Vent’anni fa agli Oscar

C'erano “A Beautiful Mind” e “La Compagnia dell'Anello”, Halle Berry e Denzel Washington, Kevin Spacey ed eccezionalmente perfino Woody Allen

Halle Berry e Denzel Washington, premiati come migliori attori protagonisti – Oscar del 2002, 24 marzo, Los Angeles
(©LAPRESSE)
Halle Berry e Denzel Washington, premiati come migliori attori protagonisti – Oscar del 2002, 24 marzo, Los Angeles (©LAPRESSE)

Il 24 marzo 2002, vent’anni fa oggi, ci fu la 74ª edizione degli Oscar. Come al solito a Los Angeles, ma in un posto diverso rispetto al passato: il Kodak Theatre anziché lo Shrine Auditorium. La condusse per la quarta e ultima volta l’attrice Whoopi Goldberg, e il premio per il miglior film andò a A Beautiful Mind, che vinse in tutto quattro Oscar: tanti quanti La Compagnia dell’Anello, il primo film della trilogia tratta dal Signore degli Anelli, che si era presentato a quella notte forte di 13 candidature. I premi per miglior attrice e attore andarono però ai protagonisti di altri due film: ad Halle Berry per Monster’s Ball e a Denzel Washington per Training Day. Fu il primo Oscar come miglior protagonista in quasi quarant’anni per un attore nero; il primo di sempre, come migliore protagonista, a un’attrice nera.

Quella degli Oscar del 2002 fu anche una cerimonia lunghissima – quattro ore e ventitré minuti – ma molto seguita: solo negli Stati Uniti gli spettatori furono 42 milioni, poco meno rispetto al 2001, ma quattro volte in più rispetto al 2021. E soprattutto fu la prima cerimonia dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.

 

Quando furono annunciate le candidature per gli Oscar del 2002, la notizia principale furono le 13 nomination per La Compagnia dell’Anello, che l’anno precedente era stato il secondo film più visto al mondo dopo Harry Potter e la pietra filosofale, candidato per colonna sonora, scenografia e costumi. Nella storia degli Oscar, solo Titanic ed Eva contro Eva avevano fatto meglio. Ian McKellen, che nel film era Gandalf ed era l’unico attore candidato a un Oscar, disse: «questo è un film senza nemmeno una grande star internazionale, con un regista senza alcuna esperienza in questo genere, e ovviamente stiamo parlando di un film senza finale [in quanto primo capitolo di una trilogia]. Solo un folle ci avrebbe scommesso».

Ron Howard, regista di A Beautiful Mind, in cui Russell Crowe interpretava il matematico ed economista John Nash, disse invece: «si è parlato di quest’anno come di un anno piatto per il cinema, invece si è rivelato interessante, perfino avventuroso». Tra gli altri film con almeno un paio di candidature c’erano Moulin Rouge, Gosford Park, Il favoloso mondo di Amélie, In the Bedroom, Black Hawk Down, Monsters & Co.,
Pearl Harbor, A.I. – Intelligenza Artificiale, Alì e Memento.

A Beautiful Mind vinse nonostante alcune critiche, nelle settimane precedenti la cerimonia, alle non poche libertà che Howard si era preso nel raccontare la vita di Nash, peraltro presente al Kodak Theatre. Fu inoltre il terzo premio consecutivo al miglior film vinto dalla casa di produzione DreamWorks, dopo American Beauty e Il Gladiatore. In quella che al tempo ancora era una cinquina, oltre a A Beautiful Mind i candidati a miglior film erano Gosford Park, Moulin Rouge, La Compagnia dell’Anello e In the Bedroom.

La lista dei cinque registi candidati era notevolissima – Ron Howard, che vinse, e poi Robert Altman, Peter Jackson, David Lynch e Ridley Scott – e anche tra migliori attori e attrici c’erano nomi parecchio noti, ora come allora: Denzel Washington, Russell Crowe, Sean Penn, Will Smith e Tom Wilkinson in un caso; Halle Berry, Judi Dench, Nicole Kidman, Sissy Spacek e Renée Zellweger nell’altro.

I premi per miglior attrice e miglior attore non protagonista andarono a Jennifer Connelly per A Beautiful Mind e a Jim Broadbent per Iris – Un amore vero. Sempre per Iris – Un amore vero, nelle categorie per la miglior attrice protagonista e non protagonista furono candidate Judi Dench e Kate Winslet, che nel film interpretavano la scrittrice e filosofa Iris Murdoch in due diversi momenti della sua vita. Il premio per la miglior sceneggiatura originale fu vinto da Julian Fellowes, per quella di Gosford Park: fu la prima che scrisse, diversi anni prima dell’arrivo di Downton Abbey, serie che riprese l’ambientazione di quel film di Altman.

L’Oscar per il miglior film straniero andò al bosniaco No Man’s Land, un film sulla guerra in Bosnia con protagonista un soldato bosniaco e uno serbo che si trovano insieme in una trincea abbandonata. Il miglior documentario fu Un coupable idéa, su un quindicenne afroamericano erroneamente accusato di omicidio. Pennuti spennati vinse invece l’Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione. Il primo Oscar della storia per un lungometraggio d’animazione andò invece a Shrek, la cui casa di produzione (la DreamWorks) aveva lavorato molto affinché il film fosse candidato anche come miglior film, non solo d’animazione. Non ci riuscì.

Alcuni importanti premi tecnici (colonna sonora, effetti speciali, fotografia e trucco) andarono alla Compagnia dell’Anello, e Moulin Rouge! vinse per i costumi e la scenografia. Furono assegnati anche due Oscar speciali: uno a Sidney Poitier, l’unico afroamericano ad aver vinto il premio per miglior attore prima di Washington, e un altro a Robert Redford.

La cerimonia degli Oscar del 2002 – a cui assistettero dal vivo circa tremila persone – fu caratterizzata da molti inserti video, mentre i momenti musicali furono affidati, tra gli altri, a Enya, Sting e Paul McCartney. Il discorso post-premiazione che più si fece apprezzare, e da allora ricordare, fu quello di Halle Berry: era emozionantissima, e singhiozzante ricordò che era un traguardo «più grande di me», che si sentiva di aver finalmente «aperto la porta» e che lo doveva ad altre grandi attrici nere come Dorothy Dandridge, Lena Horne e Diahann Carroll.

Il classico momento “in memoriam” fu introdotto da Kevin Spacey e da un minuto di silenzio per i morti degli attentati dell’11 settembre dell’anno precedente. Oltre a molti discorsi dei premiati, a quegli attentati fece riferimento anche un video su New York diretto da Nora Ephron e introdotto da Woody Allen, che fece una eccezione e parlò per la prima volta alla cerimonia degli Oscar, nonostante le sue già venti candidature.

Il giorno successivo il New York Times scrisse: «nonostante alcuni momenti più cupi, la spensieratezza ha avuto la meglio». Fu peraltro la prima volta in oltre quarant’anni che la cerimonia di premiazione degli Oscar tornò a svolgersi a tutti gli effetti a Hollywood: o, come scrisse ancora il New York Times, «sul campo di casa». Lo Shrine Auditorium si trova infatti alcuni chilometri più a sud est, nei pressi di Downtown Los Angeles.

– Leggi anche: Gli Oscar del 2001