Putin vuole che i paesi «ostili» alla Russia paghino le forniture di gas naturale in rubli
Probabilmente per far risalire il valore del rublo: diversi paesi europei, tra cui l'Italia, hanno comunque detto di non volerlo fare
Mercoledì il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che ai paesi «ostili» alla Russia sarà chiesto di pagare le forniture di gas naturale in rubli, in modo da contenere il crollo della valuta avvenuto nelle ultime settimane. Non sono chiari i possibili effetti di questa decisione e anche tra gli analisti non c’è accordo al riguardo, ma è possibile che una conseguenza sarà un ulteriore aumento del costo dell’energia. L’annuncio mostra ancora una volta come le forniture energetiche siano diventate una specie di arma nella guerra in Ucraina.
La lista dei paesi che la Russia ritiene «ostili» è piuttosto lunga: sono più di 40 stati, tra Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e membri dell’Unione Europea, la più dipendente dalle forniture di gas russo (i paesi europei importano circa il 40 per cento delle proprie forniture dalla Russia). In generale, i pagamenti dei paesi «ostili» rappresentano circa il 70 per cento delle entrate relative alle esportazioni di Gazprom, l’azienda energetica statale russa, con cifre dell’ordine di decine di miliardi di euro l’anno.
Alla Russia, chiedere il pagamento delle forniture in rubli anziché nella valuta originale dei paesi acquirenti conviene perché, per pagare in rubli, i paesi esteri dovrebbero comprarli. Se tanti paesi comprano i rubli, il valore del rublo cresce. Se si considera che questo valore è crollato in modo drastico a causa delle durissime sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia, pretendere il pagamento del gas in rubli significa, in sostanza, chiedere agli stessi paesi che hanno imposto le sanzioni di sostenere il rublo dopo averlo fatto crollare.
In un certo senso, nell’immediato, l’annuncio di Putin sembra aver funzionato: mercoledì stesso il rublo ha recuperato il 7 per cento del proprio valore rispetto al dollaro, riducendo le perdite dall’inizio dell’anno al 23 per cento. E sempre mercoledì il prezzo del gas in Europa ha registrato una crescita di circa il 34 per cento, salendo fino a 132,74 euro per megawattora.
Putin ha assicurato che continuerà a vendere il gas allo stesso prezzo di prima, cambiando solo la valuta dei pagamenti. Ma dato che i paesi europei stanno già facendo i conti con il rialzo dei prezzi dell’energia, il suo annuncio ha comunque creato nuove preoccupazioni: come ha scritto Bloomberg, il cambio di valuta potrebbe «potenzialmente aggravare la peggiore crisi energetica in Europa dagli anni Settanta».
Sul fatto che il cambio di valuta sia realmente vantaggioso per la Russia, comunque, ci sono molti dubbi. Jason Tuvey, economista sentito dal Wall Street Journal, ha spiegato che imporre di pagare il gas in rubli ridurrebbe considerevolmente l’arrivo in Russia di valuta estera, necessaria per pagare le importazioni. Da questo punto di vista, la decisione di Putin sembrerebbe indebolire la Russia, anziché rafforzarla.
Per questo, alcuni analisti ritengono che i criteri con cui Putin ha deciso di cambiare la valuta dei pagamenti non siano chiarissimi: secondo Liam Peach, citato da Reuters, l’annuncio di Putin potrebbe anche essere visto come una provocazione.
Putin ha chiesto alla banca centrale russa di rendere la misura effettiva entro una settimana, ma cambiare la valuta dei pagamenti non può essere una decisione unilaterale: sarà necessario ridiscutere e riscrivere i contratti di rifornimento, con probabili dispute e negoziazioni tutt’altro che immediate.
Germania e Italia, i due paesi più dipendenti dal gas russo, si sono mostrati poco disponibili a pagare in rubli: Robert Habeck, il ministro dell’Economia della Germania, che è il più grande acquirente di gas russo, ha già detto che l’annuncio di Putin sul pagamento del gas in rubli è una violazione dei contratti esistenti, e che si confronterà con gli altri paesi europei su come rispondere; Francesco Giavazzi, consigliere economico di Mario Draghi, ha detto che, benché il governo non abbia ancora preso alcuna decisione, intende continuare a pagare il gas russo in euro per non indebolire gli effetti delle sanzioni imposte alla Russia. Anche OMV, compagnia energetica austriaca, ha detto che continuerà a pagare in euro, e così Engie, compagnia energetica francese.
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