Chi sta vincendo la guerra in Ucraina?

Dopo un mese dall'inizio dell'invasione, l'esercito russo ha smesso di avanzare, fermato dalla resistenza ucraina: il suo primo obiettivo ora sembra la conquista di Mariupol

Un uomo saluta sua figlia alla stazione di Kiev, 5 marzo 2022 (AP Photo/Emilio Morenatti)
Un uomo saluta sua figlia alla stazione di Kiev, 5 marzo 2022 (AP Photo/Emilio Morenatti)
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È passato un mese esatto da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, ma una soluzione militare o diplomatica della guerra sembra ancora lontana. Dopo quattro settimane di combattimenti, le forze russe hanno occupato diversi territori a nordest e a sudest, ma l’unica città importante conquistata è Kherson, mentre sugli altri fronti l’esercito russo ha avuto problemi logistici e militari che gli hanno impedito di avanzare e conquistare Kiev, Kharkiv, Odessa e Mariupol. Proprio Mariupol negli ultimi giorni ha assunto una nuova importanza dal punto di vista strategico, perché secondo varie analisi l’obiettivo a breve termine delle forze russe è diventato conquistarla, per consolidare il controllo sul Donbass e in generale sui territori intorno al mar d’Azov.

Mariupol, sud-est
Prima dell’inizio della guerra, Mariupol aveva quasi 500mila abitanti ed era il centro portuale e industriale più importante del mar d’Azov, quel bacino del mar Nero su cui si affaccia il Donbass. Da quando è iniziata la guerra, Mariupol è stata subito attaccata da una parte consistente di truppe russe provenienti dalla Crimea, annessa dalla Russia nel 2014, e dal confine orientale.

Dai primi giorni dell’invasione, sono iniziati a mancare acqua, energia e cibo, e da allora sempre più persone hanno tentato di abbandonare la città mentre le forze russe bombardavano con sempre maggiore intensità ospedali, scuole, teatri ed edifici civili.

Tuttavia, nonostante la ferocia dei bombardamenti russi, la difesa ucraina in città sembra resistere, e all’inizio di questa settimana ha rifiutato di arrendersi. La quasi totalità degli edifici è distrutta, gli ultimi giornalisti che lavorano per testate occidentali hanno abbandonato Mariupol la settimana scorsa e non si hanno notizie su quante morti civili stia provocando l’assedio.

La resistenza di Mariupol è diventata un grosso problema per l’esercito russo, perché conquistarla gli permetterebbe di consolidare un corridoio tra le repubbliche separatiste nel Donbass e la Crimea, estendere il proprio controllo sul mar d’Azov e poter esibire una vittoria militare più consistente rispetto alla presa di una città minore come Kherson, dove comunque è in corso una resistenza quotidiana all’occupazione russa.

Inoltre, Mariupol è una città importante per il battaglione “Azov”, che è formato prevalentemente da volontari di estrema destra e compone una parte minoritaria delle forze ucraine. Considerando che il governo russo sostiene falsamente di voler «denazificare» l’Ucraina con l’invasione (chiamata rigorosamente “operazione militare speciale”), la vittoria a Mariupol fornirebbe un buon argomento alla propaganda russa.

Questo insieme di motivi ha fatto sì che lo sforzo bellico russo si stia concentrando maggiormente in quella zona, e meno nelle altre, dove continuano gli attacchi missilistici ma le truppe sono ferme.

Come ha osservato Michael Kofman, analista del think tank statunitense CNA ed esperto di forze armate russe, «Mosca sta cercando qualcosa che può essere usato per dichiarare vittoria». È comunque difficile prevedere cosa succederà dopo un’eventuale conquista di Mariupol. Non è detto che la Russia si accontenterà di consolidare il dominio nel Donbass e di negoziare con l’Ucraina: potrebbe anche prendere tempo per riorganizzare le forze.

Odessa e Mykolaiv, sud
Dopo la presa delle città di Kherson e di Melitopol, il 25 febbraio, le truppe russe si sono dirette verso Mykolaiv, a ovest. Si riteneva che il loro obiettivo fosse conquistare la città per aprirsi un passaggio verso Odessa, la città portuale più grande e importante dell’Ucraina. Tuttavia, anche a Mykolaiv rompere la difesa ucraina si è rivelato più difficile del previsto.

Per giorni la Russia ha bombardato la città, puntando su obiettivi civili per sfiancare psicologicamente la resistenza. Ma i soldati e i civili volontari di Mykolaiv si sono organizzati costruendo barriere nelle strade, stando pronti a far saltare in aria i ponti e dotandosi di bombe molotov per respingere un’eventuale avanzata. Il morale della resistenza è rimasto alto anche grazie alla presenza del governatore della regione, Vitaly Kim, che ha acquisito sempre maggiore visibilità attraverso messaggi in cui si è mostrato sereno, in controllo della situazione, talvolta addirittura sfrontato.

«Come il presidente ucraino [Zelensky], è un neofita politicamente» ha scritto l’Economist. «Un leader militare accidentale. I suoi ormai famosi video giornalieri combinano senso dell’umorismo e fulminanti battute sull’imbecillità dell’esercito russo. Quando parla, la gente lo ascolta».

