni. Macron ha difeso i suoi provvedimenti economici durante la pandemia chiedendo più volte a Le Pen cosa avrebbe fatto al suo posto senza ottenere una vera risposta.
Riguardo alla guerra in corso, Le Pen ha espresso il suo sostegno all’Ucraina e si è detta d’accordo sul mandare aiuti e imporre sanzioni alla Russia, ma contraria al blocco dell’importazione di gas e petrolio russi. Macron ha ricordato che nel 2014 Le Pen fu tra i primi leader europei a riconoscere l’annessione della Crimea e che il partito dell’avversaria ottenne un prestito da più di 9 milioni da una banca russa vicina al potere di Putin, per la campagna presidenziale del 2017. Macron ha sostenuto che per questo non sarebbe in grado di fare gli interessi dei francesi, ma Le Pen ha risposto di aver chiesto il prestito in Russia perché la Francia non glielo aveva concesso, e di essere una «donna completamente libera».
Rispetto al 2017, quando sosteneva la necessità di una parziale uscita dall’euro, Le Pen ha cambiato il proprio atteggiamento nei confronti dell’Unione Europea, da cui ha detto più volte di non voler uscire, ma di voler riformare. Quando Macron l’ha accusata di avere un piano diverso da quello che sostiene pubblicamente, lei ha definito la sua posizione complottista. «Quindi l’80 per cento del programma è cambiato, è una buona notizia rispetto a cinque anni fa» ha commentato Macron.
Sul tema della transizione ecologica, Macron ha dato a Le Pen della «climatoscettica» e lei ha risposto dandogli del «climatoipocrita». Il piano di Macron per l’investimento in fonti di energia rinnovabili è stato molto criticato dall’avversaria, che ha parlato di «ecologia punitiva» e ha invece insistito su un approccio più orientato al nucleare.
Il dibattito si è concluso con un confronto sul tema della laicità dello stato e in particolare sulla proposta sostenuta da Le Pen di vietare alle donne islamiche di coprirsi il capo con il velo nei luoghi pubblici. Nel suo discorso Le Pen ha provato a difendere il proprio punto di vista sostenendo di non essere contraria alla religione islamica, ma all’«ideologia dell’Islam»: ha detto che «tutte queste donne devono essere liberate». Macron si è detto contrario, facendo notare come questa misura sarebbe in contraddizione con i principi francesi di tolleranza e che scatenerebbe una guerra civile. Ha concluso dicendo: «mi cadono le braccia».