La nuova base militare imposta dal governo a Pisa
La decisione di costruirla in un'area protetta e senza una discussione pubblica ha provocato le critiche di partiti e gruppi ambientalisti
Dalle stradine che circondano il vecchio centro radar di Coltano, a sud di Pisa, si vedono i campi estesi per chilometri. Il “radar”, come lo chiamano le persone del posto, è un edificio nel mezzo della campagna, circondato da una recinzione e dal filo spinato. Due grossi blocchi di cemento bloccano il passaggio delle auto fino al cancello di entrata. Alcuni cartelli sbiaditi invitano a fare attenzione: “Attention, military installation”. Il centro radar era un’area militare e quasi sicuramente tornerà a esserlo.
Con un decreto pubblicato il 23 marzo in Gazzetta Ufficiale, il governo guidato da Mario Draghi ha deciso di costruire qui, in una zona protetta all’interno del parco regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, il quartier generale del gruppo interventi speciali (GIS), del reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania e del nucleo cinofili dell’Arma. Il decreto non era stato annunciato né dal ministero della Difesa, né dal governo: di fatto la nuova base militare è stata imposta e non sembrano esserci possibilità di ripensamenti o modifiche al progetto.
L’attuale area recintata è grande 54mila metri quadrati e al suo interno sono rimasti alcuni edifici abbandonati dove fino a due decenni fa lavoravano i militari statunitensi della vicina Camp Darby, una base italiana sotto la responsabilità dell’esercito italiano, dove però operano unità militari statunitensi. Secondo i piani del ministero, l’area militare dismessa nei campi di Coltano si allargherà fino a 730mila metri quadrati, oltre dieci volte tanto rispetto a oggi.
È stata individuata presumibilmente in quanto si può considerare un’area militare abbandonata, quindi da riqualificare, e per la vicinanza all’aeroporto militare di Pisa, ma finora nessun esponente del governo è intervenuto per chiarire le ragioni di questa scelta.
Verranno costruiti i comandi dei reggimenti, due poligoni di tiro, edifici per l’addestramento del personale militare, magazzini e uffici, un laboratorio, autolavaggi, una palestra e una mensa, 18 villette a schiera, una pista di atterraggio per gli elicotteri.
Il governo ha scavalcato le consuete procedure previste per autorizzare un progetto di questo tipo attraverso il ricorso a un decreto approvato a fine maggio 2021 nell’ambito del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Il decreto era stato approvato per accelerare alcuni progetti particolarmente complessi, solitamente già condivisi dagli enti locali e presentati agli abitanti. Le decisioni sull’area di Coltano invece sono state prese senza preavviso: quando la notizia è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, in pochi a Pisa avevano visto il progetto della nuova base militare.
Lorenzo Bani, il presidente del parco regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, pensava che ormai non se ne facesse più nulla. Il parco regionale che governa è stato istituito nel 1979: si estende prevalentemente nella fascia costiera tra Lucca e Pisa e comprende il lago di Massaciuccoli, le foci dei fiumi Serchio e Arno, le foreste di Tombolo, di Migliarino e della macchia Lucchese, l’area marina protetta Secche della Meloria. L’area di Coltano è tra quelle più a sud, verso la provincia di Livorno.
Bani è stato nominato presidente nel giugno dello scorso anno e si è insediato a luglio. Dopo essere diventato presidente ha saputo che il 4 aprile i vertici dell’Arma dei carabinieri avevano inviato un progetto della nuova base per chiedere all’ente parco un parere ambientale da inviare al Comipar, il Comitato misto paritetico per la regolamentazione delle servitù militari Stato-Regione. «Il parere ambientale realizzato dai tecnici è molto chiaro: in sostanza dice che l’impatto sarà devastante», dice Bani.
«Siamo in un’area protetta, a rischio alluvioni, con un vincolo paesaggistico e un vincolo ambientale. È assurdo fare una nuova base qui, tra l’altro con un notevole consumo di suolo». A ottobre, quando Bani ha ricevuto nel suo ufficio alcuni rappresentanti dell’Arma dei carabinieri, aveva detto loro che il progetto non sarebbe stato sostenibile. Da quel momento nessuno si è fatto sentire.
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La valutazione negativa dei tecnici e dello stesso Bani non ha fermato i vertici dell’Arma, il ministero della Difesa e il governo, che grazie al percorso rapido garantito dal decreto approvato per il PNRR ha potuto scavalcare qualsiasi richiesta di autorizzazione e soprattutto il dibattito con gli enti locali e la cittadinanza.
«Nei nostri piani c’era la creazione di una zona umida attraverso un allagamento, per trasformarla in un’area dedicata all’avifauna», continua Bani. «C’erano tantissimi altri luoghi adatti a costruire una base militare: aree demaniali abbandonate, caserme in disuso. Mi infastidisce molto che abbiano scelto un’area protetta, senza un percorso di partecipazione con le istituzioni e la cittadinanza. Non metto in dubbio l’importanza della sicurezza nazionale e credo che le decisioni del governo siano state prese a causa del conflitto in Ucraina: tornare indietro è molto difficile, se non impossibile». Bani ha invitato Federparchi, la federazione italiana dei parchi e delle riserve naturali, a prendere una posizione ufficiale.
Al momento la Regione Toscana non ha commentato la decisione del governo, così come il comune di Pisa guidato dal sindaco leghista Michele Conti. Alcuni partiti e associazioni ambientaliste, invece, si sono schierati contro la nuova base militare. Legambiente Pisa ha scritto in una nota che l’area agricola è una risorsa «fragile e non abbastanza considerata».
Rifondazione Comunista e il gruppo Una Città in Comune e Potere al Popolo hanno definito la nuova base una “cittadella per la guerra”: «Le risorse del PNRR non si investono per tutelare e potenziare le riserve naturali, ma per cementificarle e riempirli di attrezzature belliche. Le nuove edificazioni dentro il territorio protetto del Parco si realizzano con procedure eccezionali che scavalcano i livelli decisionali territoriali e derogano da ogni norma, comprese quelle della tutela ambientale, e cancellano la partecipazione dei cittadini».
Dopo alcuni giorni di attesa, anche il Partito democratico di Pisa ha criticato la decisione del governo, in particolare la scelta dell’area di Coltano. Il PD pisano ha detto che con la nuova base verrebbe pesantemente trasformata un’area protetta e, come i gruppi della sinistra, ha criticato il metodo con cui il governo ha scavalcato la consultazione con gli enti locali e la contrarietà dell’ente parco. Come avevano fatto gli altri gruppi politici schierati contro il progetto della nuova base militare, il PD ha chiesto all’amministrazione comunale di promuovere un dibattito istituzionale per difendere gli interessi del territorio.