Le proteste contro il governo in Sri Lanka
È in corso la peggiore crisi finanziaria dall'indipendenza del paese dal Regno Unito: le manifestazioni si sono concentrate a Colombo, di fronte alla residenza del presidente
Giovedì sera a Colombo, la capitale dello Sri Lanka, ci sono state violente proteste davanti alla residenza del presidente Gotabaya Rajapaksa, dove centinaia di persone si erano riunite per manifestare contro il governo e a causa della grave crisi economica in corso nel paese. Alcuni dei manifestanti hanno dato fuoco a due autobus parcheggiati davanti alla casa di Rajapaksa e a diversi mezzi della polizia, lanciando mattoni contro le forze dell’ordine. La protesta è stata contenuta dopo alcune ore con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.
Le proteste erano iniziate in maniera pacifica, ma secondo i manifestanti la situazione si sarebbe fatta più tesa in seguito all’intervento delle forze dell’ordine. Un portavoce della polizia di Colombo ha detto a Reuters che 54 persone sono state arrestate e che cinque agenti feriti sono stati trasportati in ospedale. Secondo le informazioni ottenute dal Guardian, una persona sarebbe stata ferita in maniera grave. Sembra comunque che durante le proteste Rajapaksa non si trovasse nella residenza.
Lo Sri Lanka si trova a sud dell’India, ha circa 22 milioni di abitanti e attualmente è alle prese con la peggiore crisi finanziaria dalla sua indipendenza dal Regno Unito, ottenuta nel 1948. In tutto il paese ci sono gravi carenze di cibo, carburante e farmaci. Giovedì la mancanza di gasolio ha messo in crisi il trasporto locale e tra le altre cose ha costretto l’azienda elettrica statale a tagliare il servizio per un periodo di 13 ore.
In generale, i critici accusano il presidente di corruzione e nepotismo. Eletto nel novembre del 2019, Rajapaksa è il fratello dell’ex presidente autoritario e attuale primo ministro Mahinda Rajapaksa e da tempo è coinvolto in vicende di frode e corruzione. È considerato vicino ai militanti buddisti, noti per le loro violenze contro la minoranza musulmana, e fa parte di una delle dinastie politiche più importanti del paese, centrata intorno a sette fratelli che hanno tutti avuto importanti ruoli politici o amministrativi.
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