Blaise Compaoré, ex presidente del Burkina Faso, è stato condannato all’ergastolo per il suo ruolo nell’omicidio di Thomas Sankara, suo predecessore
Blaise Compaoré, presidente del Burkina Faso dal 1987 al 2014, è stato condannato all’ergastolo per il suo ruolo nell’omicidio di Thomas Sankara, suo predecessore. Compaoré, che ha 71 anni, vive in esilio e non è stato presente al processo, è stato giudicato colpevole mercoledì da un tribunale militare della capitale Ouagadougou. Assieme a lui sono stati condannati all’ergastolo anche Hyacinthe Kafando, ex capo della sicurezza del suo governo, a sua volta assente, e Gilbert Diendéré, ex comandante che partecipò all’uccisione di Sankara nel 1987, il principale imputato presente al processo. Altre otto persone sono state condannate a pene che vanno dai tre ai 20 anni di carcere, mentre tre sono state assolte.
Sankara fu uno dei personaggi più importanti della storia del Burkina Faso, paese di circa 21 milioni di abitanti dell’Africa occidentale. Soprannominato il “Che Guevara africano”, fu uno dei leader del “panafricanismo”, movimento e teoria che promuove l’unità politica e identitaria di tutti gli africani: nell’agosto del 1983 condusse assieme a Compaoré un colpo di stato che portò alla destituzione dell’allora presidente dell’Alto Volta – il nome con cui era conosciuto prima il Burkina Faso – cambiando il nome del paese e diventandone il primo presidente.
Quattro anni dopo, il 15 ottobre 1987, Sankara fu ucciso insieme a dodici dei suoi funzionari in un nuovo colpo di stato, con cui diventò presidente Compaoré, che poi rimase al potere per i successivi 27 anni. Compaoré, che si dimise nell’ottobre del 2014 in seguito a una grave crisi politica, fu sempre sospettato di essere in qualche modo coinvolto nell’omicidio di Sankara. Nel 2015 il nuovo governo del Burkina Faso emise un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti, accusandolo formalmente.
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