La crisi in Sri Lanka è sempre più grave
Il governo ha dichiarato il default dopo aver perso la maggioranza, la crisi economica è gravissima e le proteste non si fermano
Martedì la banca centrale dello Sri Lanka ha dichiarato default e ha annunciato la sospensione del pagamento di parte del proprio debito ai creditori internazionali – un debito enorme, pari a 50 miliardi di dollari, più della metà del PIL annuale del paese – nel tentativo di gestire la gravissima crisi economica in corso. Questa crisi, che in Sri Lanka è considerata la peggiore degli ultimi 70 anni e ha portato a gravi carenze di cibo, carburante e medicine, ha provocato nelle ultime settimane grosse proteste contro il governo, considerato corrotto e incapace di gestirla: non si sono fermate neanche con l’imposizione del coprifuoco e dello stato di emergenza.
Lo Sri Lanka è un paese a sud dell’India da circa 22 milioni di abitanti, indipendente dal Regno Unito dal 1948. La sua crisi economica ha varie cause: la pandemia, l’aumento dei prezzi di energia e materie prime e ora, come conseguenza della guerra in Ucraina, anche l’interruzione delle catene di approvvigionamento (lo Sri Lanka è soprattutto un paese importatore).
Ad aggravare la crisi, secondo vari osservatori, avevano contribuito le politiche fallimentari del governo, guidato dal presidente Gotabaya Rajapaksa, e da suo fratello, il primo ministro Mahinda Rajapaksa: i due fanno parte di una delle dinastie politiche più potenti dello Sri Lanka, che conta sette fratelli che hanno tutti avuto importanti ruoli politici o amministrativi, e sono stati accusati in varie occasioni di corruzione e nepotismo.
I debiti esteri di cui il governo dello Sri Lanka ha deciso di sospendere i pagamenti sono costituiti soprattutto da titoli di stato, e i due principali creditori sono Cina e Giappone. In tutto i debiti che lo stato non potrà ripagare ammontano all’equivalente di oltre 20 miliardi di euro: di questi, più di 6 avrebbero dovuto essere ripagati quest’anno.
La sospensione dei pagamenti, ha detto il ministro dell’Economia, servirà a trovare un accordo per ristrutturare il debito, cioè per modificare le condizioni per la sua restituzione ed eventualmente ridurne l’importo. Dell’operazione si occuperà il Fondo Monetario Internazionale, che ha dichiarato il debito del paese «insostenibile». Il governo, nel frattempo, ha anche chiesto a India e Cina di inviare al paese aiuti economici, cibo e carburante.
Il governo si è inoltre rivolto ai manifestanti che protestano da settimane chiedendo le dimissioni del presidente Gotabaya Rajapaksa, offrendosi di incontrare i loro rappresentanti.
Nei giorni scorsi, nella capitale Colombo, le proteste erano arrivate a scontri anche violenti: tra le altre cose, i manifestanti avevano dato fuoco a due autobus parcheggiati di fronte alla casa del presidente e lanciato mattoni contro le forze dell’ordine, che erano intervenute con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Il governo aveva allora imposto prima lo stato di emergenza e poi un coprifuoco, col blocco di social network e app di messaggistica come Facebook, Twitter e WhatsApp per impedire l’organizzazione di altre manifestazioni. Non era servito a molto, e migliaia di persone avevano violato il coprifuoco per continuare a protestare. Le manifestazioni si erano allargate anche oltre Colombo, raggiungendo altre città.
– Leggi anche: Le proteste contro il governo in Sri Lanka
Le proteste erano state tali da portare infine alle dimissioni di tutti e 26 i ministri del governo – ma non del primo ministro, Mahinda Rajapaksa, che era rimasto al suo posto – e al ritiro di 40 parlamentari dalla coalizione di governo, rimasto senza maggioranza. Ora il presidente dovrà quindi nominare un nuovo governo. Tre partiti che si sono ritirati dalla coalizione di governo hanno proposto di formare un governo ad interim guidato da un nuovo primo ministro, sostituendo quindi Mahinda Rajapaksa. Ma parte dell’opposizione – che però è divisa – si è rifiutata di sostenerli, chiedendo di sostituire non solo il primo ministro ma anche il presidente.