Barriere di blocchi di cemento e sacchi di sabbia a Odessa, 22 marzo 2022 (AP Photo/Petros Giannakouris)

Il fronte di Mykolaiv è stato assai importante nella prima e nella seconda settimana di combattimenti, perché ha impedito alla Russia di muovere le proprie truppe verso Odessa e fornire un aiuto via terra a un eventuale sbarco delle navi militari russe, che dall’inizio dell’invasione si trovano al largo della città. Da allora l’esercito russo intorno a Mykolaiv è sostanzialmente fermo, mentre Odessa rimane una delle poche città ucraine che non sono state attaccate in maniera massiccia dai missili russi.

Sempre in questa zona le forze russe hanno subìto una sconfitta piuttosto inaspettata che ha contribuito a logorare il morale delle truppe: la sconfitta è avvenuta a inizio marzo a Voznesensk, una piccola città a nordovest di Mykolaiv. Da lì le forze russe avrebbero potuto riorganizzarsi per circondare Mykolaiv in maniera ancora più efficace, e magari cercare di raggiungere Odessa. Le cose però non sono andate come si aspettavano: 30 dei loro 43 veicoli militari sono stati distrutti, un elicottero è stato abbattuto e le truppe sono state costrette alla ritirata.

Kiev e Kharkiv, nord e nordest
Il fronte settentrionale era ritenuto particolarmente importante all’inizio dell’invasione, perché il piano di Putin era conquistare rapidamente la capitale e sostituire il presidente ucraino Zelensky con un “governo fantoccio” filorusso: era quindi quello di una “guerra lampo”. Fallito il piano iniziale, con il passare delle settimane il fronte nord è stato quello in cui si sono manifestati di più i problemi logistici dell’esercito russo.

Da nord, i mezzi militari russi si sono mossi verso sud, rispettivamente verso Chernihiv, verso Ivankiv – che si trova a circa 70 chilometri da Kiev – e verso Kharkiv, più a est. Hanno attraversato boschi e campagne su cui non avevano il pieno controllo, e lì si è organizzata la resistenza ucraina che ha sabotato e danneggiato i convogli di passaggio. Nel frattempo sono state scavate trincee intorno a Kiev e sono stati fatti saltare due ponti alla periferia della capitale per impedire un eventuale assalto alla città.

Nonostante le difese ucraine a nord abbiano resistito, l’esercito russo è riuscito a circondare diverse città, bombardando soprattutto quelle dove è riuscito ad avvicinarsi di più, ossia Kharkiv e Chernihiv. Mercoledì il sindaco di Chernihiv, Vladyslav Atroshenko, ha detto che i morti sono così tanti che «nel cimitero della città non ci entrano più, li stiamo tenendo negli obitori e nelle celle frigorifere».

Kharkiv, 20 marzo 2022 (AP Photo/Andrew Marienko)

A Kiev la situazione è diversa. Il bombardamento più violento è stato compiuto lunedì, ha completamente distrutto un centro commerciale e ucciso otto persone. Più o meno quotidianamente gli attacchi sono poi proseguiti, anche se meno intensi rispetto a quello del centro commerciale, e nel frattempo sono arrivate notizie di un contrattacco ucraino che sembra sia riuscito a respingere le forze russe a ovest (è comunque un’informazione che va presa con cautela).

Martedì l’esercito ucraino ha annunciato di aver ripreso il controllo di Makariv, una città a ovest di Kiev, in una vittoria definita cruciale. La notizia è stata in parte confermata dai servizi di intelligence americani e britannici, secondo cui a ovest le forze russe sarebbero effettivamente arretrate, mentre a est sarebbero ferme.

Il territorio di Makariv però sembra ancora conteso dalle due parti. Lo hanno raccontato dei giornalisti del Washington Post, che mercoledì sono andati a un checkpoint all’ingresso della città controllato da militari ucraini, che però hanno detto agli stessi giornalisti di andare via: di lì a poco, hanno aggiunto, sarebbero arrivati colpi di artiglieria da parte dell’esercito russo. Dopo poco in effetti hanno sentito il rumore dei bombardamenti.

Anche il capo della polizia regionale di Kiev, Andriy Nebytov, aveva avvertito martedì che i russi stavano ancora attaccando Makariv. In un video realizzato in città, Nebytov dice che gli attacchi arrivano da nord, da una distanza di circa tre chilometri. Dice anche che a Makariv «non c’è quasi nessuno, non ci sono residenti da portare via».

– Leggi anche: Perché la guerra non sta andando come voleva la Russia

Quindi?
La situazione militare oggi in Ucraina ci dice che le forze ucraine sono riuscite per ora a fermare l’avanzata russa. I russi stanno incontrando grandi difficoltà nel nord del paese, dove sembra abbiano perso terreno attorno a Kiev; non sono ancora riusciti a conquistare Mariupol, nonostante i feroci bombardamenti sulla città; e per ora non hanno raggiunto Odessa, probabilmente anche a causa della mancata conquista di Mykolaiv.

È difficile dire cosa succederà nelle prossime settimane. Diversi analisti militari sostengono che la Russia stia imparando dai suoi errori e che stia riorganizzando le forze sul campo, in modo da rilanciare l’offensiva in maniera più efficace. Non è un’opzione da escludere, anche se le difficoltà incontrate dai russi finora sono state diverse, alcune complicate da superare, e la resistenza ucraina è stata assai più tenace e solida di quanto qualsiasi analista si aspettasse nei primi giorni di guerra. L’andamento del conflitto dipenderà anche dal tipo di aiuti militari che la NATO deciderà di inviare all’Ucraina, oltre che da eventuali accordi politici tra le parti coinvolte, che però al momento sembrano molto lontani.