Biden ha fatto un’imprudenza parlando di un cambio di regime in Russia?
Ha detto che Putin «non può restare al potere», provocando parecchie agitazioni nel governo americano e tra gli alleati europei
Sabato, al castello di Varsavia, in Polonia, il presidente statunitense Joe Biden ha fatto un discorso molto duro contro il presidente russo Vladimir Putin, che ha accusato di essere «un dittatore che vuole ricostruire un impero», aggiungendo: «Per l’amor di Dio, quest’uomo non può restare al potere». Dmitri Peskov, portavoce del governo russo, ha definito le parole di Biden un «insulto personale», che avrebbero potuto ridurre in maniera considerevole le possibilità di cooperazione tra Russia e Stati Uniti.
La frase di Biden ha creato un po’ di agitazione nel governo americano e tra gli alleati europei, perché è stata interpretata come un’indicazione di perseguire un “regime change” in Russia, cioè un cambio di regime: un’ipotesi di cui finora i governi occidentali non hanno parlato in maniera ufficiale ed esplicita, sia per non chiudere tutte le possibilità di trovare un accordo con Putin che metta fine alla guerra, sia perché nel corso degli anni l’idea che governi stranieri intervengano negli affari di un altro stato per rovesciare un regime è diventata sempre meno accettabile politicamente.
Alle parole di Biden sono quindi seguite varie dichiarazioni e precisazioni per attenuarne l’impatto. Già sabato un funzionario della Casa Bianca aveva detto: «Quello che voleva dire il presidente era che a Putin non può essere permesso di esercitare il proprio potere sui paesi vicini. Non stava parlando del potere di Putin in Russia o di un cambio di regime».
Anche il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha chiarito che gli Stati Uniti non hanno intenzione di rovesciare il governo di Putin. Il giorno dopo il discorso di Varsavia, a Gerusalemme, Blinken è tornato sulla questione e ha detto: «Ieri sera il presidente degli Stati Uniti e la Casa Bianca hanno detto, molto semplicemente, che Putin non può essere autorizzato a fare la guerra o impegnarsi in un’aggressione contro l’Ucraina o chiunque altro».
Sono seguite alcune precisazioni di vari leader europei. Josep Borrell, l’alto rappresentante agli Affari esteri dell’Unione Europea, ha specificato che l’Unione «non cerca un cambio di regime, che è qualcosa i cittadini russi dovrebbero e potrebbero decidere».
È intervenuto il presidente francese Emmanuel Macron, che parlando alla tv France 3 ha detto che lui non avrebbe usato le parole di Biden e che «deve essere fatto di tutto per impedire che la situazione degeneri». Anche Wolfgang Ischinger, diplomatico tedesco e presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, un importante evento annuale sulla sicurezza internazionale, ha criticato Biden, dicendo che le sue parole erano «comprensibili, ma piuttosto imprudenti dal punto di vista strategico», perché rischiavano di inasprire le tensioni con la Russia.
Al Financial Times, anche un funzionario del governo britannico ha chiarito che il Regno Unito non ha intenzione di promuovere un cambio di regime in Russia e che è aperto a una soluzione diplomatica al conflitto, concetti ribaditi nelle ore successive anche dalla ministra degli Esteri britannica Liz Truss.
Non è la prima volta che Joe Biden fa dichiarazioni considerate da alcuni troppo istintive e imprudenti, o comunque capaci di produrre effetti apparentemente non cercati in maniera consapevole. Era successo anche qualche giorno fa, quando al termine di un evento alla Casa Bianca, rispondendo a una giornalista in un contesto piuttosto affollato, Biden aveva detto di credere che Putin fosse un «criminale di guerra».
Benché spesso usato nel linguaggio comune, il concetto di «crimine di guerra» ha precise connotazioni giuridiche, gravi e complicate da dimostrare; un’accusa del genere fatta in un contesto come quello attuale, in cui l’Occidente sta cercando di convincere Putin a fermare l’invasione in Ucraina, ha poi conseguenze politiche, perché rischia di azzerare gli spazi ancora aperti per trovare un accordo. Per questo il giorno dopo l’affermazione di Biden, la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki aveva precisato che Biden stava parlando d’istinto, e che per determinare se Putin è o meno un criminale di guerra era in corso un’indagine formale.
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