Come funzionano i sequestri di beni agli oligarchi
In Italia hanno riguardato ville, società e yacht, ma tecnicamente sono“congelamenti” che comportano una serie di spese per lo Stato
La lista dei beni in Italia sottratti alla disponibilità degli oligarchi russi inseriti nella cosiddetta black list dell’Unione Europea in seguito all’invasione in Ucraina è in continuo aggiornamento, e secondo quanto riferito dal presidente del Consiglio Mario Draghi durante la sua replica al discorso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Parlamento ammontano in totale a 800 milioni di euro. Si tratta di beni mobili e immobili, come hanno spiegato al Post ufficiali della Guardia di finanza impegnati nell’operazione, per cui non si può parlare né di sequestro né di confisca, bensì di “congelamento”. Il sequestro è infatti una misura cautelare, solitamente temporanea, che viene attuata nelle fasi di indagine su un reato per evitare che, per esempio, un indagato utilizzi i suoi beni per inquinare le prove. La confisca è invece una pena definitiva che può essere comminata con una sentenza di condanna.
Per ciò che riguarda i beni degli oligarchi russi non esiste invece nessuna azione penale, né notizia di reato, e non ci sono nemmeno indagini preliminari. Non c’entrano insomma pubblici ministeri o denunce. Per questo si parla di congelamento: è uno strumento di tipo economico. I beni congelati non possono essere né messi all’asta né assegnati a comunità e associazioni come accade per i beni sequestrati alla mafia. Restano di proprietà degli oligarchi russi, e nessuno può utilizzarli: se per esempio un istituto finanziario mette in atto qualche operazione con il denaro presente su un conto congelato, commette reato.
Il congelamento dei beni può essere attuato grazie a norme sia dell’Unione Europea sia italiane. Il 23 febbraio l’Unione Europea aveva deciso e adottato misure restrittive relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità o l’indipendenza dell’Ucraina, tra cui c’era il congelamento di fondi e risorse economiche di una serie di oligarchi. Il 25 febbraio, la lista dei soggetti interessati dai congelamenti era stata ampliata.
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A occuparsi di mettere in pratica le direttive europee in Italia è il Csf, Comitato di sicurezza finanziaria del ministero dell’Economia e delle Finanze, presieduto dal direttore generale del Tesoro e composto da 15 membri che arrivano da vari ministeri, istituti pubblici finanziari e forze dell’ordine. Fu istituito nel 2001 «nell’ambito dell’azione per il contrasto del terrorismo internazionale» e nel 2007, con il decreto numero 109, le sue competenze furono estese anche al «contrasto al riciclaggio dei proventi di attività criminose ed all’attività dei paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale». Tutti i soggetti verso i quali è stato effettuato il congelamento dei beni, spiegano ancora dalla Guardia di finanza, sono riconducibili a quest’ultima casistica o perché molto vicini al presidente russo Vladimir Putin o perché con ruoli di leadership in organi istituzionali russi, o ancora perché membri del parlamento o di comitati governativi.
La decisione del congelamento spetta al ministro dell’Economia, su proposta del comitato, mentre l’attuazione è di competenza del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza; la gestione dei beni congelati spetta all’Agenzia del demanio che, secondo il decreto legislativo 109 del 2007, può nominare un custode o un amministratore che si occupi del bene congelato. Il congelamento dura sei mesi, «rinnovabili nelle stesse forme fino a quando ne permangano le condizioni». Le risorse economiche congelate «non possono costituire oggetto di alcun atto di trasferimento, disposizione o, al fine di ottenere in qualsiasi modo fondi, beni o servizi, utilizzo».
Nel decreto si legge che spetta all’Agenzia del demanio la «custodia, l’amministrazione e la gestione delle risorse economiche oggetto di congelamento», e quindi anche la gestione delle spese per il mantenimento e la conservazione dei beni. In pratica, per esempio, il costo di noleggio della banchina a cui è ormeggiato uno yacht lo paga l’Agenzia del demanio, che può utilizzare utili eventualmente prodotti dal bene per pagare le spese. Se il bene congelato non ne produce, può attingere a un fondo nel bilancio dello Stato. Nel momento in cui il bene viene restituito, il proprietario deve risarcire lo Stato italiano delle spese sostenute. L’Agenzia del demanio ha infatti «diritto di recupero nei confronti del titolare del bene in caso di cessazione della misura di congelamento». Ogni tre mesi, l’Agenzia del demanio deve inviare al Csf una relazione sullo stato del bene congelato.
