La vittoria di Biniam Girmay, eritreo, in una classica del ciclismo
Il promettente corridore 21enne ha vinto a sorpresa la Gent-Wevelgem, primo atleta africano di sempre
Domenica il ciclista eritreo Biniam Girmay ha vinto a soli 21 anni la Gent-Wevelgem, una delle principali corse di un giorno della stagione internazionale. Tra la sorpresa generale, è diventato il primo ciclista africano a vincere una delle cosiddette «classiche» che si corrono in primavera tra Italia, Belgio, Francia e Paesi Bassi. Al secondo anno da professionista, Girmay si è così aggiunto all’illustre lista di corridori che l’hanno vinta nelle sue precedenti 83 edizioni, tra i più grandi ciclisti di sempre come Eddy Merckx, Bernard Hinault, Francesco Moser, Tom Boonen, Mario Cipollini e Peter Sagan.
Nello sport tante barriere culturali e geografiche sono ancora consolidate e in particolare nel ciclismo professionistico, una disciplina che rimane legata principalmente all’Europa e agli Stati Uniti ed è quasi assente in tante parti del mondo. L’Africa è una di queste, soprattutto nella sua parte sub-sahariana, dove nonostante le bici siano diffuse come altrove mancano risorse, mezzi e conoscenze per il professionismo.
Da alcuni anni però l’Eritrea — un paese che non a caso ha una grande tradizione nelle gare di fondo dell’atletica leggera — sta emergendo nel ciclismo africano con una nuova generazione di atleti rappresentata in particolare proprio da Girmay. Negli ultimi dieci anni, cinque diversi corridori eritrei sono stati eletti ciclisti africani dell’anno. Nella passata stagione Girmay lo era stato per la seconda volta consecutiva, principalmente grazie alla vittoria della medaglia d’argento nella prova in linea ai Mondiali giovanili in Belgio.
Girmay corre anche per una squadra belga, la Intermarché-Wanty-Gobert, ma per gran parte dell’anno vive a San Marino con altri tre corridori eritrei. Quando non è a San Marino — fino a poco tempo fa viveva in Toscana — si allena spesso in Eritrea, nei dintorni della capitale Asmara, dove è nato nel 2000.
Ci tornerà a breve per preparare la partecipazione al prossimo Giro d’Italia, che inizia il 6 maggio da Budapest, in Ungheria. Visti i suoi ultimi risultati, potrebbe aggiungere dei piazzamenti rilevanti: soltanto a marzo è arrivato decimo alla Milano-Torino, dodicesimo alla Milano-Sanremo e quinto alla Saxo Bank Classic in Belgio, tutte corse di un giorno.
Lo scorso ottobre, dopo la vittoria dell’argento ai Mondiali, aveva raccontato: «La percentuale di ciclisti africani è ancora molto bassa, parliamo di un corridore all’anno che diventa professionista. La mia medaglia d’argento non è arrivata da un giorno all’altro. Ho iniziato ad allenarmi anni fa con l’UCI al World Cycling Centre, ho fatto esperienza di guida in gruppo e su strade strette, e ho imparato diversi tipi di corsa. Ma sono solo io: molti dei miei compagni di squadra vengono solo per correre ai Campionati del mondo. Così non è possibile ottenere risultati, serve tempo per imparare a correre e bisognerebbe iniziare da giovani».
Finora il risultato più importante ottenuto da un ciclista dell’Africa sub-sahariana era stata la maglia a pois di miglior scalatore ottenuta nel 2015 da un altro eritreo, Daniel Teklehaimanot, al Tour de France. Quest’ultima è anche uno dei principali obiettivi di Girmay, che però si considera più portato per le corse di un giorno: «Per me e per tutti i corridori eritrei il Tour de France è la corsa dei sogni, insieme alla Milano-Sanremo e alla Parigi-Roubaix».