La NATO manderà altre armi all’Ucraina
È stato deciso nella riunione straordinaria di oggi a Bruxelles: verranno inviati droni e sistemi di difesa aerea
I leader dei 30 paesi membri della NATO, riuniti per parlare dell’invasione russa in territorio ucraino, hanno deciso giovedì di mandare nuove armi all’Ucraina e hanno confermato l’invio già annunciato di altri quattro battaglioni al confine orientale dell’alleanza, allo scopo soprattutto di rassicurare i paesi più esposti alla minaccia russa. Il segretario generale Jens Stoltenberg ha inoltre ribadito che la NATO non ha intenzione di inviare soldati in territorio ucraino.
La riunione è durata circa tre ore e si è tenuta nella sede della NATO in Boulevard Leopold III, a Bruxelles. I 30 leader dei paesi membri, compreso il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, si sono incontrati di persona, con Stoltenberg a moderare l’incontro.
La NATO, ha detto Stoltenberg in conferenza stampa, invierà altri missili anticarro, nuovi sistemi di difesa aerea e droni: sono armi che «si stanno dimostrando altamente efficaci» nella guerra in corso, ha aggiunto Stoltenberg, che però si è rifiutato di dare ulteriori dettagli e di specificare di quali tipi di missili, di sistemi di difesa antiaerea e di droni si stia parlando.
Nei giorni scorsi erano comunque circolate varie indiscrezioni sul tipo di armi che il governo statunitense, di fatto leader dell’alleanza, aveva deciso di inviare all’Ucraina.
L’Economist e il New York Times avevano per esempio parlato degli Switchblade, detti anche “droni kamikaze”, perché colpiscono l’obiettivo esplodendo: sono droni molto leggeri (circa 2 chili e mezzo), facilmente trasportabili, che si lanciano da un tubo e sono molto precisi. Sono particolari perché chi li manovra può scegliere l’obiettivo anche dopo averli lanciati, controllandoli con un tablet. Gli Switchblade non sono efficaci contro veicoli corazzati, ma lo sono contro postazioni di artiglieria o gruppi di soldati.
Si è parlato anche di batterie antiaeree S-300, cioè sistemi d’arma che permettono di intercettare aerei e missili nemici a grandi distanze, e che dovrebbero rafforzare le difese aeree ucraine, oggi decisamente in sofferenza per la superiorità aerea russa. Sono peraltro sistemi richiesti più volte dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Nella conferenza stampa dopo l’incontro, Stoltenberg ha aggiunto che all’Ucraina verranno forniti attrezzatura e addestramento per far fronte a potenziali attacchi «chimici, biologici, radiologici e nucleari».
La NATO ha detto che quelle decise oggi sono misure «preventive, proporzionate e non volte a intensificare il conflitto», ma comunque sufficienti a «garantire la sicurezza e la difesa di tutti gli alleati, in tutti i settori e con un approccio a 360 gradi [concetti comunque già espressi da Biden nelle scorse settimane, ndr]». L’alleanza ha anche ribadito il proprio «ferreo» impegno nei confronti dell’articolo 5, quello che prevede un intervento militare qualora un paese membro dell’alleanza subisca un attacco.