Finora in Italia, secondo una lista prodotta dalla Guardia di finanza e aggiornata al 18 marzo, sono state sequestrate ville, yacht, complessi immobiliari e anche beni mobili.
Villa Lazzareschi a Capannori, in provincia di Lucca, è stata congelata a Oleg Savchenko, membro del parlamento russo che ha votato la mozione in cui l’assemblea della Federazione russa si rivolgeva a Putin «per la necessità di riconoscere la Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Luhansk». Secondo la Guardia di finanza la villa vale circa tre milioni di euro.
A Vladimir Rudolfovich Soloviev sono invece ricondotte due ville congelate nella provincia di Como, del valore complessivo di circa otto milioni di euro. Soloviev è un presentatore televisivo russo considerato amico personale di Putin.
Si trova nel golfo di Arzachena, nella località Golfo del Pevero, in provincia di Sassari, un complesso immobiliare del valore di circa 17 milioni di euro ora congelato. È di proprietà di Alisher Usmanov, fondatore della Metalloinvest, tra i primi investitori di Facebook, ex co-proprietario della squadra di calcio inglese dell’Arsenal. Sono di Usmanov anche sei società finanziarie con beni mobili (auto) e immobili per un valore stimato di 66 milioni di euro, ora congelate.
È stato congelato anche un altro complesso immobiliare a Punta Sardegna, sempre in provincia di Sassari, secondo la Guardia di finanza riconducibile per un terzo – circa quattro milioni di euro – a Petr Olegovich Aven, banchiere a capo della Alfa-Bank, importante banca commerciale russa da cui si è dimesso subito dopo la decisione delle sanzioni da parte dell’Unione Europea.
È invece di Alexei Mordashov un complesso immobiliare ora congelato a Olbia, in località Portisco, del valore di circa 105 milioni di euro. Mordashov è, secondo Forbes, l’uomo più ricco di Russia, con un patrimonio stimato di 29,1 miliardi di dollari. È azionista di maggioranza del gruppo dell’acciaio Severstal. È di Mordashov anche lo yacht Lady M, che vale 65 milioni di euro, congelato nel porto di Imperia. Poco distante, a Sanremo, c’è un altro yacht congelato, il Lena, che vale 50 milioni di euro ed è di proprietà di Gennady Nikolayevich Timchenko, fondatore e proprietario del gruppo di investimento privato Volga Group.
Il Sy A è invece uno yacht disegnato da Philippe Stark e dal valore significativamente maggiore, stimato addirittura in 530 milioni di euro: è il più grande al mondo a vela. È in rimessaggio nel porto di Trieste ed è di proprietà di Andrey Igorevich Melnichenko, principale azionista e membro dei consigli di amministrazione del produttore di fertilizzanti EuroChem e della società energetica Suek.
Sono ancora in corso gli accertamenti sul panfilo Scheherazade, di 140 metri e varato nel 2015, che si trova nel porto di Marina di Carrara e che secondo il New York Times potrebbe essere dello stesso Putin. Lo Scheherazade batte bandiera delle isole Cayman ed è stato a Sochi, sul Mar Nero, nelle estati del 2020 e del 2021: proprio dove Putin, durante la pandemia, ha trascorso lunghi periodi. Secondo la società The italian sea group, che sullo yacht sta effettuando lavori di manutenzione, il panfilo non è però del presidente russo.
Per tutte le proprietà congelate è possibile il ricorso al tribunale amministrativo del Lazio, che è designato come competente territorialmente per le impugnazioni di provvedimenti previsti dal decreto. In caso il nome del proprietario dell’immobile o dello yacht congelato venga cancellato dalla black list, la Guardia di finanza avverte il proprietario di riprenderne possesso. Deve farlo entro 18 mesi: trascorso quel tempo, l’Agenzia del demanio può mettere in vendita il bene.