Perché si chiamano “bombe molotov”
Le bottiglie incendiarie usate in questi giorni dagli ucraini sono un simbolo della guerriglia urbana, lanciate contro i russi in vari conflitti nell'ultimo secolo
In questi giorni decine di migliaia di civili ucraini si sono mobilitati per cercare di frenare l’avanzata dell’esercito russo nelle proprie città, spesso con armi fornite dal governo e spesso con barriere e ordigni di fortuna, che si possono fabbricare con poche cose facili da trovare. Tra questi ci sono le bombe molotov, che sono realizzate con bottiglie di vetro e stracci imbevuti di liquido infiammabile e possono essere molto efficaci per incendiare i mezzi militari nemici, o comunque per danneggiarli.
Nella seconda metà del Novecento le molotov sono diventate un simbolo delle azioni di guerriglia e delle proteste violente da parte di sovversivi, rivoluzionari e terroristi, ma sono state usate comunemente anche durante le rivolte di civili che non avevano a disposizione armi più sofisticate, come nel caso degli ucraini. La loro origine è dibattuta ma la loro storia è legata prevalentemente ad alcuni conflitti avvenuti nell’Europa orientale.
Le bombe o bottiglie molotov, chiamate comunemente molotov, sono armi piuttosto rudimentali, possono essere fabbricate praticamente da chiunque e funzionano in maniera molto semplice. Di solito per farle si utilizzano bottiglie di birra, vino o liquori usate, avvolgendo il loro collo con stracci imbevuti di benzina, alcol o altri liquidi infiammabili che vengono anche versati al loro interno. Per usarle bisogna dare fuoco velocemente allo straccio, che funziona come una miccia, e poi lanciarle: in questo modo quando la bottiglia si frantuma il liquido fuoriesce e provoca un piccolo incendio, che permette di dare fuoco a oggetti o mezzi militari ad alcuni metri di distanza.
A volte le molotov vengono accese con tipi di miccia diversi oppure contengono particolari sostanze che aumentano la tossicità del fumo prodotto dalle fiamme. In questi giorni gli ucraini per esempio stanno inserendo nelle molotov anche del polistirolo sbriciolato, cosa che aiuterebbe a rendere il liquido più appiccicoso. Molti hanno cercato su Google come farle, mentre altri stanno seguendo le istruzioni del ministero della Difesa, che ha spiegato come fabbricarle e in che modo lanciarle perché siano più efficaci.
L’origine delle molotov è piuttosto dibattuta. Secondo alcuni storici risalgono alla guerra irlandese per l’indipendenza dalla Gran Bretagna negli anni Venti, durante la quale i membri dell’Irish Republican Army (IRA) lanciavano comunemente bottiglie piene di benzina e paraffina contro i britannici; la versione più condivisa però è che le molotov così come le conosciamo oggi fossero state impiegate per la prima volta durante la Guerra civile spagnola, che si combatté tra il 1936 e il 1939.
A ogni modo, il loro nome viene dalla cosiddetta Guerra d’inverno, combattuta nel giro di pochi mesi tra l’Unione Sovietica e la Finlandia, che alla fine del 1939 si era opposta ai tentativi di espansione della Russia verso nord.
L’allora ministro degli Esteri sovietico, Vjačeslav Michajlovič Molotov, cercò di convincere i russi che il loro esercito non stesse bombardando la Finlandia, ma soltanto lanciando aiuti umanitari, con l’obiettivo di «liberare» il paese, con una retorica simile a quella utilizzata dalla propaganda putiniana per giustificare l’attuale invasione dell’Ucraina. I finlandesi soprannominarono scherzosamente questi aiuti «i cestini da picnic di Molotov» e per così dire decisero di ricambiare la cortesia lanciando centinaia di migliaia di «cocktail di Molotov» contro i sovietici, motivo per cui ancora oggi in inglese le molotov sono conosciute anche come “Molotov cocktail”.
Durante la Guerra d’inverno, in Finlandia le bombe molotov furono prodotte in massa nella distilleria della società che ha il monopolio nazionale sulle bevande alcoliche, Alko, dove le bottiglie venivano dotate di appositi fiammiferi per accendere il combustibile, fatto da un misto di etanolo, catrame e benzina. Nel marzo del 1940 il governo finlandese fu costretto a chiedere un armistizio e a cedere alle richieste degli invasori, ma il nome delle particolari bottiglie rimase molto popolare e si diffuse anche all’estero.
Secondo lo storico americano William R. Trotter, che si occupò della Guerra russo-finlandese in un libro e alcuni saggi, tra il novembre del 1939 e il marzo del 1940 la distilleria nazionale della Alko produsse più di 540mila bottiglie molotov. Trotter scrisse che proprio grazie alle molotov i finlandesi riuscirono a distruggere circa 350 carri armati e mezzi militari sovietici.
Negli anni seguenti le molotov furono usate anche in altri paesi europei, a volte con alcune piccole modifiche o variazioni. In particolare, furono impiegate estesamente durante la Rivoluzione ungherese contro l’Unione Sovietica, che fu repressa il 10 novembre del 1956: grazie alle molotov e alle bombe a mano, raccontò Trotter, gli ungheresi riuscirono a distruggere numerosi mezzi sovietici e a riprendere brevemente il controllo del centro di Budapest.
Nel libro La Guerra di guerriglia il rivoluzionario, medico e guerrigliero argentino Ernesto Che Guevara descrive le molotov come armi estremamente efficaci e parla di un sistema per riuscire a lanciarle con dei fucili. Nei decenni sono state impiegate in numerose manifestazioni di protesta in tutto il mondo, diventando un simbolo della lotta civile e della guerriglia urbana, per esempio durante le rivolte di Los Angeles del 1992, che scoppiarono per un episodio di abuso di potere e razzismo della polizia, durarono sei giorni e provocarono più di 60 morti e oltre 2mila feriti.
Varie molotov furono lanciate anche durante gli scontri del 2014 sempre in Ucraina, nell’ambito delle proteste contro l’allora presidente filo-russo Viktor Yanukovych e delle successive tensioni legate all’annessione forzata della Crimea alla Russia.
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Le molotov fanno parte dell’immaginario collettivo anche per via di numerosi film, a partire da Crack that tank (Schiaccia quel carro armato), un film per l’addestramento delle truppe americane del 1943 in cui si mostra in pochi passaggi come funzionano. Ci sono scene in cui si usano delle molotov anche nel celebre horror La notte dei morti viventi (1968) o nel cult I guerrieri della notte, che uscì nel 1979.
Una delle opere più conosciute di Banksy, lo street artist più famoso del mondo, raffigura proprio un ribelle nel tipico gesto di lanciare una molotov, che tuttavia ha in mano un mazzo di fiori.
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