In Sri Lanka si continua a protestare contro il governo
La polizia ha sparato durante una manifestazione nella città di Rambukkana: una persona è stata uccisa, altre 14 sono state ferite
Martedì la polizia dello Sri Lanka ha sparato vari colpi di arma da fuoco durante una protesta antigovernativa nella città di Rambukkana, circa 80 chilometri a nord-est della capitale Colombo: un uomo è stato ucciso e altre 14 persone sono state ferite, di cui tre in maniera grave. Le proteste a Rambukkana fanno parte di una serie di manifestazioni contro la gravissima crisi economica in corso nel paese, in cui da settimane vengono chieste le dimissioni del governo guidato dal presidente Gotabaya Rajapaksa e quelle del primo ministro Mahinda Rajapaksa, suo fratello.
Martedì in varie città del paese si sono tenute nuove proteste che riguardavano in particolare un ulteriore aumento dei costi del carburante e di beni essenziali come la farina. A Rambukkana alcuni mezzi avevano bloccato l’autostrada che collega Colombo alla città di Kandy, nell’entroterra, mentre un altro gruppo di persone aveva occupato un tratto della ferrovia della zona.
La polizia ha detto di essere dovuta intervenire per disperdere i manifestanti in risposta al lancio di sassi e altri oggetti e per impedire che dessero fuoco a un’autocisterna che conteneva 30mila litri di carburante. Non è chiaro come mai gli agenti abbiano deciso di sparare, ma il loro comportamento è stato ampiamente criticato sia dalla rappresentante delle Nazioni Unite in Sri Lanka che dalla Commissione per i diritti umani del paese, che ha aperto un’indagine su quanto successo.
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— NewsWire 🇱🇰 (@NewsWireLK) April 19, 2022
Lo Sri Lanka si trova a sud dell’India e ha circa 22 milioni di abitanti. La crisi economica in corso negli ultimi mesi è considerata la peggiore dall’indipendenza dal Regno Unito, avvenuta nel 1948, e ha portato a gravi carenze di cibo, carburante e medicine in tutto il paese. La situazione è stata aggravata dalla pandemia da coronavirus e dall’aumento dei prezzi di energia e materie prime, ma anche dalle conseguenze della guerra in Ucraina e dall’interruzione delle catene di approvvigionamento.
La settimana scorsa la banca centrale dello Sri Lanka aveva dichiarato default e annunciato la sospensione del pagamento di parte del proprio debito ai creditori internazionali nel tentativo di gestire la crisi.
La gran parte dei manifestanti imputa la situazione alle politiche fallimentari del governo del presidente Gotabaya Rajapaksa, di cui chiede le dimissioni da settimane: il presidente e il primo ministro fanno parte di una delle dinastie politiche più potenti dello Sri Lanka, che conta sette fratelli che hanno tutti avuto importanti ruoli politici o amministrativi, e sono stati accusati in varie occasioni di corruzione e nepotismo. In seguito alle prime proteste a inizio aprile il governo del paese si era dimesso (pochi giorni fa ne è stato formato uno nuovo), ma non il primo ministro.
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