Com’è fatto il posto dove lavora Volodymyr Zelensky
Con la guerra il palazzo presidenziale a Kiev è diventato una specie di «fortezza», hanno raccontato i giornalisti che ci sono stati
Il 7 marzo, dopo poco più di una settimana dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva fatto sapere con un video che non se ne sarebbe andato da Kiev: sarebbe rimasto nella capitale, nonostante in quei giorni circolassero già voci di piani per ucciderlo (difficilmente verificabili ma ritenute plausibili) e nonostante la destituzione del suo governo fosse l’obiettivo non troppo nascosto del presidente russo Vladimir Putin.
Il video era stato girato tra i corridoi e le stanze del palazzo presidenziale, in via Bankova, dove Zelensky si trova ancora oggi, in quella che il suo staff chiama la «fortezza» della resistenza ucraina (per ragioni di sicurezza, Zelensky non è comunque sempre stato nel palazzo).
È nel palazzo residenziale che negli ultimi giorni, soprattutto da quando le truppe russe hanno iniziato a ritirarsi dal nord dell’Ucraina, Zelensky ha ricevuto politici stranieri e giornalisti. In particolare l’Economist e BBC hanno raccontato un po’ di cose su che posto sia oggi l’edificio, e come siano cambiate radicalmente le modalità di accesso e gli standard di sicurezza.
La direttrice dell’Economist Zanny Minton Beddoes, che ha incontrato Zelensky a Kiev il 25 marzo scorso, quando ancora la capitale era un obiettivo delle truppe russe e la città subiva attacchi quotidiani, ha raccontato anzitutto della difficoltà di raggiungere il palazzo presidenziale: almeno in quei giorni attraversare la città non era facile, le strade erano (e sono ancora) piene di barriere anticarro, soprattutto sacchi di sabbia e le più classiche strutture di metallo a forma di croce, oltre che soldati armati. Nel tragitto Minton Beddoes ha dovuto anche cambiare auto, per ragioni di sicurezza.
Da quando è iniziata la guerra, lo stesso edificio è stato trasformato in una specie di «fortezza», ha detto un funzionario incaricato di ricevere la troupe dell’Economist.
È circondato da filo spinato, mine e supporti per mitragliatrici, e per entrare è necessario superare controlli di sicurezza molto rafforzati. Clive Myrie di BBC ha scritto: «Abbiamo fatto passare le nostre attrezzature attraverso due metal detector e siamo stati portati dentro. Poi abbiamo superato lunghi corridoi con sacchi di sabbia impilati ogni pochi metri. Era stato lasciato un piccolo foro vicino alla parte alta dei sacchi, attraverso il quale poteva entrare la canna di un fucile d’assalto».
Per garantire la continua sicurezza del palazzo, ha aggiunto Myrie, nelle settimane precedenti parte degli addetti incaricati alla sicurezza si è inoltre trasferita stabilmente in via Bankova, dormendo su letti da campo allestiti nell’edificio.
Il luogo dove sono avvenute le interviste e dove Zelensky ha incontrato i pochi politici europei che si sono addentrati a Kiev durante la guerra è la “Situation Room”, che ha un aspetto diverso dai corridoi che la precedono: non più buio e “fortificato”, ma ampio e moderno, con grandi schermi al plasma appesi alle pareti e sedie ergonomiche con le rotelle. Oliver Carroll ha scritto sull’Economist che «potrebbe sembrare una sala riunioni aziendale, se non fosse per le parole blasonate che appaiono, in giallo su sfondo blu, su ogni lato della stanza: “ufficio del presidente dell’Ucraina”» (giallo e blu sono i colori della bandiera ucraina).
Nella “Situation Room” erano stati accolti anche i primi ministri di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia lo scorso 15 marzo, nella prima visita di stato in Ucraina dall’inizio dell’invasione, quando arrivare a Kiev comportava ancora rischi notevoli (rischi che non sono spariti nemmeno oggi, ma sono comunque minori rispetto a quando era in corso l’offensiva militare nel nord).
Secondo Myrie, l’aspetto moderno della “Situation Room” risponde a un’esigenza precisa: cioè alla volontà del governo di presentare l’Ucraina come un paese occidentale e all’avanguardia, sempre meno legato alla sfera d’influenza russa.
Un concetto simile è stato detto anche dal capo dello staff di Zelensky che era presente all’intervista. A un certo punto i giornalisti dell’Economist hanno infatti chiesto di cambiare sedie, perché con le rotelle si producevano troppi movimenti che disturbavano le riprese video; un addetto ha portato due sedie senza rotelle, un po’ antiquate e trovate nel palazzo, nonostante il capo dello staff di Zelensky si fosse opposto: «Stiamo cercando di dare un’immagine più moderna, qui», aveva detto.
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