Cosa fu l’“editto bulgaro” di Berlusconi
Lo pronunciò vent'anni fa, quando era presidente del Consiglio, invitando la RAI a estromettere Biagi, Santoro e Luttazzi dai palinsesti
Il 18 aprile 2002, durante una conferenza stampa in occasione di una visita ufficiale a Sofia, capitale della Bulgaria, l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi parlò dell’uso secondo lui «criminoso» della televisione pubblica da parte dei giornalisti Enzo Biagi e Michele Santoro e del comico Daniele Luttazzi. Berlusconi si riferiva alle critiche che i giornalisti e il comico gli avevano riservato durante le loro trasmissioni.
Berlusconi, che era rientrato in carica da meno di un anno, disse che sarebbe stato «un preciso dovere della nuova dirigenza» RAI non permettere più il ripetersi di simili situazioni. L’intervento di Berlusconi venne definito l’editto bulgaro per via del carattere piuttosto perentorio delle parole dell’allora presidente del Consiglio. Effettivamente, nel giro di poco tempo Biagi, Santoro e Luttazzi furono estromessi dai palinsesti della RAI, benché le loro trasmissioni avessero successo e buoni ascolti.
Da quel momento l’espressione editto bulgaro entrò nell’uso comune a indicare l’ostracismo di Berlusconi nei confronti di Biagi, Santoro e Luttazzi, e divenne un simbolo della spregiudicatezza di Berlusconi quando si trattava di attaccare i suoi avversari, sia nella politica sia nei media.
L’editto venne definito “bulgaro” sia perché Berlusconi intervenne a Sofia, in Bulgaria, sia per via delle restrizioni delle libertà e dei diritti che il regime politico bulgaro impose dalla seconda metà del Novecento fino al 1989, quando cadde il muro di Berlino e la Bulgaria iniziò una fase di transizione politica che la portò nel 1990 a diventare una democrazia con un’economia di mercato. Anche oggi l’aggettivo bulgaro viene spesso utilizzato in senso figurato per indicare un voto o un’elezione guidata o imposta dittatorialmente (percentuali o maggioranze bulgare).
Poche ore dopo l’intervento di Berlusconi, Biagi commentò così:
Il presidente del Consiglio non trova niente di meglio che segnalare tre biechi individui: Santoro, Luttazzi e il sottoscritto. Quale sarebbe il reato? […]. Poi il presidente Berlusconi, siccome non intravede nei tre biechi personaggi pentimento e redenzione, lascerebbe intendere che dovrebbero togliere il disturbo […]. Lavoro qui in Rai dal 1961, ed è la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il palinsesto […]. Cari telespettatori, questa potrebbe essere l’ultima puntata del Fatto. Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci. Eventualmente è meglio essere cacciati per aver detto qualche verità, che restare a prezzo di certi patteggiamenti.
Il Fatto, Sciuscià e Satyricon, i programmi condotti rispettivamente da Biagi, Santoro e Luttazzi, furono interrotti e i conduttori allontanati dall’azienda nonostante i buoni risultati in termini di ascolti. Santoro tornò in Rai nel 2006 con la trasmissione Annozero, Biagi nel 2007, pochi mesi prima della sua morte. Luttazzi invece non ottenne mai più la conduzione di un proprio programma in Rai. Il 25 marzo 2010 partecipò a una puntata di Raiperunanotte, trasmissione condotta da Michele Santoro: il programma venne trasmesso in parte e in differita anche da RaiNews24, ma l’intervento di Luttazzi non venne mandato in onda.