Per l’Algeria aumentare le esportazioni di gas non sarà semplice
Lo vorrebbe per esempio l'Europa per ridurre la sua dipendenza dalla Russia, ma gli ostacoli sono sia burocratici che tecnici
In seguito all’invasione militare russa dell’Ucraina, l’Europa ha avviato piani per ridurre la propria dipendenza energetica dalla Russia e nelle ultime settimane ha mostrato un crescente interesse verso l’Algeria. I paesi europei sono soprattutto interessati al gas, ma secondo vari analisti l’Algeria faticherà a soddisfare in tempi rapidi l’accresciuta domanda di gas e petrolio a causa di problemi tecnici e burocratici, che derivano in buona parte dal poco lavoro svolto dal paese per fare le riforme e potenziare le reti di distribuzione.
In Italia si era parlato molto di Algeria la scorsa settimana, in seguito a un importante accordo stretto tra il governo italiano e quello algerino per aumentare le forniture di gas. Entro il 2024, l’Italia riceverà circa 9 miliardi di metri cubi di gas algerino in più all’anno, rispetto ai 22,6 miliardi di metri cubi importati nel 2021.
Per l’accordo, che coinvolge ENI e la società algerina Sonatrach, inizialmente il governo italiano aveva provato a ottenere maggiori forniture in tempi più rapidi, ma il piano si era rivelato irrealizzabile proprio a causa di alcuni problemi tecnici e burocratici. Fattori simili potrebbero condizionare nei prossimi mesi eventuali accordi tra il governo algerino e altri paesi europei.
L’Algeria è il terzo fornitore di gas naturale per l’Europa, con una quota di mercato intorno all’8 per cento. Il primo fornitore, con quasi il 40 per cento, è la Russia, seguito dalla Norvegia con poco meno del 20 per cento. La forte dipendenza dal gas russo è stata oggetto in queste settimane di numerosi confronti nell’Unione Europea, con proposte di mettere fine alle importazioni dalla Russia in modo da rendere ancora più dure le sanzioni economiche in vigore. Questa strada si è però rivelata difficile da praticare in tempi rapidi, proprio perché il gas russo serve ai paesi europei per i riscaldamenti, le attività industriali e per la produzione di una quota importante dell’energia elettrica.
La possibilità di avere maggiori quantità di gas da altri paesi nel breve periodo potrebbe attenuare il problema, ma come hanno spiegato alcuni analisti al Financial Times al momento l’Algeria non sembra essere nelle condizioni di potenziare la propria offerta più di tanto. Per il paese potrebbe essere una grande opportunità economica, dopo anni in cui il basso prezzo del petrolio ha inciso negativamente sui bilanci.
Maggiori forniture di gas algerino non saranno possibili in tempi brevi a causa di vari fattori. Negli ultimi decenni, le grandi aziende petrolifere estere, come ENI e Total, non hanno portato avanti molti investimenti in Algeria a causa della difficile situazione politica e della difficoltà nel fare affari, dovuta soprattutto alla presenza di molti vincoli burocratici e alla mancanza di riforme per superarli.
I gasdotti collegano l’Algeria con il Portogallo, la Spagna e l’Italia, ma le infrastrutture hanno una portata limitata e solo nell’ultimo periodo erano state avviate alcune attività di ammodernamento. Le maggiori forniture concordate con l’Italia, per esempio, saranno effettuate tramite Transmed, il gasdotto che mette in collegamento l’Algeria con l’Italia passando per la Tunisia.
Consapevole degli attuali limiti, il governo algerino ha da poco messo insieme un Consiglio nazionale per l’energia, sotto il controllo del presidente Abdelmadjid Tebboune, che dovrebbe consentire un migliore coordinamento delle attività legate all’esportazione del gas e del petrolio. Il Consiglio dovrebbe essere focalizzato sullo studio di strategie nel medio-lungo periodo, in modo da offrire alle aziende estere piani coerenti e affidabili sui quali valutare i propri investimenti. La forte instabilità politica degli ultimi anni aveva infatti contribuito ad allontanare numerosi investitori.
La difficile situazione economica dell’Algeria causata dal basso prezzo del petrolio, l’alto livello di corruzione e le forti limitazioni alle libertà personali avevano portato nel 2019 a grandi manifestazioni contro l’allora presidente Abdelaziz Bouteflika, il predecessore di Tebboune, che avevano poi portato alle sue dimissioni. La nuova presidenza era poi riuscita a tenere la situazione sotto controllo, sia reprimendo le proteste sia sfruttando la necessità di imporre limitazioni a causa della pandemia da coronavirus.
Da quando è presidente, Tebboune ha avviato alcune riforme per stimolare la crescita del settore privato, per quanto timidamente, e incentivare gli investimenti dall’estero. Non ha però ancora abbandonato completamente le politiche dei suoi predecessori, basate sulla distribuzione di sussidi alla popolazione derivanti dalla vendita degli idrocarburi, una importante macchina di consenso, esposta però alle forti oscillazioni dei prezzi del petrolio degli ultimi anni.
I ricavi per l’Algeria derivanti dalla vendita di petrolio e gas nel 2021 sono stati di 35 miliardi di dollari, 15 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Il governo ha sfruttato una parte importante dei nuovi ricavi per non aumentare le imposte e per introdurre un nuovo sussidio di disoccupazione, rivolto in particolare ai più giovani.
L’interesse nel gas algerino potrebbe favorire un’accelerazione delle riforme e rivelarsi una importante opportunità di sviluppo per l’Algeria, ma i tempi saranno comunque più lunghi rispetto a quanto vorrebbero i paesi europei per ottenere maggiori forniture e abbandonare il gas russo.