La guerra in Ucraina sta facendo molto male alla Tunisia
È uno dei paesi più colpiti dal blocco delle importazioni di grano e fertilizzanti, e le cose potrebbero farsi ancora più complicate
Come ormai noto, la guerra in Ucraina ha provocato un forte aumento del prezzo del grano causando grossi problemi ai paesi che fanno più affidamento sulle importazioni di grano proveniente dall’Europa orientale: per esempio Egitto, Libia, Libano e Turchia, dove il clima caldo e secco non favorisce la coltivazione del cereale. Uno degli stati più vulnerabili in questo momento è la Tunisia, dove già da varie settimane ci sono segnali di gravi carenze di molti prodotti di base e dove il rischio di un’emergenza alimentare si sommerebbe alla grave crisi economica e politica in corso da tempo.
La guerra sta creando diversi problemi perché l’Ucraina era soprannominata “il granaio d’Europa”, visto che nelle sue grandi pianure si coltivavano molti cereali, buona parte dei quali destinati all’esportazione. Insieme, Russia e Ucraina erano responsabili di quasi un terzo delle esportazioni complessive di grano, mentre la Russia, assieme alla Bielorussia, forniva sempre un terzo dei fertilizzanti a base di azoto e potassio usati comunemente nelle coltivazioni europee.
Le importazioni da questi paesi sono cruciali in particolare per molti paesi africani, tra cui appunto la Tunisia, che secondo un’analisi basata sui dati forniti dall’ONU negli ultimi cinque anni ha contato sulle importazioni da Ucraina e Russia per soddisfare il 56 per cento del proprio fabbisogno annuale di grano.
Le conseguenze dell’aumento generale dei prezzi delle materie prime nel paese si sono sentite fin dall’inizio dell’invasione russa, e stanno continuando a vedersi.
Generalmente i tunisini consumano grandi quantità di pane, un bene che ora ci si può procurare solo facendo lunghe code fuori dai negozi e pagando un prezzo assai superiore a quello del tempo di pace. Un fornaio della città di Sidi Bouzid ha raccontato al sito di notizie Middle East Eye di ricevere circa la metà della sua consueta fornitura di farina e di esaurirla tutta già alle 9 del mattino. Molti altri panettieri hanno dovuto chiudere le proprie attività per giorni sempre per via della scarsità di farina, che assieme all’olio di semi è uno dei prodotti che stanno scarseggiando sugli scaffali dei supermercati, e che sono diventati assai ricercati. In alcune città, inoltre, il pane ha cominciato a essere razionato, come accade nei negozi di alimentari con altri beni di prima necessità, per esempio zucchero e farina.
Long queues for #bread with bakeries shutting early, rationing supplies amid shortage of wheat-based staples and rising #foodprices. Bakeries usually stay open throughout the week during holy month, availability of bread is never an issue. #Ramadan2022 looks v.different #Tunisia pic.twitter.com/OWDMEY6Xvh
— Alessandra Bajec (@AlessandraBajec) April 4, 2022
L’impatto della guerra in Ucraina sulle esportazioni di grano e fertilizzanti, unito alla crisi economica già in corso, potrebbe portare a una situazione particolarmente complessa per la Tunisia.
Già prima dell’inizio della guerra, la Tunisia stava attraversando la crisi economica peggiore di sempre da quando divenne indipendente dalla Francia, nel 1956; la pandemia da coronavirus aveva poi fatto contrarre di più dell’8 per cento l’economia tunisina, aggravando il problema dell’aumento dell’inflazione e della diffusissima disoccupazione.
Negli ultimi anni il governo tunisino aveva finanziato in maniera consistente le importazioni di grano nel tentativo di mantenere bassi i prezzi e dare stabilità alimentare alla popolazione.
Oggi però da un lato sta facendo fatica a pagare il poco grano che riesce a importare, e dall’altro sta puntando a resistere fino a quando i prezzi si saranno di nuovo abbassati, sostenendo peraltro che ci siano scorte sufficienti per arrivare fino alla maturazione del raccolto nazionale, il prossimo giugno. La varietà di grano che viene coltivata in Tunisia comunque è adatta per produrre semola o pasta, ma non alla produzione del pane.
Long queue in front of bread shop in Bhar Lazreg in Tunis today! Been seeing such queues in Bab Souika and Kram as well for past two weeks! pic.twitter.com/gGFjoITAMP
— Shreya Parikh شريا پریکھ (@shreya_parikh) April 2, 2022
Un’altra questione è appunto quella dell’aumento del costo del carburante e dei fertilizzanti, che stanno contribuendo ad aggravare i problemi dell’agricoltura.
Alcune aziende tunisine che si occupano di produrre fertilizzanti stanno esaurendo i componenti chimici che sono essenziali per la loro produzione; inoltre, per via delle dure sanzioni economiche imposte dall’Occidente alla Russia, queste stesse aziende non ricevono nuove forniture da settimane. Senza fertilizzanti anche le coltivazioni di grano sul territorio nazionale potrebbero essere seriamente compromesse. Attualmente il governo sta proponendo di acquistare un prodotto alternativo a base di ammoniaca che viene realizzato in Spagna, che però costa il doppio dei fertilizzanti tradizionali.
Alcuni fornai stanno provando ad arrangiarsi per riuscire a recuperare sul mercato nero un po’ di farina, anche pagandola di più rispetto al prezzo a cui la troverebbero normalmente. Parlando dei sacchi di farina da 20 chili, che di solito costano 14 dinari tunisini – l’equivalente di circa 4,30 euro – un fornaio di Tunisi ha detto: «Meglio comprarli a 20 dinari che dover chiudere il negozio».
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