Il programma di Netflix con i bambini che fanno cose da soli
Si chiama “Old Enough!” e in Giappone c'è da più di trent'anni (e piace molto): in Italia provarono una cosa simile (ma non piacque)
Da più di trent’anni sul canale giapponese Nippon Television va in onda Hajimete no Otsukai, un programma con protagonisti bambini dai due ai sei anni, ogni volta diversi, a cui i genitori affidano piccole missioni o commissioni da svolgere in autonomia: fare una piccola spesa, per esempio, oppure portare un qualche vestito in lavanderia. Dal 31 marzo su Netflix è disponibile una selezione di alcuni episodi di Hajimete no Otsukai, alcuni lunghi poco meno di dieci minuti, altri poco più di venti, ripresentati con il titolo Old Enough! (“grande abbastanza”).
A guardare le classifiche di Netflix, nelle ultime settimane Old Enough! non è arrivato tra le dieci serie più viste sulla piattaforma, ma a farsi un giro online si trovano comunque diversi profili e siti che ne parlano, forse anche solo per la sua oggettiva peculiarità e giapponesità. Qualcuno lo presenta come un programma semplice, buffo, affettuoso e confortevole, da guardare per rilassarsi; qualcun altro ha sfruttato l’occasione per fare qualche rapido ragionamento sulla cultura giapponese e sulla sua televisione: «una televisione», ha scritto il Japan Times «che è spesso stata dileggiata dagli stranieri, e che invece sembra fatta apposta per l’era dei social media».
L’idea alla base di Hajimete no Otsukai, così come il suo nome, arriva da un libro illustrato per bambini pubblicato nel 1976, che raccontava appunto l’incarico responsabilizzante (otsukai) affidato a una bambina alla quale viene chiesto dalla madre di andare a comprare un po’ di latte.
Verso la fine degli anni Ottanta il libro, tradotto in inglese e presentato come «intrinsecamente giapponese», fu preso come spunto per un segmento trasmesso all’interno del programma d’informazione Tsuiseki, dopodiché, anche in virtù del suo successo, divenne un programma autonomo. Negli anni, Hajimete no Otsukai è andato in onda di sera ed è sempre stato molto popolare. Ancora oggi, un paio di volte l’anno sono trasmessi in prima serata appositi speciali. Alcuni mostrano come sono cresciuti i bambini e le bambine protagonisti degli episodi più vecchi, alcuni hanno per protagonisti figli di persone famose e ci sono anche stati casi in cui i bambini protagonisti degli episodi più recenti sono figli di bambini, ora cresciuti, protagonisti in passato.
I brevi episodi di Old Enough!, che vanno subito al punto e mostrano solo il vagare dei bambini verso la loro meta, sono la parte centrale di Hajimete no Otsukai, ma non l’unica. Nel lungo programma giapponese ci sono intermezzi parlati di altro tipo, e viene inoltre dato più spazio alla presentazione delle famiglie in questione. Tutti gli episodi di Old Enough! sono di qualche anno fa, e i più lontani nel tempo sembrano essere di circa 15 anni fa.
In riferimento alle attenzioni (per ora difficilmente quantificabili) ottenute da Old Enough! fuori dal Giappone, il Japan Times ha scritto che «mostra quanto la televisione nipponica possa essere affascinante, dare emozioni positive e avere proprietà rilassanti», offrendo un programma in cui «la posta in gioco è bassissima». Il New Yorker è tra i tanti siti ad aver notato come, sebbene sia vecchio di qualche decennio, il format alla base di Old Enough! sembri fatto apposta per YouTube o perfino TikTok.
Tra chi si è interessato del programma in questi giorni, qualcuno si è chiesto quanto sia giusto lasciare bambini di due o tre anni uscire di casa da soli, e quanto sarebbe possibile fare qualcosa di simile all’estero.
Com’è ovvio, i bambini di Old Enough! sono tutto tranne che da soli. Vengono scelti dopo quelle che vengono raccontate come accurate selezioni, il percorso e l’incarico da compiere sono decisi insieme alle famiglie, le persone che vivono lungo il percorso sono informate della cosa e, oltre che dai cameramen, i bambini sono seguiti e preceduti anche da altre persone, in genere travestite da persone che sono lì a fare altro, ma talvolta riconosciute dai bambini. Insomma, è evidentemente tutto meno spontaneo di quel che sembra, e di conseguenza molto più sicuro, anche quando, per esempio, ci sono strade da attraversare.
Sulle possibilità di rifare all’estero il format alla base di Old Enough!: è già stato fatto. Ci sono versioni del programma in diversi paesi asiatici, ce n’è almeno una in inglese e ce n’è addirittura stata una in Italia. O meglio, c’è stato un episodio pilota, di prova, che però non ebbe seguito. Si chiamava “Mi raccomando… fai attenzione!” e andò in onda su Italia 1 nel 2007, condotto da Federica Panicucci e Dario Bandiera: su TV Blog, Giorgia Iovane l’ha raccontato più nel dettaglio, giudicandolo «terribile», tra le altre cose perché «tradì profondamente lo spirito del programma, trasformandolo in un varietà che racconta i bambini in quanto buffi non in quanto “agenti intenzionali”».
Un possibile problema della versione italiana, oltre che un punto di forza di quella giapponese, è che in Italia, così come in molti altri paesi, l’affidare un incarico a un bambino di quell’età è spesso visto come pericoloso prima che divertente, ma soprattutto come qualcosa di cui ridere e basta, non come un piccolo e necessario (oltre che magari anche divertente) rito d’iniziazione.
Come ha spiegato a Slate Hironori Kato, professore di pianificazione dei trasporti all’Università di Tokyo, «in Giappone molti bambini vanno a scuola a piedi, da soli». Il fatto che bambini di tre anni vengano lasciati soli a fare cose da adulti è quindi certo un’esagerazione, ma comunque meno lontana dal vero rispetto a quanto potrebbe essere altrove. Secondo Kato, oltre a un diverso approccio culturale alla questione, c’entra anche il fatto che in Giappone le strade e le infrastrutture sono fatte per essere più sicure per i pedoni, anche quelli in età prescolare.
Per tornare a Old Enough!, non è noto il criterio con cui sono stati scelti o se e quando è previsto l’arrivo di nuovi pacchetti di episodi: che è comunque molto probabile, viste le attenzioni rivolte alla serie, visto il grande archivio da cui pescare e visto che l’arrivo della serie su Netflix fa parte di un più grande accordo di collaborazione tra la piattaforma e l’emittente giapponese Nippon.
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A proposito invece di cose televisive giapponesi rilassanti e divertenti, un paio di settimane fa Amazon ha annunciato che nel 2023 arriverà su Prime Video una nuova versione di Takeshi’s Castle, che in Italia si fece conoscere, insieme con un altro programma simile, grazie a Mai dire Banzai, della Gialappa’s Band.