La battaglia per il controllo del Donbass
La nuova fase della guerra in Ucraina, diversa dai combattimenti visti finora, potrebbe iniziare molto presto, e la Russia parte avvantaggiata
Nel giro di pochi giorni, forse settimane, inizierà una nuova fase della guerra in Ucraina: la battaglia per il controllo del Donbass, la regione dell’Ucraina orientale in cui si trovano le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk e che la Russia vorrebbe conquistare interamente. Nonostante i bombardamenti russi si siano già intensificati, l’offensiva vera e propria deve ancora iniziare, in attesa forse dei rinforzi che si stanno dirigendo verso le linee del fronte.
La decisione di concentrarsi sul Donbass era stata presa dal governo russo dopo le sconfitte militari subite in particolare nel nord dell’Ucraina, nelle regioni di Kiev e Chernihiv, che avevano spinto la Russia a ordinare il ritiro delle proprie truppe. Sia la Russia che l’Ucraina stanno mandando soldati e armi verso il Donbass, dove si prevede verrà combattuta una guerra diversa da quella che si è vista finora, che almeno in parte ha visto prevalere inaspettatamente gli ucraini (in parte perché nel sud e nell’est la Russia è riuscita a guadagnare terreno): diversi analisti sostengono che in questa nuova fase a partire avvantaggiati saranno i russi, e che sarà difficile per l’Ucraina resistere, a meno che non cambino un po’ di cose.
Attualmente il Donbass è controllato un pezzo della Russia e un pezzo dell’Ucraina.
Le forze russe controllano anzitutto le due repubbliche autoproclamate di Luhansk e Donetsk, cioè quei territori dove nel 2014 gruppi ribelli separatisti e filorussi iniziarono una guerra contro i soldati ucraini e, appoggiati dal governo di Mosca, dichiararono la loro autonomia. Questi territori non corrispondono però alle regioni geografiche di Donetsk e Luhansk (entrambe fanno parte del Donbass), su cui la Russia dall’inizio della guerra ha ulteriormente esteso il suo controllo, senza però riuscire a conquistarle per intero. Per prenderne il controllo totale, la Russia sembra stia dando priorità a due obiettivi.
Il primo è completare la conquista di Mariupol, città meridionale ormai assediata e bombardata intensamente da settimane, il cui controllo permetterebbe alla Russia di collegare senza interruzioni le due repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk con la Crimea, penisola che i russi annessero nel 2014. Non sembra che Mariupol abbia possibilità di resistere all’assalto russo: nelle ultime ore le forze russe sono riuscite a dividere il centro dalla costa, infliggendo un colpo duro alla resistenza ucraina. La caduta della città sembra ormai questione di giorni.
L’altra priorità militare della Russia è congiungere le forze russe che si stanno spostando nella città di Izyum, da poco conquistata dai russi, con quelle che si trovano nell’autoproclamata repubblica di Luhansk. L’idea russa sembra essere quella di avanzare verso sud da Izyum, conquistare Sloviansk e poi arrivare nei territori dell’autoproclamata repubblica di Luhansk, sotto il controllo dei russi. In questo modo la Russia riuscirebbe anche a isolare le unità ucraine a est di questa linea, che rimarrebbero isolate e circondate dai russi.
Negli ultimi giorni i russi non hanno fatto progressi significativi nelle regioni di Donetsk e Luhansk, ma hanno continuato a mandare rinforzi. Le immagini satellitari scattate l’8 aprile dalla società statunitense Maxar Technologies hanno mostrato per esempio una colonna di centinaia di mezzi militari russi nella regione di Kharkiv, al nord dell’Ucraina, diretta verso Izyum. Il governo russo sta inoltre offrendo incentivi specifici alle truppe ritirate delle zone del nord per tornare a combattere nel Donbass.
In generale, la Russia sembra partire notevolmente avvantaggiata nel Donbass, soprattutto perché qui non sembrano esserci le condizioni che hanno indebolito i russi e favorito la resistenza durante le prime settimane di guerra.
Nel Donbass, sostengono numerosi esperti, si combatteranno probabilmente battaglie molto più convenzionali, con un impiego massiccio di carri armati, artiglieria e aerei da guerra in territori piatti e brulli, dove sarà molto più difficile per gli ucraini organizzare imboscate e agguati e neutralizzare la notevole superiorità militare russa. Le linee di rifornimento, la cui difesa era stata uno dei problemi più grossi per i russi nell’offensiva alla regione di Kiev, saranno inoltre più corte, e sarà più facile difenderle. Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino, ha detto che la battaglia per il Donbass «ricorderà la Seconda guerra mondiale, con le sue grandi operazioni e manovre, il coinvolgimento di migliaia di carri armati, mezzi corazzati, aerei e artiglieria».
È per questa ragione che l’Ucraina ha iniziato a chiedere alla NATO l’invio di armi pesanti, finora escluse dagli aiuti militari a favore di altre tipologie di armamenti, come i missili anticarro Javelin e gli antiaerei Stinger. Ad oggi solo la Repubblica Ceca ha dato carri armati all’Ucraina. È possibile che l’esito della battaglia per il Donbass dipenderà in parte dal tipo di armi che l’Ucraina riuscirà a farsi mandare dall’Occidente, sia quelle che l’esercito ucraino sa già usare sia quelle che richiedono una fase di addestramento (negli Stati Uniti si sta discutendo anche di questo secondo tipo).
Le forze russe possono contare inoltre su una maggiore cooperazione delle autorità locali ucraine di alcune città del Donbass, dove la vicinanza con la Russia è tradizionalmente più forte rispetto alle aree settentrionali del paese. Nella regione di Luhansk, per esempio, quattro sindaci, tra cui quello di Rubizhne (sul fronte di guerra), hanno iniziato a collaborare con l’esercito russo. La Russia sembra anche poter superare un altro problema che aveva condizionato le sconfitte delle prime settimane di guerra, cioè le ridotte comunicazioni e lo scarso coordinamento tra i comandanti responsabili delle singole offensive militari. Ora è stato nominato un capo di tutte le operazioni, il generale Aleksandr Dvornikov, a capo delle forze meridionali responsabili delle operazioni in Donbass.
Il giornalista Yaroslav Trofimov ha scritto sul Wall Street Journal che diversi funzionari occidentali e ucraini dicono che i tempi della prossima grande offensiva militare saranno di fatto decisi dai russi. Sarà quindi la Russia a valutare se attaccare immediatamente o aspettare qualche settimana in modo da riorganizzarsi e spostare tutti i mezzi e i soldati di cui ritiene avrà bisogno. Non è chiaro nemmeno se il governo russo sia intenzionato a fermarsi al controllo del Donbass o se vorrà riprovare a conquistare tutta l’Ucraina, inclusa Kiev.