Le accuse dell’ufficio antifrode europeo contro Le Pen
Con altri tre membri del suo partito avrebbe utilizzato indebitamente più di 600 mila euro di fondi pubblici europei, scrive Mediapart
L’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) ha accusato la leader dell’estrema destra francese Marine Le Pen, il padre Jean-Marie Le Pen e altri due membri del partito Rassemblement National di avere utilizzato in maniera indebita più di 600mila euro di fondi pubblici europei nel periodo in cui erano in servizio come deputati del Parlamento Europeo.
Le accuse sono contenute in un rapporto che l’OLAF ha inviato alla magistratura francese e che è stato visto in esclusiva dal sito Mediapart, che ne ha pubblicato sabato alcuni dettagli. Il rapporto non costituisce di per sé un’accusa formale, ma è piuttosto una segnalazione alle autorità francesi, che dovranno poi decidere se e come utilizzare le informazioni fornite dall’ufficio europeo.
Le accuse potrebbero comunque essere un problema per Le Pen, candidata del Rassemblement National, che il prossimo 24 aprile sfiderà il presidente uscente Emmanuel Macron al ballottaggio delle elezioni presidenziali.
Secondo il rapporto dell’OLAF, Le Pen e gli altri avrebbero chiesto e ottenuto rimborsi per un totale di 617.379,77 euro, che sarebbero stati usati per coprire spese per il personale e spese legate all’attività politica del partito francese nell’ambito del gruppo europarlamentare di estrema destra Europe of Nations and Freedom (ENF). Nessuno dei quattro è accusato di essersi appropriato personalmente di questi rimborsi, ma di averli usati per attività politiche che non dovrebbero essere pagate con i fondi dell’Unione Europea.
In particolare, Marine Le Pen avrebbe sottratto circa 137mila euro nel periodo compreso tra il 2004 e il 2017 mentre il padre – il fondatore del partito Front National, rinominato poi Reassemblement National – più di 303mila euro. Le altre due persone accusate sono Louis Aliot, ex compagno di Le Pen e attuale sindaco della città di Perpignan, e l’ex eurodeputato Bruno Gollnisch.
Secondo l’OLAF, citata da Mediapart, il comportamento degli ex eurodeputati e «le loro azioni reiterate negli anni […] hanno messo a rischio la reputazione delle istituzioni dell’Unione» e costituiscono un «grave torto» per cui «dovrebbero essere ritenuti responsabili».
In base alle informazioni ottenute da Mediapart, l’Ufficio europeo antifrode avrebbe trasmesso il rapporto alla magistratura francese lo scorso 11 marzo. La procura di Parigi ha confermato che sta studiando il rapporto dell’OLAF, ma per ora non sono state emesse accuse formali contro i quattro politici.
Tutte le persone accusate hanno negato ogni coinvolgimento, compresa Le Pen, il cui avvocato ha fatto notare che le accuse sono state rese note in un momento cruciale per la sua carriera politica e che molte di queste risalirebbero a fatti avvenuti più di dieci anni fa. Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National, ha parlato di un’«interferenza» delle istituzioni europee nella campagna elettorale.
Le Pen è arrivata al ballottaggio contro Macron, come era accaduto anche nel 2017, ottenendo poche centinaia di migliaia di voti in più del candidato dell’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon. Il sondaggio più recente realizzato da Ipsos per Le Parisien – e pubblicato prima della diffusione del rapporto di OLAF – indica comunque che attualmente sarebbe in svantaggio su Macron di circa 10 punti. Dal 2018 Le Pen era peraltro già indagata per uso improprio di fondi europei: secondo le accuse, avrebbe usato denaro pubblico per pagare gli stipendi dei collaboratori del proprio partito.
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