Che fine ha fatto Zion Williamson
Doveva essere la più grande promessa in NBA dai tempi di LeBron James, ma a New Orleans non gioca da un pezzo e le notizie non sono incoraggianti
Tra circa un mese sarà passato un anno esatto dall’ultima partita in NBA di Zion Williamson, uno dei talenti più attesi nella storia recente del campionato di basket nordamericano, scelto da New Orleans nel 2019 come prima chiamata tra i migliori giocatori usciti dalle università.
Williamson, che a luglio compirà 22 anni, veniva da una famosissima carriera giovanile. I video delle sue giocate nei campionati scolastici con le squadre di Spartanburg e Duke avevano occupato ampi spazi sui giornali e soprattutto nei social network. Williamson si faceva notare per il suo strapotere fisico e per l’energia incredibile che metteva in prestazioni ben sopra la media per la sua età. Era stato quindi accompagnato in NBA da un’attesa non così distante da quella che aveva preceduto l’arrivo di LeBron James, e a New Orleans avrebbe dovuto cambiare la storia di una squadra fin lì periferica, proprio come lo era stata Cleveland prima dell’arrivo di James.
Dal suo arrivo in NBA sono passati tre anni. Salvo alcuni sprazzi in cui si sono potute intravedere le sue grandi qualità — è rimasto fermo a una media di quasi 27 punti e 7 rimbalzi a partita — di Williamson si sono perse le tracce, tra assenze per infortuni e rientri annunciati ma sempre rinviati.
Dalla scorsa estate sta recuperando da un infortunio al piede destro (rottura del mignolo) molto più complicato del previsto: da allora è sembrato vicino al rientro in diverse occasioni, come comunicato anche dalla sua squadra, ma tutte queste notizie sono state puntualmente smentite, l’ultima soltanto pochi giorni fa.
A inizio marzo i giornali americani avevano infatti anticipato il suo imminente ritorno in campo con New Orleans, ma due settimane dopo hanno dovuto ritrattare, sostenendo addirittura che Williamson perderà l’intera stagione. Forse in risposta alle ultime notizie sul suo conto, il giocatore ha pubblicato un video di una schiacciata fatta in allenamento, dove non si direbbe infortunato, che ha quindi alimentato i dubbi sulla sua situazione. Per New Orleans può soltanto allenarsi negli uno-contro-uno.
Se Williamson dovesse effettivamente saltare l’intera stagione (mancano 7 gare prima dei playoff) arriverebbe a 131 partite non disputate su 216 giocate da New Orleans nelle ultime tre stagioni.
Nello stesso arco di tempo, tanti dei giocatori arrivati con lui in NBA nel 2019 si sono già ritagliati uno spazio importante nelle loro squadre: da Ja Morant, eletto miglior esordiente al primo anno con i Memphis Grizzlies, fino ai vari RJ Barrett, Darius Garland, Tyler Herro e Jordan Poole.
Le condizioni esatte di Williamson, invece, continuano a essere poco chiare, e la stampa americana si chiede da tempo che cosa non funzioni veramente. Una delle tesi più citate è che i problemi nascano dal suo stile di gioco e dalla sua corporatura piuttosto robusta, il cui peso grava sulle articolazioni creando piccoli traumi che alla lunga possono diventare sempre più dannosi. Fin dai campionati scolastici, infatti, una delle cose che più sorprendeva di lui era la sua capacità di lanciarsi in schiacciate impressionati, per forza e stacco, nonostante la stazza.
La maggior parte degli infortuni avuti da quando è in NBA si è rivelata più grave di quanto previsto, a partire dalla lesione a un menisco subita prima dell’inizio della sua stagione da esordiente, descritta inizialmente come «un dolore», poi diventata lesione e causa di due mesi di riposo. Negli ultimi mesi New Orleans lo ha affidato a degli specialisti per correggere fisico e andatura e metterlo quindi a riparo da nuovi infortuni, ma a quanto pare ancora senza risultati soddisfacenti. Secondo i dati NBA, è uno dei cinque giocatori più pesanti del campionato, con 129 chilogrammi, ma non fra i più alti.
Oltre ai problemi di natura fisica, sono circolate altre indiscrezioni riguardanti il suo ruolo in squadra. Le hanno date i giocatori che sono passati da New Orleans nelle ultime tre stagioni: C.J. McCollum, per esempio, arrivato ai Pelicans lo scorso febbraio, dopo un mese in squadra aveva detto di non averlo ancora sentito. J.J. Reddick, ai Pelicans fino al 2021, aveva criticato piuttosto apertamente il suo atteggiamento, descrivendolo come «un compagno di squadra distaccato». Altri sostengono che i rapporti con la squadra, intesa come dirigenza, non siano mai stati molto positivi e che Williamson abbia sempre avuto dei dubbi su New Orleans come tappa iniziale della sua carriera.
Nel 2019 firmò un contratto quadriennale da 11 milioni di dollari a stagione che alla fine della terza, cioè quella in corso, prevede la possibilità di estensione a cinque anni a 31 milioni di dollari a stagione. È una forma di contratto comune che le squadre offrono ai migliori talenti universitari, quando li selezionano. L’estensione “certifica” il valore del giocatore, lo arricchisce e lo lega alla squadra per almeno nove anni. Ma va meritata, da entrambi le parti.
Williamson ha ancora 21 anni e, stando alle sue qualità, sul fatto che possa diventare un grande giocatore ci sono poche incertezze. Le sue condizioni fisiche però lasciano perplessi ed è lecito ipotizzare che New Orleans ci pensi prima di impegnare oltre 150 milioni di dollari per un giocatore il cui rendimento è stato finora incerto. Allo stesso modo, pesano i dubbi che il giocatore avrebbe sulle strategie di New Orleans, fuori dai playoff dal 2018 e ancora a rischio esclusione.