Le aziende che non vogliono più avere la Z nei loro loghi
Sono diverse in tutto il mondo: stanno cambiando immagine per non essere associate all'invasione russa in Ucraina
Con la guerra in Ucraina, la lettera Z è diventata un simbolo di aperto sostegno all’invasione russa. Inizialmente era apparsa sui carri armati russi per indicare “Za pobedu”, “per la vittoria”, poi nelle ultime settimane era finita sugli adesivi da attaccare ai parabrezza delle automobili, sui social network, stampata sulle magliette e proiettata sugli schermi pubblicitari. Il risultato è stato che le aziende che avevano nei loro loghi la lettera Z si sono trovate costrette a cambiare la propria immagine per evitare di essere associate al regime di Vladimir Putin, e accusate di appoggiare l’invasione.
Uno dei casi più raccontati è stato quello della compagnia assicurativa svizzera Zurich Insurance, il cui logo è una grossa Z bianca su sfondo blu: a fine marzo, dopo aver interrotto parte delle proprie attività commerciali in Russia, l’azienda aveva deciso di rimuovere il proprio logo dai social network, sostituendolo col nome per intero, “Zurich”. L’azienda aveva comunicato di voler prendere le distanze dall’invasione russa dell’Ucraina, e aveva detto di non escludere misure più drastiche, nel caso in cui lo avesse ritenuto necessario.
Qualche giorno prima, per la stessa ragione, l’azienda britannica Ocado aveva deciso di modificare il logo del servizio di spesa veloce online Zoom, presentato solo la settimana precedente. Il logo consisteva in una Z bianca su sfondo fucsia: aveva attirato alcune critiche, che si erano aggiunte a quelle già rivolte a Ocado per la sua partnership col supermercato britannico Marks & Spencer, le cui 48 sedi russe erano rimaste aperte e operative anche dopo la decisione di sospendere i rifornimenti.
Come Zurich, Ocabo ha modificato il logo passando al nome scritto per intero, “Zoom”, sostenendo di non voler essere associata alle azioni del governo russo. L’azienda aveva poi annunciato una donazione di 150mila sterline a un’associazione di beneficenza britannica che raccoglieva aiuti per l’Ucraina.
Ocado to redesign Zoom logo after it draws ‘Zwastika’ comparisons https://t.co/pF1PMyAPqR
— The Guardian (@guardian) March 24, 2022
La decisione di modificare il logo è stata presa anche da aziende che operano nel settore della cultura. Activision Blizzard, una delle società di videogiochi più grandi e di maggior successo al mondo, ha per esempio modificato il costume di uno dei personaggi del videogioco Overwatch. Nella versione aggiornata, presentata qualche giorno fa, è stata rimossa la lettera Z dal corpetto del costume invernale di Zarya, abbreviazione di Aleksandra Zaryanova, la forzuta eroina di origini russe che nel videogioco, ambientato in un futuro dominato dalla robotica e dall’intelligenza artificiale, ha un ruolo del tutto positivo, di difesa del genere umano e lotta per la pace.
Activision Blizzard non ha dato spiegazioni né pubblicizzato la modifica, secondo il sito specializzato Polygon motivata dal voler prendere le distanze dalla Russia. Secondo Polygon, la decisione sarebbe anche coerente con altre scelte fatte in passato sulla rappresentazione dei personaggi di Overwatch, orientate al rispetto dei diritti umani e civili.
Un altro caso è quello di Zetland, società di media danese fondata nel 2012, con sede a Copenaghen, che nel concreto è un sito d’informazione che pubblica articoli d’approfondimento e podcast accessibili agli abbonati (oggi circa 28mila). Anche in questo caso, l’azienda aveva come logo una lettera Z, iniziale del suo nome, molto visibile, colorata su sfondo bianco: con una piccola modifica, l’azienda ha sostanzialmente cambiato la forma della lettera e interrotto la stanghetta diagonale della Z, rendendola meno evidente.
Mikkel Bøgild Jacobsen, che si occupa della grafica dell’azienda, ha raccontato che la modifica del logo è stata decisa e attuata nel giro di 10 giorni, una volta diventato chiaro che la lettera Z era diventata un simbolo per chi sosteneva l’aggressione russa dell’Ucraina.
L’occasione è stata l’enorme cerimonia di celebrazione dell’annessione della Crimea dello scorso 18 marzo, quella fatta allo stadio Luzhniki di Mosca e in cui era intervenuto lo stesso Putin: «Sapevamo dell’esistenza dei simboli usati dalle forze russe in Ucraina, ma all’inizio nessuno sapeva bene cosa significassero, né sembravano avere un qualche valore ufficiale. Poi, il 18 di marzo, alla celebrazione per l’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea, un intero stadio si è riempito di striscioni, bandiere e spille con sopra la lettera Z: a quel punto abbiamo discusso seriamente sulla posizione che volevamo prendere», ha detto Jacobsen.
L’azienda, tra l’altro, aveva già pianificato un rifacimento del proprio logo: «dovevamo decidere se procedere col logo già progettato o farne uno nuovo, e due giorni dopo quella cerimonia abbiamo deciso di farne uno nuovo». Jacobsen dice che l’azienda, più che sulla base di lamentele esterne, ha deciso di modificare il logo una volta capito che la Z non era più un simbolo neutro.
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Per fare pressione sulle aziende che contengono la Z nei propri loghi affinché li modifichino, un’agenzia creativa ucraina (Nebo) ha anche avviato una campagna chiamata Stop Z: contiene un manifesto che associa la lettera Z alle violenze compiute dall’esercito russo in Ucraina e alle bugie diffuse dal governo, oltre ad alcune proposte concrete per modificare i nomi di note aziende che hanno la Z nei propri loghi e nei propri nomi. La lista include società come Amazon, Zara, così come il giornale russo Meduza e la rivista di moda Harper’s Bazaar.
La campagna propone di sostituire le “Z” con un numero 3 giallo su sfondo blu, cioè i colori della bandiera ucraina (non vengono date spiegazioni sulla scelta del numero 3, che per l’appunto è uguale alla lettera Z in cirillico), e contiene anche il link a una cartella di Google Drive per scaricare il logo in vari formati. Ad oggi sembra che nessuna di queste aziende abbia accolto la proposta.
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