A Shanghai sta crescendo il malcontento per il lockdown
I tantissimi contagi non sono l'unico problema per il governo cinese, che ora teme una diffusione delle proteste in altre città del paese
La nuova ondata di contagi a Shanghai, dove da fine marzo è stato introdotto un rigidissimo lockdown, viene considerata la crisi sanitaria più grande che la Cina abbia dovuto affrontare dai tempi dell’epidemia a Wuhan, la città dove furono identificati i primi casi di COVID-19 all’inizio del 2020. Il governo cinese è in grande difficoltà, soprattutto perché la strategia “zero-COVID” usata finora per contenere la pandemia non sta funzionando, e per le gravi conseguenze che i lockdown stanno provocando sui commerci globali.
Il governo sembra avere anche un’altra preoccupazione: il lockdown a Shanghai sta creando un inusuale malcontento tra la popolazione locale e negli ultimi giorni ci sono stati episodi di proteste e dimostrazioni di grande frustrazione. Per la Cina il timore è che ora questo malcontento si diffonda anche in altre città, e che si trasformi in una più ampia crisi di fiducia verso il Partito Comunista cinese.
La città di Shanghai, dove vivono circa 25 milioni di abitanti, è arrivata alla sua terza settimana di lockdown completo, seguito ad alcune restrizioni parziali introdotte già all’inizio di marzo. Giovedì in tutto il paese sono stati registrati 24.166 casi di contagio da coronavirus, il 95 per cento dei quali riscontrati proprio a Shanghai; e anche se da qualche giorno in alcune parti della città le misure sono state in parte allentate, al momento non si sa fino a quando sarà in vigore il lockdown. La situazione comunque sembra essere piuttosto critica, e il prolungarsi delle restrizioni ha già portato ad alcune proteste.
Shanghai, China 🇨🇳
Lockdown:Shanghai residents protest over days of isolation, lack of food, removal to quarantine camps, children separated from parents and pets being destroyed.
But apparently it’s “for their health.”pic.twitter.com/odjTO7lwRw
— James Melville (@JamesMelville) April 11, 2022
Nonostante la censura, sui principali social network cinesi sono via via comparsi messaggi molto critici contro le misure imposte dal governo da parte di persone disperate e in grosse difficoltà nel procurarsi cibo e altri beni. Molti altri messaggi, spesso censurati, alludono invece a persone che si sarebbero suicidate a causa delle condizioni troppo dure, ma anche a proteste e atti di ribellione.
🔻 this protest in Shanghai reminds me of the massive pro-democracy protests that took place in Hong Kong in 2019; I heard that many Chinese nationals supported the crackdowns and rooted for Hong Kong cops at the time…
14/n pic.twitter.com/hJeNpy9VUv
— Byron Wan (@Byron_Wan) April 14, 2022
Come racconta Bloomberg, sui social network ha per esempio cominciato a circolare la canzone “Do You Hear the People Sing?” del musical Les Misérables, che era stata censurata durante le proteste pro-democrazia di Hong Kong nel 2019 ed era tornata a essere usata come simbolo di ribellione e sfida contro le rigidissime regole durante i primissimi focolai a Wuhan nel 2020. Giovedì altre persone sono scese in piazza per protestare, scontrandosi in qualche caso con la polizia.
Oltre a essere la crisi sanitaria peggiore in Cina dall’inizio della pandemia, la situazione attuale di Shanghai sembra accompagnare anche un problema più grande. Le critiche ricevute per il lockdown di Shanghai – uno dei principali poli commerciali della Cina e del commercio mondiale – e per quello imposto nella provincia di Jilin, dove abitano altri 24 milioni di persone, rischiano infatti di allargarsi ad altre parti del paese e soprattutto di mettere a rischio i consensi per il potentissimo presidente Xi Jinping, che verosimilmente a fine anno sarà eletto per il suo terzo mandato.
Vari analisti sentiti da Bloomberg sostengono infatti che il rigido approccio al contenimento della pandemia minacci di ostacolare i piani per il «grande rinnovamento della nazione», attraverso cui Xi e il Partito Comunista al governo intenderebbero far diventare la Cina la principale potenza del mondo. In particolare, le misure farebbero venire meno l’idea di migliorare la qualità della vita per costruire una società «prospera», uno dei pilastri su cui si poggia la propaganda del governo.
Mercoledì durante una visita nella provincia di Hainan, Xi ha fatto capire che per ora le rigide misure “zero COVID” non possono essere tolte e che la popolazione deve adattarsi a questa situazione, nonostante le criticità e i problemi per l’economia. «Il lavoro di prevenzione e controllo non può essere allentato», ha detto Xi: «La persistenza è la vittoria».
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