È iniziato il primo processo internazionale per i crimini commessi nella guerra nel Darfur
Si è aperto martedì alla Corte penale internazionale dell’Aia, e per ora c'è solo un imputato
Martedì alla Corte penale internazionale dell’Aia, nei Paesi Bassi, è iniziato il primo processo per i massacri compiuti durante la guerra nel Darfur, la regione nell’ovest del Sudan dove dal 2003 al 2006 si combatté una sanguinosa guerra civile che secondo l’ONU provocò 300mila morti e lasciò senza casa 2 milioni e mezzo di persone. L’unico imputato presente al processo (processo storico, secondo le organizzazioni che si battono per i diritti civili) è Ali Muhammad Ali Abd-Al-Rahman, conosciuto come Ali Kushayb, ex leader di una milizia sostenuta dal governo sudanese.
Ali Kushayb è incriminato per 31 capi di accusa relativi a crimini di guerra e crimini contro l’umanità, ma non è il solo a essere accusato dalla Corte: da tempo sono infatti stati emessi mandati di cattura internazionale contro l’allora presidente del Sudan, Omar al Bashir, e altri due funzionari sudanesi, al momento ricercati.
In estrema sintesi, le violenze nel Darfur iniziarono nel febbraio del 2003, quando alcuni gruppi armati locali composti perlopiù da persone di etnia non baggara insorsero contro il governo sudanese, accusandolo di discriminazioni e di mancanza di tutele nei loro confronti. Per combattere i ribelli, il governo intervenne assoldando i Janjawid, un gruppo di miliziani arabi di etnia baggara. Durante il conflitto, i Janjawid combatterono contro i gruppi di guerriglieri di popolazione non baggara, attaccando numerosi villaggi e uccidendo o torturando decine di migliaia di persone. Il conflitto si intensificò in particolare nel 2006, e negli anni successivi intervennero varie associazioni umanitarie e organizzazioni non governative.
Il processo alla Corte penale internazionale è cominciato poco più di un anno dopo la conclusione della missione di pace dell’ONU nel Darfur, in un periodo in cui hanno ripreso a verificarsi violenti scontri etnici tra tribù rivali.
Ali Kushayb, che ha 72 anni, è ritenuto il «temuto e rispettato» leader degli Janjawid, segretamente sostenuti dal governo di Bashir, ed è accusato di aver partecipato a vari attacchi compiuti in quattro città del Darfur tra l’agosto del 2003 e il marzo del 2004.
La Corte penale internazionale accusa lui e le milizie sotto il suo comando di stupri, torture, omicidi e saccheggi. Secondo la Corte, Ali Kushayb avrebbe anche avuto un ruolo centrale nella strategia di controguerriglia avviata dal governo del Sudan che portò al compimento di crimini di guerra e crimini contro l’umanità; è anche accusato di aver reclutato combattenti e di aver armato, finanziato e fornito cibo e altri strumenti alle milizie Janjawid.
Ali Kushayb fu arrestato nel giugno del 2020 nella Repubblica Centrafricana e consegnato alla Corte penale internazionale dopo 13 anni di latitanza. Finora invece Bashir ha evitato il mandato di arresto internazionale imposto contro di lui dalla Corte nel 2009 sempre con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Bashir aveva preso il potere con un colpo di stato nel 1989 e fu deposto nell’aprile del 2019 attraverso un altro colpo di stato, dopo mesi di proteste. Nel febbraio del 2020 il nuovo governo del Sudan – impegnato in un complicato processo di transizione verso il potere civile e democratico – annunciò che lo avrebbe consegnato alla Corte dell’Aia; Bashir però è ancora detenuto in Sudan.
Nell’ambito delle indagini della Corte, cominciate nel 2005, sono state incriminate anche altre due persone, Abdel-Rahim Mohammed Hussein, ministro dell’Interno all’epoca del conflitto, e Ahmed Harun, ex funzionario di sicurezza vicino a Bashir. Entrambi sono accusati di crimini contro l’umanità e sono tuttora latitanti.
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