Il processo per l’omicidio di Giulio Regeni è ancora fermo
Senza gli indirizzi dei quattro imputati non si può procedere e le autorità egiziane continuano a rifiutarsi di collaborare
Il processo per l’omicidio di Giulio Regeni è stato nuovamente sospeso e la prossima udienza è stata fissata per il 10 ottobre. L’ha deciso lunedì il giudice per l’udienza preliminare di Roma incaricato di valutare il rinvio a giudizio dei quattro membri dei servizi di sicurezza egiziani accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso Regeni al Cairo nel 2016. Il motivo della sospensione è quello che aveva portato alla stessa decisione da parte della Corte d’Assise già lo scorso ottobre: il processo non può andare avanti perché i quattro imputati non sarebbero a conoscenza del processo a loro carico, in quanto non è stato possibile inviare loro la notifica degli atti.
A gennaio il giudice aveva chiesto al ministero della Giustizia di cercare la collaborazione delle autorità egiziane per ottenere gli indirizzi degli imputati a cui mandare la notifica, ma durante l’udienza di ieri il ministero ha fatto sapere che si sono rifiutate di collaborare: tra le altre cose, la ministra della Giustizia Marta Cartabia aveva chiesto a gennaio un incontro con il ministro della Giustizia egiziano, ma non ha mai ricevuto risposta. I carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (ROS) sono riusciti a ottenere gli indirizzi della sede di lavoro dei quattro imputati, che però non sono ritenuti validi per l’invio della notifica degli atti, che per legge deve essere inviata agli indirizzi di domicilio o residenza.
Notificare gli atti del processo ai quattro imputati è un passaggio fondamentale perché l’ordinamento italiano prevede che non sia possibile giudicare un imputato che non sia a conoscenza delle sue accuse. Normalmente sarebbe una formalità, ma da dicembre del 2020, quando si erano chiuse le indagini per l’omicidio di Regeni dopo molti tentativi di depistaggio, i magistrati e le istituzioni egiziane si rifiutano di collaborare con la giustizia italiana e di fatto ostacolano la notifica degli atti. In questo modo stanno bloccando un processo molto atteso e delicato per i rapporti tra Italia ed Egitto, e di cui la presidenza del Consiglio dei ministri italiana si è costituita parte civile.
L’udienza fissata per il prossimo ottobre servirà a valutare eventuali novità da parte del ministero della Giustizia, ma se le cose non dovessero cambiare potrebbe essere decisa una nuova sospensione.
Le persone per cui la Procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio sono il generale Tareq, i colonnelli Helmy e Kamal e il maggiore Magdi Sharif, accusati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.
Regeni fu ucciso a 28 anni mentre stava lavorando alla sua tesi di dottorato sui sindacati indipendenti dei venditori ambulanti, un tema molto delicato soprattutto per il governo autoritario del presidente Abdel Fattah al Sisi, che ha tra i sindacati alcuni dei suoi più decisi oppositori politici.
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