Il presidente della Tunisia ha sciolto il parlamento
È lo sviluppo più recente del progressivo smantellamento delle istituzioni democratiche portato avanti da Kais Saied
Mercoledì il presidente tunisino Kais Saied ha sciolto il parlamento, i cui lavori erano già stati sospesi fino a data da definirsi la scorsa estate. Saied ha annunciato la decisione in risposta alla sessione plenaria in cui i parlamentari avevano votato una legge contro le «misure eccezionali» introdotte dal presidente lo scorso settembre, che avevano permesso a Saied di governare per decreto ignorando i limiti imposti dall’attuale Costituzione. Lo scioglimento del parlamento aggrava la grossa crisi in corso da tempo in Tunisia, che negli ultimi anni era già stata notevolmente complicata dalla forte instabilità politica, da un’intensa crisi economica e dalla pandemia da coronavirus, ma soprattutto dall’autoritarismo dello stesso presidente.
Saied, che è stato eletto nel 2019 e negli ultimi mesi sta progressivamente smantellando le istituzioni democratiche del paese, ha accusato i membri del parlamento che avevano preso parte alla sessione plenaria di un «tentativo di colpo di stato» nei suoi confronti e di aver «tradito» la nazione. Nel frattempo, la ministra della Giustizia Leila Jeffal ha annunciato un’indagine nei loro confronti, accusandoli di aver complottato contro la sicurezza del paese.
Lo scorso luglio Saied aveva rimosso il primo ministro, il terzo nel giro di un anno, e aveva sospeso i lavori del parlamento, con una mossa che i suoi oppositori avevano definito a loro volta un «colpo di stato». Circa un mese dopo, ad agosto, aveva esteso la sospensione dei lavori in parlamento «fino a nuovo avviso», e a settembre aveva firmato un provvedimento che gli permetteva di governare per decreto, senza dover passare per il parlamento. A dicembre, infine, aveva annunciato un referendum per votare una nuova Costituzione, che dovrebbe sostituire quella entrata in vigore nel 2014 dopo la primavera araba, e nuove elezioni per rinnovare il parlamento (il referendum è stato fissato per luglio del 2022, le elezioni per dicembre).
A inizio febbraio Saied aveva inoltre deciso di sciogliere il Consiglio superiore della magistratura, l’organo creato nel 2016 per garantire l’indipendenza del sistema giudiziario in Tunisia. La decisione è stata accolta da una grossa protesta organizzata a Tunisi a cui hanno partecipato migliaia di persone.
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