L’incrociatore russo “Moskva” è affondato
La Russia sostiene che il motivo siano i danni causati da un incendio, mentre l'Ucraina dice di averlo colpito con due missili
Giovedì sera il ministero della Difesa russo ha detto che il suo incrociatore “Moskva” è affondato mentre veniva rimorchiato, dopo aver perso stabilità a causa dei danni subiti dallo scafo durante un incendio avvenuto a bordo ore prima. In precedenza il governo russo aveva infatti detto che la nave ammiraglia, la principale della flotta del Mar Nero, era stata «seriamente danneggiata» da un’esplosione di munizioni causata da un incendio, e che l’intero equipaggio era stato evacuato, ma aveva escluso che la nave fosse affondata.
Questa versione è molto diversa da quella fornita dall’Ucraina, che aveva invece detto che l’incrociatore era stato colpito da missili antinave “Neptune”, lanciati dall’esercito ucraino. Annunciando l’affondamento della nave il ministero ha quindi continuato a negare che fosse stata colpita da missili ucraini, ma al momento non c’è certezza su quale delle due versioni sia vera. Per ora non ci sono foto e video dell’incrociatore russo, e a causa del maltempo che ha riguardato nelle scorse ore tutta l’area del Mar Nero le immagini satellitari non hanno permesso di visualizzare la nave.
John Kirby, portavoce del dipartimento della Difesa statunitense, ha detto a CNN di non poter confermare ufficialmente cosa abbia causato l’affondamento della nave, aggiungendo però che «non siamo nemmeno nella posizione di confutare la versione ucraina» e che «è certamente plausibile e possibile che l’abbiano effettivamente colpita con uno o più missili “Neptune”».
Se la versione ucraina dell’affondamento dell’incrociatore “Moskva” venisse confermata, sarebbe il primo utilizzo dei missili “Neptune” nel corso della guerra. I missili antinave “Neptune” sono un tipo di arma in dotazione dell’esercito ucraino, progettata sulla base dei missili da crociera sovietici Kh-35. Il progetto era stato avviato nel 2014, in risposta alla crescente minaccia della Russia sulla costa meridionale ucraina, e la prima batteria di missili era stata consegnata all’esercito ucraino nel marzo dello scorso anno.
L’incrociatore “Moskva” era una delle navi più importanti di tutta la flotta russa, e l’affondamento è considerato da molti un duro colpo per l’esercito russo, sia dal punto di vista militare che simbolico.
La nave fu costruita negli anni Settanta dall’Unione Sovietica ed era entrata in servizio nel 1983. Dopo la fine dell’Unione Sovietica, era diventata una delle più importanti navi da guerra russe, ed era stata utilizzata in molte delle recenti operazioni militari del paese, tra cui l’invasione della Georgia, la crisi in Crimea e la guerra in Siria. La nave era equipaggiata con 16 missili antinave “Vulkan”, con una portata di circa 700 km.
Nel corso della guerra in Ucraina si era già parlato dell’incrociatore “Moskva” perché a bordo della nave si trovavano i soldati russi che avevano intimato la resa a 13 soldati ucraini che stavano difendendo l’isola dei Serpenti nel mar Nero: dell’episodio si era discusso soprattutto perché uno dei soldati ucraini aveva risposto all’offerta di resa con un «vaffanculo».
Proprio in riferimento a quanto accaduto all’isola dei Serpenti, giovedì mattina il governatore della regione di Odessa, Maksym Marchenko, ha commentato il danneggiamento dell’incrociatore “Moskva” dicendo che ora «è ufficialmente andato dove lo avevano mandato i nostri soldati di guardia all’isola dei Serpenti».
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