La Germania si prepara alla mancanza di gas
Ha attivato la prima fase di un piano di emergenza che prevede anche successive misure se la Russia deciderà di tagliare le sue esportazioni
Mercoledì il governo tedesco ha annunciato l’attivazione della prima fase di un piano di emergenza per la eventuale e futura mancanza di forniture energetiche: serve a preparare il paese all’eventualità che la Russia sospenda le esportazioni di gas, se non troverà un accordo coi paesi occidentali sulle modalità con cui pagarlo, questione di cui si discute da giorni. La Germania è uno dei paesi europei più dipendenti dal gas russo: oltre la metà del gas che importa è russo, e lo usa per circa un terzo dei suoi consumi energetici.
Il piano di emergenza, annunciato dal ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, comprende tre fasi di “preallarme”: quella che il governo ha deciso di attivare è la prima. Prevede che venga costituita un’unità di crisi, gestita dal ministero dell’Economia, per monitorare il livello delle forniture di gas (ad oggi, gli impianti di stoccaggio del gas della Germania sono pieni al 26,5 per cento, e il governo vorrebbe che arrivassero almeno al 40 per cento entro il 2023). A margine, Habeck ha anche chiesto alla cittadinanza e alle imprese tedesche di moderare i propri consumi di energia.
Nel caso in cui il gas dovesse mancare, verranno attivate le altre due fasi del piano, che consistono invece nel razionamento e nella redistribuzione del gas, tagliando le forniture ad alcuni settori produttivi e dando la priorità alle strutture che ne hanno più bisogno, come gli ospedali o le case private (in Germania, circa la metà sono riscaldate col gas naturale, in Italia quasi il 70 per cento).
Habeck, comunque, ha precisato che «attualmente non c’è carenza» di gas, e che queste misure sono precauzioni nel caso di una «escalation» da parte della Russia.
La possibile escalation di cui parla Habeck riguarda la disputa sui pagamenti del gas in corso da quasi una settimana tra governo russo e paesi occidentali. La settimana scorsa, il presidente russo Vladimir Putin aveva annunciato che ai paesi «ostili» alla Russia – una lista piuttosto lunga di circa 40 stati che include quelli dell’Unione Europea – sarebbe stato chiesto di pagare le forniture di gas naturale in rubli e non in euro o in dollari, come invece stabiliscono i contratti.
L’obiettivo di Putin era contenere i disastrosi effetti delle sanzioni occidentali sul valore del rublo: per pagare in rubli, i paesi esteri devono comprarli, e comprandoli ne aumentano il valore, che all’inizio della guerra era drasticamente crollato per effetto delle sanzioni (sul reale vantaggio di questa mossa per la Russia, comunque, ci sono anche molti dubbi). Non è ancora chiaro da quando e con quali modalità Putin vorrebbe far partire i pagamenti in rubli: inizialmente Putin aveva chiesto alla banca centrale russa di rendere la misura effettiva entro una settimana. Oggi, il governo russo ha invece precisato che non sarà un processo immediato, sempre senza dare indicazioni più concrete.
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I paesi occidentali, comunque, non sembrano avere nessuna intenzione di pagare il gas in rubli: posizione formalizzata qualche giorno fa sempre da Habeck, che parlando a nome degli altri ministri dei paesi del G7 aveva detto che i paesi del gruppo (Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Canada e Giappone) avrebbero continuato a pagare il gas in euro e in dollari. Habeck lo ha ribadito anche oggi, definendo la richiesta di Putin una «violazione dei contratti» sulle forniture.
Il governo russo però ha insistito, e ha risposto ai paesi del G7 dicendo di non avere intenzione di «fornire gas all’Europa gratis». Prevedendo che la disputa non si risolva facilmente, quindi, il governo tedesco ha deciso di cominciare a preparare la Germania a un’eventuale sospensione dei rifornimenti.
Secondo i pareri di diversi esperti, gli effetti di un’eventuale sospensione potrebbero essere gravi. Volker Wieland, professore di economia all’Università di Francoforte e consulente del governo tedesco, ha detto al Financial Times che in Germania la sospensione delle forniture di gas russo porterebbe a un «significativo» rischio di recessione economica e a un’ulteriore crescita dell’inflazione, cioè dell’aumento dei prezzi combinato con la diminuzione del potere d’acquisto.
Secondo il Consiglio tedesco degli esperti economici, il gruppo di economisti di cui anche Wieland fa parte fondato nel 1963 per consigliare il governo tedesco, se la Russia sospendesse le forniture di gas il tasso d’inflazione tedesco potrebbe raggiungere il 9 per cento (ora è a circa il 5,5 per cento e si prevede che aumenti), diventando quindi uno dei più alti dell’Unione Europea.
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