Il parlamento peruviano ha bocciato l’impeachment contro il presidente Pedro Castillo, per la seconda volta in quattro mesi
Il parlamento peruviano ha bocciato l’impeachment che era stato avviato contro il presidente del Perù, Pedro Castillo, per la seconda volta negli ultimi quattro mesi. Un gruppo parlamentare di opposizione aveva proposto di rimuovere Castillo dall’incarico per «incapacità morale permanente», una formula della Costituzione peruviana che può essere tirata in ballo per indicare vari tipi di mancanze. Alla fine hanno votato in favore dell’impeachment solo 55 parlamentari su 128 (tra cui alcuni dei vari partiti di destra ed estrema destra), mentre 19 si sono astenuti e 54 hanno votato contro. Perché la mozione passasse sarebbero stati necessari 87 voti.
Castillo è un ex insegnante e attivista di sinistra e alle elezioni presidenziali dello scorso giugno fu eletto con pochissimi voti di scarto rispetto alla sua sfidante, la populista di destra Keiko Fujimori. A causa della sua grossa inesperienza il suo mandato è cominciato fin da subito tra moltissime difficoltà.
Nel giro di pochi mesi, Castillo ha fatto numerosi rimpasti di governo, ha cambiato più di 20 ministri e ha fatto dimettere tre primi ministri; ha inoltre cacciato il capo della polizia e si è scontrato duramente con vari ufficiali dell’esercito, sostenendo peraltro politiche sempre più conservatrici e reazionarie, molto diverse rispetto a quelle promesse in campagna elettorale. Lo scorso dicembre una prima richiesta di impeachment nei suoi confronti per corruzione era stata respinta sempre per la mancanza dei voti necessari.
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