Il dibattito televisivo che né Macron né Le Pen vogliono perdere
Si tiene stasera, sarà l'unico prima del ballottaggio delle presidenziali francesi di domenica, ed è stato studiato nei minimi dettagli
Stasera, in Francia, ci sarà un dibattito televisivo tra i due candidati che hanno superato il primo turno delle elezioni presidenziali: Emmanuel Macron, il presidente uscente, e Marine Le Pen, del partito di estrema destra Rassemblement National. Sarà anche l’unico confronto diretto prima del ballottaggio di domenica 24 aprile.
Il dibattito durerà circa due ore, sarà condotto da una giornalista che lavora nel servizio televisivo pubblico e da un giornalista che lavora per un canale privato: avranno il compito di fare le domande nel modo più neutro possibile, e mentre uno dei candidati parlerà il microfono dell’altro avrà il volume abbassato. Le modalità con cui si svolgerà la discussione sono state raccontate dai giornali francesi con dettagli che vanno dallo sfondo (sarà blu), alla temperatura sul palco (19 gradi) fino alle varie richieste di regia negoziate da ciascuno dei due.
Marine Le Pen, che nel dibattito del 2017 non aveva apprezzato le inquadrature di quando non parlava e la si vedeva armeggiare sul leggio tra gli appunti, ha per esempio ottenuto di limitare le inquadrature di passaggio a quando il candidato che ascolta tiene lo sguardo sul suo avversario.
Le Pen e Macron hanno scelto diverse strategie per arrivare al confronto. La candidata di Rassemblement National, che nel 2017 aveva tenuto incontri elettorali fino a poco prima e che al dibattito era arrivata esausta, dopo la trasferta di lunedì in Normandia ha scelto di isolarsi a casa per un giorno e mezzo a studiare per prepararsi al meglio per il confronto di questa sera.
Emmanuel Macron, invece, è intervenuto lunedì in diversi studi televisivi, martedì ha avuto importanti colloqui diplomatici sulla guerra in Ucraina, e questa mattina sarà presente al Consiglio dei ministri. Nessun impegno è stato ufficialmente cancellato dalla sua agenda in vista del dibattito: Macron ha insomma voluto dare l’impressione di non doversi realmente preparare all’incontro. «Lui è presidente, ve lo ricordo. Ha obblighi relativi a questa funzione. Quindi, chiaramente, non ha intenzione di isolarsi con gli amici in una seconda casa per settantadue ore», ha detto a Libération uno dei suoi consiglieri.
L’ultimo dibattito tra i due, nel maggio del 2017, era stato in generale molto aggressivo e confuso dall’inizio alla fine. I giornali avevano parlato al tempo di una discussione che aveva ben poco di presidenziale, fatta di continue interruzioni, sorrisetti, insinuazioni: diversa dai dibattiti che si erano visti fino a lì, solitamente sobri e misurati.
Né Macron né Le Pen avevano avuto la possibilità di spiegare bene le rispettive proposte, ma alla fine il più convincente era risultato comunque Macron. Come al tempo riferì uno dei suoi consiglieri, Macron era «molto sorpreso dal grado di impreparazione» della sua avversaria.
Cinque anni dopo, ci sono invece pochi dubbi sul fatto che Macron si troverà di fronte una rivale molto più abile. Stavolta, in quanto presidente uscente, Macron è poi responsabile della gestione del paese negli ultimi cinque anni e questo, scrive sempre Libération, per Le Pen sarà «l’equivalente di una miniera d’oro da attaccare».
La sfida principale di Macron sarà quella di non essere percepito come arrogante e lontano dalle persone (accusa che gli viene rivolta da molti francesi). La sua principale strategia, secondo gli osservatori, sarà quella di smascherare Marine Le Pen, di smontare cioè la sua immagine più moderata e rassicurante costruita negli ultimi anni e di ribadire che la radicalità del suo programma non si è affatto modificata, a dispetto delle apparenze.
Molto probabilmente, e su vari temi, Macron cercherà dunque di ricacciare Le Pen nel campo politico a cui appartiene, quello dell’estrema destra, presentando sé stesso come una specie di baluardo contro la minaccia nazionalista. L’obiettivo è che dal dibattito Le Pen esca come la “candidata del caos”, come “la grande amica” dei leader di Russia e Siria, Vladimir Putin e Bashar al Assad. «E poi, andranno sottolineate tutte le sue bugie, si dovrà dire che quello che vuole è lasciare l’Unione Europea, abbandonare gli accordi di Parigi, instaurare un regime autocratico, e andrà ribadita la sua incompetenza economica», ha detto una dirigente del partito di Macron.
Sulla questione del potere d’acquisto, molto sentita dai francesi e su cui Marine Le Pen ha centrato tutta la campagna elettorale, uno dei portavoce di Macron ha detto: «Volevano fare di Macron il candidato dei ricchi; dimostreremo che è lei la candidata dei super ricchi».
Il rischio di questa strategia, per il presidente uscente se sarà rieletto, sarà però quello di vincere “per mancanza di qualcosa di meglio”, e perché gli elettori si sono mobilitati contro Le Pen, senza di fatto aderire con convinzione al suo progetto.
Se è comunque vero che la leva “tutto tranne Le Pen” potrebbe funzionare, è anche vero che esiste, tra gli elettori e le elettrici, un “tutto tranne Macron”: il rifiuto di parte della popolazione verso il candidato presidente è infatti qualcosa di molto concreto, e per lui anche molto rischioso. È su questo che punterà Le Pen, con un’operazione di fatto speculare a quella del suo avversario.
Le Pen ha più volte accusato Macron di utilizzare come unica arma contro di lei la paura: «È davvero l’unico argomento rimasto all’attuale presidente della Repubblica per cercare di restare a tutti i costi al suo posto». Domenica, intervenendo in tv, Le Pen ha poi parlato di «potere senza empatia», del «disprezzo» e della «brutalità» mostrata da Emmanuel Macron in più occasioni: «Lo trovo molto violento, molto brutale nei miei confronti, molto aggressivo, e a volte anche offensivo».
Secondo gli osservatori, Marine Le Pen porterà avanti questa strategia della “demonizzazione” senza aggressività, cercando di schivare il più possibile i conflitti e cercando di dare di sé un’immagine solida, credibile e presidenziale.
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Le ultime ricerche citate da Le Monde confermano che una delle fragilità di Macron è essere percepito come lontano dalle preoccupazioni dei francesi: solo un terzo delle persone intervistate dice che l’attuale presidente è in grado di comprendere i problemi delle persone (contro il 46 per cento di Marine Le Pen), ed è visto anche come “troppo autoritario”.
Macron compensa però questi punti di debolezza con una posizione presidenziale molto più forte: il 62 per cento delle persone intervistate lo ritiene in grado di affrontare una grave crisi e il 61 per cento pensa che dia una buona immagine della Francia all’estero (su quest’ultimo punto Le Pen è al 26 per cento).
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In generale, a pochi giorni dal secondo turno, i sondaggi danno Emmanuel Macron come vincitore con una percentuale che va dal 53 al 56: si tratta di dieci punti in meno rispetto a quanto prese nel 2017, ma nelle ultime due settimane l’attuale presidente ha guadagnato almeno due punti.