La residenza presidenziale della Corea del Sud non piace al futuro presidente
Yoon Suk-yeol vorrebbe stare più vicino al centro di Seul, ma secondo i suoi critici è uno spreco di denaro e ci sarebbe anche altro
Il presidente eletto della Corea del Sud, il conservatore Yoon Suk-yeol, ha annunciato di voler spostare la residenza presidenziale ufficiale in un’altra parte di Seul e di voler trasformare quella in cui finora avevano abitato i suoi predecessori in un’attrazione turistica. Yoon ha vinto le elezioni di inizio marzo con un margine strettissimo rispetto al suo principale sfidante, del Partito Democratico, e giurerà il prossimo 10 maggio: la sua scelta ha a che fare perlopiù con motivi pratici e simbolici, ma secondo alcuni suoi critici sarebbe una decisione dispendiosa e insensata.
La “Casa Blu” (in coreano Cheongwadae) è la residenza ufficiale del capo di stato della Corea del Sud da più di 70 anni, e prende il nome dal colore delle tegole del tetto del suo edificio principale.
Fu costruita nell’area dove sorgevano i giardini reali durante la dinastia Joseon, che regnò per circa cinque secoli a partire dal 1392, e il suo complesso è grande circa 250mila metri quadrati. Tra il 1910 e il 1945, nel periodo coloniale, fu utilizzata come ufficio governativo dai giapponesi, e con la proclamazione dell’indipendenza dal Giappone del 1948 cominciò a essere usata come residenza dei presidenti coreani, che la scelsero per la sua posizione isolata e protetta.
In una conferenza stampa tenuta lo scorso 20 marzo Yoon ha detto di voler trasformare la Casa Blu in un parco per «restituirla» al pubblico, sostenendo che sia «un simbolo del potere imperiale» e allo stesso tempo della distanza tra la classe dirigente sudcoreana e la popolazione. Ha aggiunto di voler trasferire la residenza nel complesso del ministero della Difesa, circa 5 chilometri più a sud, per essere più vicino al centro della città e agli uffici governativi.
La sua decisione però è stata ampiamente criticata sia dal partito del presidente uscente Moon Jae-in sia da molti sudcoreani, secondo cui spostare improvvisamente la residenza sarebbe una spesa inutile e un problema per la sicurezza nazionale.
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Secondo un recente sondaggio citato dal Wall Street Journal, più della metà dei sudcoreani si è detta contraria allo spostamento e solo un terzo lo approva. Circa 480mila persone hanno inoltre firmato una petizione per chiedere che il piano non venga messo in atto, ritenendolo uno spreco di denaro pubblico e un capriccio: lo staff di Yoon ha fatto sapere che la spesa per trasferire la residenza sarebbe pari a circa 37 milioni di euro; alcuni suoi detrattori ritengono che in realtà sarebbe 20 volte maggiore.
Già prima di Yoon alcuni presidenti sudcoreani – tra cui lo stesso Moon, di centrosinistra – avevano provato a spostare la Casa Blu altrove, ma i loro progetti non erano mai andati a buon fine: era troppo complesso, oppure troppo costoso realizzare le infrastrutture e i sistemi di sicurezza necessari. Anche ora si dovrebbero trasferire centinaia di funzionari e dipendenti pubblici in altre strutture, e ci sarebbe il rischio di esporre la futura residenza presidenziale a eventuali attacchi rivolti al ministero della Difesa.
La decisione di Yoon è stata criticata da alcuni funzionari del Partito Democratico, secondo cui il presidente avrebbe scelto di lasciare la Casa Blu per il suo cattivo “feng shui”, alludendo all’antica teoria cinese secondo cui le stanze, i mobili e i vari elementi delle abitazioni dovrebbero essere disposti in una certa maniera che renderebbe più propizie le varie attività che vi si svolgono (i collaboratori di Yoon hanno smentito le accuse).
Secondo questa teoria, le caratteristiche della Casa Blu avrebbero portato parecchia sfortuna a chi ci aveva abitato in passato; più concretamente, negli anni il feng shui è stato utilizzato come pretesto per giustificare in qualche modo la lunga lista di episodi di corruzione in cui sono stati coinvolti molti presidenti sudcoreani.
Nel 1968 il generale e leader autoritario Park Chung-hee scampò a un tentativo di assassinio proprio nella Casa Blu durante un assalto organizzato da un commando di soldati nordcoreani con l’obiettivo di ucciderlo. Roh Tae-woo, presidente della Corea del Sud tra il 1988 e il 1993, fu condannato a 22 anni e mezzo di carcere per corruzione e per essere stato coinvolto nel colpo di stato che aveva portato alla presidenza del generale Chun Doo-hwan, che a sua volta fu condannato a morte (e poi graziato) per aver governato come un dittatore dal 1980 al 1988. Altri due presidenti che avevano vissuto nella Casa Blu, Lee Myung-bak e Park Geun-hye, furono condannati per corruzione, mentre nel 2009 l’ex presidente Roh Moo-hyun si suicidò in seguito a uno scandalo per corruzione in cui era coinvolto.
Il Partito Democratico ha definito la scelta di Yoon «frettolosa e assurda». Lui intanto ha fatto sapere di voler cominciare il proprio mandato dalla sua nuova residenza e ha detto che qualora non fosse pronta inizierà a lavorare da una sede provvisoria, ma non dalla Casa Blu.
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