Netflix valuta un abbonamento con pubblicità
Per offrire i suoi servizi a prezzi più economici e recuperare abbonati: ne ha persi circa 200mila dopo oltre dieci anni di crescita
Netflix sta valutando l’introduzione di un abbonamento più economico degli attuali, e sostenuto in parte dalla pubblicità, per incentivare più persone a iscriversi al proprio servizio dopo aver perso per la prima volta in più di dieci anni più abbonati di quanti ne abbia guadagnati. La perdita è stata annunciata martedì e, insieme ad altri dati meno promettenti del solito, ha portato le azioni della società di streaming statunitense a perdere fino al 25 per cento del loro valore nelle contrattazioni dopo la chiusura dei mercati negli Stati Uniti.
Nella periodica comunicazione e analisi dei dati economici, Netflix ha detto di avere chiuso il primo trimestre del 2022 con circa 200mila abbonati in meno rispetto a quanti ne aveva nei tre mesi precedenti. La società ha inoltre comunicato di non essere riuscita ad aggiungere i previsti 2,5 milioni di iscritti nel medesimo periodo e di prevedere un’ulteriore riduzione del numero di abbonati nel trimestre in corso, stimando almeno 2 milioni di iscritti in meno.
Per anni Netflix era stata il punto di riferimento per capire come si stesse muovendo l’industria dei servizi in streaming, sia per l’alto numero dei propri abbonati, sia per la grande quantità di produzioni e investimenti degli ultimi tempi; solo quest’anno la società prevede di spendere fino a 20 miliardi di dollari per produrre serie televisive e film. Le difficoltà degli ultimi mesi sono quindi osservate con grande attenzione da altre grandi piattaforme, a cominciare da Disney, il cui servizio in streaming ha poco più di due anni e ha finora raccolto importanti successi.
Netflix ritiene che una delle cause nella riduzione della propria crescita sia legata alla condivisione delle password per accedere ai propri servizi, con diverse persone che utilizzano lo stesso account per risparmiare qualche soldo. Secondo la società, oltre ai 222 milioni di abbonati, il servizio viene utilizzato da almeno altri 100 milioni di persone o nuclei familiari, un terzo dei quali sono negli Stati Uniti e in Canada.
Ci potrebbero quindi essere importanti margini per recuperare nuovi abbonamenti, introducendo maggiori controlli sui sistemi di accesso e offrendo contestualmente un’opzione di abbonamento che consenta la condivisione della password tra un certo numero di persone. Attualmente l’uso degli account dovrebbe essere limitato a un solo nucleo di utenti, che a seconda del tipo di abbonamento possono vedere contenuti contemporaneamente su dispositivi diversi tramite i loro profili.
In passato, la condivisione delle password era tollerata, anche se non era formalmente consentita, perché a Netflix interessava raggiungere il maggior numero possibile di persone, in modo da far conoscere i propri servizi e guadagnare in questo modo nuovi abbonati. In una fase di forte crescita di utenti, la condivisione dello stesso account era un problema marginale, mentre diventa centrale in una fase come l’attuale in cui la società fatica a trattenere gli abbonati e a convincere nuove persone a iscriversi ai propri servizi.
Il rallentamento nei nuovi abbonamenti ha portato a una riduzione nella crescita dei ricavi, dopo anni in cui Netflix segnalava a ogni trimestre aumenti del 20 per cento circa. Nei primi tre mesi di quest’anno i ricavi sono aumentati del 10 per cento, raggiungendo i 7,87 miliardi di dollari contro i 7,93 miliardi di dollari inizialmente previsti. Gli utili sono stati di 1,6 miliardi di dollari, contro gli 1,71 miliardi di dollari nello stesso periodo dell’anno precedente.
I minori ricavi e utili sono derivati in primo luogo dalla riduzione degli abbonamenti. Attualmente Netflix ha 221,6 milioni di iscritti, rispetto ai 221,8 milioni del trimestre precedente. La società ha perso 700mila abbonati in Russia, dove ha sospeso le proprie attività in seguito all’invasione militare russa in Ucraina, e ne ha persi circa un milione nelle Americhe. I nuovi utenti che si sono registrati nell’ultimo trimestre non sono stati sufficienti per compensare la perdita di iscritti, portando alla riduzione complessiva di 200mila abbonati.
Sulla riduzione degli abbonati ha influito anche la scelta di Netflix di alzare i prezzi dei propri abbonamenti, con rincari per le opzioni più utilizzate dagli utenti a partire dallo scorso gennaio. La società non rivedeva i propri prezzi da quasi due anni e in seguito agli aumenti molti hanno preferito abbandonare il servizio, magari orientandosi verso altre piattaforme di streaming che costano meno.
Dopo anni in cui non aveva avuto grande concorrenza, Netflix ora si muove in un mercato molto più variegato e con numerosi concorrenti piuttosto agguerriti e che in alcuni casi si possono permettere di richiedere prezzi più bassi ai loro clienti. Disney+ ha per diverso tempo offerto il proprio abbonamento in promozione a pochi euro per i primi mesi, mentre negli Stati Uniti altri servizi come Hulu offrono un catalogo piuttosto ricco, ma a prezzi contenuti se si utilizza l’opzione con la pubblicità.
In passato i dirigenti di Netflix avevano sempre detto di essere contrari a piani in abbonamento con la pubblicità, ma visti gli ultimi andamenti ora stanno riconsiderando la possibilità di offrire un’iscrizione più economica sostenuta in parte dagli annunci pubblicitari. In questo modo la società potrebbe incentivare nuovi abbonamenti, specialmente nei paesi economicamente meno avanzati, dove da tempo l’azienda dice di vedere grandi possibilità di crescita per compensare le difficoltà negli Stati Uniti e in parte in Europa.
Netflix spende più delle altre piattaforme per lo sviluppo e la produzione di una grande quantità di serie televisive e film, alcune delle quali sono diventate grandi successi come Stranger Things, The Crown e Bridgerton, mentre altre hanno avuto meno fortuna come Space Force. Di recente, la società ha ottenuto importanti successi anche con produzioni fuori dagli Stati Uniti, come nel caso della serie tv sudcoreana Squid Game, tra le più popolari e discusse dello scorso anno.
La pandemia da coronavirus aveva favorito nel 2020 un aumento delle iscrizioni a Netflix, in un periodo in cui in molti paesi erano in vigore lockdown di vario tipo, con la richiesta alla popolazione di rimanere il più possibile in casa per ridurre la diffusione dei contagi. Netflix come altre piattaforme aveva rilevato un aumento delle ore trascorse sulle sue applicazioni, anche se l’anno seguente aveva iniziato a registrare dati meno incoraggianti sulla tenuta dei nuovi abbonamenti.
Nel complesso Netflix ha comunque basi finanziarie solide e buone potenzialità per continuare a espandersi al di fuori degli Stati Uniti. Nell’ultimo trimestre la sua presenza è aumentata in Giappone e in importanti mercati orientali come Thailandia, Taiwan e Filippine.