Una canzone di Ennio Morricone
E un film imbattibile anche se ha più di mezzo secolo
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Il concerto dei Divine Comedy a Milano giovedì, nel piccolo e ospitale teatro della Triennale, è stato una pacchia: pacchia limitata solo dall’incongruo stare seduti nelle proprie poltroncine fino a che Neil Hannon non ha esplicitamente detto “potete pure alzarvi”, e tutti non vedevano l’ora. La setlist era eccellente perché una band che è in tour per promuovere un “best of” invece che un disco di cose nuove è un brodo di giuggiole per il pubblico dei fan, nessun rischio di dover sopportare cose nuove e poco familiari e che salti uno dei classici. Nient’altro da dirvi, se non che la band è entrata sul palco al suono di uno dei gran pezzi di Burt Bacharach per Butch Cassidy (degli altri parlammo due anni e mezzo fa qui ).
Il 29 marzo ci sarà a Birmingham un concerto benefico per l’Ucraina con Camila Cabello, Ed Sheeran, gli Chic e Nile Rodgers, gli Snow Patrol e altri. Chissà se ce ne saranno altri, se quei tempi lì siano passati, quanto ce ne sarà bisogno.
Uniqlo venderà delle nuove t-shirt con le copertine di Blue Note, ovvero la serie di copertine di dischi più famosa di sempre (e questa una delle più).
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Ennio Morricone
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Giù la testa uscì nel 1971, è un film che ha più di mezzo secolo: io lo vidi da bambino e forse fu il primo film di Sergio Leone che vidi, probabilmente al cinema America a Roma (o a un altro dei cinema trasteverini coi nomi indimenticabili in cui passai gran parte delle mie infanzie romane, scegliendo nella programmazione pubblicata su Paese Sera: il Reale? l’Esperia? l’Induno?). E quindi per tutta la vita ogni volta che venivano citati altri film di Leone come modelli massimi dei suoi western, e non Giù la testa , io mi stupivo: a me sembrava che fosse imbattibile, e ancora mi sembra, e chissà se è per quell’effetto di oche di Lorenz o se ho ragione io e le cose che ci sono in Giù la testa non ci sono in nessun altro film: la rivoluzione, l’amicizia, il tradimento, la debolezza e vulnerabilità di tutti quanti. Qui c’è il monologo pre-populista, stupendo.
E poi tutto era retto come al solito da Morricone e dalle sue musiche, e c’era la canzone , “sciòn sciòn”, che qui davvero non so come abbiate potuto ritenere che ci fosse partita con qualunque altra. Ma per non farla troppo facile, quella a cui ho pensato di dedicare la newsletter di stasera è un’altra, sempre di fischietti e di polvere che si dirada, ma di ancora maggiori dolcezze. Roba che ci si commuove, ma forse solo per quella cosa che ero bambino, sciòn sciòn , eccetera, portate pazienza.
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