Una canzone di John Lennon

Che magari oggi si dedicherebbe a un sogno di scala minore

(Keystone/Getty Images)
(Keystone/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Il New York Times ha pubblicato un articolo “interattivo” e divertente di celebrazione e difesa dell’assolo di chitarra nel rock.
Sono stati assegnati i premi Grammy, che come dico sempre e come si conferma anche quest’anno sono il Sanremo degli americani, fatte le proporzioni: premiano gente che ha venduto un sacco di copie con musica pop americana, che è da alcuni decenni il genere debole della musica americana, e accennano qualcosa di interessante in altri generi (i premi sono millemila) ma sempre e solo se ha venduto molto. Detto questo, la canzone pop premiata come miglior canzone stavolta in effetti se lo merita, e già lo sapete (ha vinto parecchi premi anche Jon Batiste , tra quelli di cui abbiamo parlato qui).
La canzone nuova di Harry Styles mi pare insignificante, una volta che abbiamo superato la fase “ex boybander promosso a cantautore pop” e ci aspettiamo qualcosa di più: è una specie di pezzo degli A-Ha senza ritornello all’altezza. Però il video è stato girato – tra gli altri posti londinesi – al Barbican, complesso brutalista che è uno dei posti più affascinanti della città, oltre a ospitare gran concerti.
Sull’ultimo numero di Internazionale l’editoriale del direttore è dedicato ai disertori, e cita in chiusura la canzone di Boris Vian che fu tradotta straordinariamente bene da Giorgio Calabrese in italiano, e cantata tra gli altri da Ivano Fossati: molto bella .
Avviso avviso: mi metto in vacanza due settimane, la prossima e la successiva. Quindi la newsletter arriva ancora giovedì 7 e poi riattacca lunedì 25. Tanto ne avete da canticchiare, nel frattempo.

Love
John Lennon

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Sono io, o è passata di moda Imagine ? Siamo in tempi che purtroppo farebbero tornare consueto il suo uso e abuso (ne avevamo parlato l’altra volta ), ma non la sento in giro. Magari è la mia bolla, magari è normale che col tempo i repertori si rinnovino, magari ci ha un po’ stufato: oppure è che non ci credono più tanto nemmeno gli abituali cantatori di Imagine , o i loro eredi. Chissà se John Lennon oggi scriverebbe una canzone sul contenimento delle spese di difesa, invece, se non fosse andata com’è andata . Oppure, come già fece quando scriveva cose più “impegnate”, si dedicherebbe a un piano B, un sogno di scala minore, un riflusso .

Love is you, you and me
Love is knowing we can be

Love è una canzone del 1970, e Lennon la mise nel suo primo disco senza i Beatles. Non ci succede quasi niente, e non succede meravigliosamente: tre strofe e un ” bridge “, niente ritornello, le strofe bastano. Quello che suona il pianoforte è Phil Spector, illustre e famigerato produttore e inventore di suoni, morto in carcere l’anno scorso, anche lui tradendo che si potesse Imagine all the people living life in peace . Niente da fare: love is you, you and me.

Love is free, free is love
Love is living, living love
Love is needing to be loved

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