Le proteste in Perù contro l’aumento dei prezzi si stanno trasformando
Non riguardano più solo alcune categorie di lavoratori e l'obiettivo delle critiche è diventato il presidente Pedro Castillo
Da più di dieci giorni in varie città del Perù sono in corso grosse proteste contro l’aumento dei prezzi del carburante, dei beni di prima necessità e dei fertilizzanti, rincari in parte legati alla guerra in corso in Ucraina. Come sta accadendo dall’inizio delle proteste, anche negli ultimi giorni ci sono stati violenti scontri con la polizia, che hanno provocato morti e feriti. Giorno dopo giorno le manifestazioni si stanno trasformando in più ampie proteste contro il governo, accusato di non essere in grado di gestire la situazione.
Le prime proteste, alla fine di marzo, avevano coinvolto gli autotrasportatori, poi si erano progressivamente estese agli agricoltori e ad altre categorie di persone.
Mercoledì vicino alla città di Ica, nel sudovest del Perù, decine di camion e gruppi di manifestanti si sono riuniti per bloccare l’autostrada Panamericana, che viaggia parallela alla costa ed è la più importante del paese per il trasporto delle persone e il commercio di beni. Un agricoltore che stava partecipando al blocco stradale è morto a causa degli scontri con la polizia, intervenuta per cercare di disperdere i manifestanti. L’ospedale di Ica ha fatto sapere che altre quindici persone sono state ricoverate con varie ferite, di cui una in maniera grave.
Secondo le informazioni diffuse dal governo, nelle proteste finora sono morte sei persone. Altre decine sono state ferite e almeno 20 sono state arrestate.
VIDEO: Hundreds of demonstrators throw stones at police and block roads in Peru's coastal region of Ica to protest rising fuel prices and tolls.
The violence came a day after President Pedro Castillo called off a curfew in Lima aimed at curbing nationwide demonstrations pic.twitter.com/jmvVplrXHJ
— AFP News Agency (@AFP) April 7, 2022
In questi giorni sono continuati i blocchi stradali, le manifestazioni e gli scontri con le forze dell’ordine sia nella capitale Lima che in altre città. A Lima migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il governo violando il coprifuoco annunciato per martedì dal presidente Pedro Castillo: i manifestanti hanno attaccato alcuni edifici governativi, tra cui la Corte Superiore di Giustizia e l’Ufficio nazionale dei processi elettorali, e intonato slogan per chiedere le dimissioni di Castillo.
In un discorso trasmesso in televisione, Castillo ha detto che il Perù «non sta attraversando un buon momento» e ha aggiunto che le proteste sociali «sono un diritto costituzionale, ma che devono tenersi nel rispetto della legge». Castillo, che dalla scorsa estate sta governando il paese in maniera piuttosto caotica, ha anche detto che la crisi «dovrà essere risolta nell’ambito dei poteri dello stato».
Nel tentativo di placare le proteste, domenica il governo aveva promesso di ridurre le imposte sulla vendita di alimenti base come il riso e la farina e di aumentare il salario minimo del 10 per cento. Secondo il principale sindacato dei lavoratori del Perù, tuttavia, queste misure non sono sufficienti: per giovedì sono state organizzate ulteriori proteste.