Il piano di Facebook per screditare TikTok negli Stati Uniti
Per attuarlo avrebbe pagato una società di consulenza vicina al Partito Repubblicano, dice un'inchiesta del Washington Post
Secondo una recente inchiesta del Washington Post nei mesi scorsi Meta, la società che controlla i social network Facebook e Instagram, avrebbe pagato una società di consulenza statunitense vicina al Partito Repubblicano per screditare TikTok, social network rivale di proprietà della cinese ByteDance.
Il Washington Post ha scritto di essere entrato in possesso di una serie di email che dimostrerebbero come la società di consulenza Targeted Victory avrebbe cercato in vari modi di danneggiare l’immagine pubblica di TikTok, per esempio facendo pressioni su vari giornali statunitensi affinché scrivessero di storie che raccontavano la presunta cattiva influenza esercitata da TikTok sui giovani. Tutte queste operazioni sarebbero state compiute su ordine di Meta.
Targeted Victory è una società di consulenza fondata da Zac Moffatt, che nel 2012 era stato il responsabile digitale per la campagna presidenziale del Repubblicano Mitt Romney. Alcune delle sue entrate principali arrivano dal Partito Repubblicano, e tra i suoi maggiori contribuenti c’è un comitato vicino all’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Su richiesta di Facebook, Targeted Victory avrebbe contattato decine di società di comunicazione e uffici stampa per promuovere la campagna contro TikTok, e in alcuni casi avrebbe convinto politici locali, anche Democratici, e altri personaggi influenti a pubblicare editoriali sui giornali per mettere in cattiva luce TikTok. «L’ideale sarebbe ottenere storie con titoli come “Dai balli al pericolo: come TikTok è diventato il social media più dannoso per i bambini”», si legge in una mail inviata da Targeted Victory a un giornale statunitense.
Il piano per screditare TikTok era contenuto in un documento Google intitolato “Bad TikTok Clips”, visto dal Washington Post, che conteneva i link ai video che avrebbero dato origine a tendenze dannose tra gli adolescenti americani. Il documento sosteneva, per esempio, che da alcuni video di TikTok sarebbe nata la cosiddetta “devious licks challenge”, una sfida che invitava i giovani studenti a compiere atti vandalici nelle proprie scuole e a riprendersi.
La notizia della diffusione di questa sfida era stata ripresa da diversi media americani, e un senatore Democratico, Richard Blumenthal, aveva persino chiesto a TikTok di testimoniare al Senato per spiegare la sua posizione al riguardo. In realtà la sfida era nata su Facebook e non su TikTok, come aveva rivelato un’indagine di un podcast americano.
A ottobre, Targeted Victory avrebbe cercato di diffondere la notizia di un’altra sfida, la “Slap a Teacher challenge”, in cui gli studenti dovevano schiaffeggiare un insegnante e pubblicare il video su TikTok. In questo caso non solo la notizia era nata su Facebook e non su TikTok, ma si era scoperto che non era mai esistita nessuna sfida del genere e non c’erano mai state segnalazioni di casi a essa collegati.
Il Washington Post non ha detto quando avrebbe avuto inizio questa campagna, e ha solo specificato che una delle ultime email di cui ha potuto leggere il contenuto risale allo scorso febbraio, quando Facebook aveva annunciato per la prima volta nella sua storia di aver perso utenti. Tra l’altro in quell’occasione gli investitori avevano giudicato i pessimi risultati di Facebook come il sintomo dell’incapacità del social network di attrarre nuovi utenti, e in particolare i più giovani che si stanno spostando verso altre piattaforme, come appunto TikTok.
La perdita di utenti giovani in favore di TikTok non è un tema nuovo, e dentro Facebook se ne discute da tempo. La questione era stata rivelata per la prima volta lo scorso anno nei documenti interni diffusi dalla whistleblower ed ex dipendente Frances Haugen, i cosiddetti “Facebook Papers”, dove se ne parlava come uno dei problemi principali che il social network avrebbe dovuto affrontare nel futuro per cercare di tenere il passo della concorrenza.
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